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Il nimby e l’ambiente. In Romagna il dibattito sulle infrastrutture per il metano

where Forlì when Lun, 25/03/2024 who roberto

L’Emilia-Romagna rafforza il ruolo di polo di stoccaggio e smistamento di gas. Le ragioni e le opportunità delle nuove opere e le contestazioni dei comitati del no

Diversi comitati nimby e alcune puzzadigas.jpgassociazioni ambientaliste, fra le quali la Legambiente, sono scesi in piazza a Forlì contro le nuove infrastrutture energetiche che sorgeranno in Romagna. Con la campagna “C’è puzza di gas”, giunta alla sua quarta tappa italiana, la Legambiente ha dato luogo a un presidio il cui obiettivo è “accendere riflettori sulla pericolosità della dipendenza da fonti fossili come quella da metano”.
 
Il peso fossile dell’Emilia-Romagna
Nel mirino dei comitati del no sono in particolare la dorsale Adriatica, il gasdotto che la Snam sta realizzando dalla Puglia fino in Emilia (passando dall’Abruzzo dove l’opera viene pesantemente contestata dai comitati nimby), e il rigassificatore di Ravenna. L’Emilia Romagna e il mare Adriatico su cui si affaccia è tra le regioni da sempre più ricche di giacimenti di metano e di petrolio, con circa 800 milioni di metri cubi di gas tra terra e mare nel 2023: in totale, dice un censimento della Legambiente, fra terraferma e mare ci sono ci sono 774 pozzi tra stoccaggio e produzione di idrocarburi distribuiti su 55 concessioni di estrazione, 11 permessi di ricerca, e 5 concessioni di stoccaggio. Il petrolio e il gas prodotti vengono raccolti in 25 impianti di trattamento. Dal 2020, tra progetti approvati e presentati, è stata fatta istanza su quattro nuovi pozzi, nuove perforazioni o per l’installazione di nuove piattaforme; progetti che si aggiungono a 4 istanze di concessione di estrazione e 9 istanze per permessi di ricerca tra terra e mare.
 
Stoccaggi e gasdotti
Il Governo (già Draghi ma anche in tempi più recenti Meloni con il Piano Mattei) ha ricordato spesso che la necessità di prevedere un rigassificatore galleggiante a Ravenna - come quello già in funzione a Piombino, che si aggiungerà a quelli progettati tra Calabria e Sicilia – nasce dalla necessità di diversificare gli arrivi di gas via tubo, tagliando le forniture provenienti dalla Russia, così come previsto dall’Unione europea, e di aumentare la capacità di import di Gnl via nave. Si inserisce in questa ottica l’ampliamento di uno degli impianti di stoccaggio, tra i più grandi d’Italia, come quello di Minerbio nel bolognese e che si occupa di raccogliere dalle diverse provenienze il metano e di ridistribuirlo all’interno della rete nazionale. La decisione di rafforzare questa centrale di stoccaggio e compressione si collega con la dorsale adriatica Massafra-Minerbio, un gasdotto con cui la Snam intende collegare la Puglia e l’Emilia-Romagna per spostare il gas verso nord e che vede nell’impianto di Minerbio il punto di approdo. Il tratto di gasdotto da Sulmona a Minerbio in particolare svolge un ruolo centrale nella strategia del Governo di trasformare l’Italia in un hub del gas per le importazioni europee.
 
A favore del metanodotto
Chi è favore di quest’opera sostiene che il raddoppio della linea adriatica è fondamentale per potenziare i flussi: si tratta del più grande progetto italiano di trasporto gas degli ultimi 10 anni, sia per quanto riguarda l’entità dell’investimento, sia per la capacità aggiuntiva che fornirà alla rete nazionale.
I lavori inizieranno in questi mesi e, grazie a investimenti per circa 2,5 miliardi (uno dei quali in Abruzzo),  la conduttura “potrà aumentare di 10 miliardi di metri cubi all’anno la capacità di trasporto, aiutando così il Paese a spingere verso il Nord Italia e poi verso l’Europa il gas in arrivo da Sud e sbottigliando condotte attualmente utilizzate al massimo delle loro possibilità”, ricorda la Snam.
I lavori della dorsale adriatica, il cui iter autorizzativo fu avviato un ventennio fa, sono stati fermati circa 10 anni fa nel tratto abruzzese per le opposizioni territoriali. Ora con il riconoscimento da Bruxelles come pci (project of common interest) e come parte integrante della bozza del REPowerEU, la linea adriatica può ripartire per trasportare gas, ma anche liberare spazio per veicolare l’idrogeno verde in arrivo dal Nord Africa. 
 
La questione rinnovabili
“La nostra Regione dovrebbe puntare maggiormente sulle rinnovabili, ad esempio spingendo per la realizzazione dei due parchi eolici offshore previsti lungo la costa con lo stesso impegno che ha posto per la realizzazione del rigassificatore – commenta Francesco Occhipinti, responsabile della Legambiente Emilia Romagna. – Assistiamo invece alla passività delle amministrazioni locali che hanno autorizzato la realizzazione del gasdotto linea adriatica senza informare adeguatamente la popolazione dei territori coinvolti e senza porsi il problema della sicurezza e danno ambientale. Insieme ad altre associazioni e comitati diciamo no a quest’opera inutile e dannosa e chiediamo alle amministrazioni tutte di adoperarsi perché le perdite lungo la rete siano ridotte al minimo”.
 
I no del passato
Di parere opposto il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, il quale ha detto più volte “sono i no del passato che ci hanno messo nella situazione attuale. Il rigassificatore è transizione, ma il futuro sono le energie rinnovabili. Abbiamo già presentato il progetto e credo riusciremo a realizzarlo, perché sono fiducioso che il Governo darà il via libera: sempre nelle acque ravennati, a 20 chilometri dalla costa, c'è un piano per il più grande parco eolico e fotovoltaico flottante in mare d'Italia, uno dei più grandi in Europa". Massimo Derchi della Snam ricorda che dalla linea Adriatica al SoutH2 Corridor (l’imponente progetto per avere una linea meridionale di gas e idrogeno nell’Unione europea che unirà il Nord Africa al continente partendo dal Maghreb, passando per l’Italia e arrivando ad Austria e Germania) i due progetti guardano al gas, ma anche all’idrogeno. L’obiettivo è moltiplicare le autostrade dell’energia che dalla Sicilia e dalla Puglia attraversano tutta la Penisola verso l’Europa e “la quasi totalità dei nostri metanodotti è in grado di trasportare fino al 100% di idrogeno”.

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