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Il Nimby contro la linea Adriatica. Ecco che cosa abbiamo capito sul trasporto nei tubi gas

where Milano when Lun, 15/04/2024 who roberto

La strategia è utilizzare le reti con percentuali di idrogeno inizialmente modeste e successivamente in crescita. I limiti della molecola molto piccola e dell’incidenza sui materiali

Facciamo un po’ di fact-checking h2gas.jpgsu un’affermazione dei comitati nimby. I gasdotti italiani oggi vengono progettati in modo da poter trasportare non solamente metano ma anche idrogeno. Che cosa dicono i comitati nimby? “La Snam continua ad ingannare l’opinione pubblica facendo credere che i suoi metanodotti possono trasportare idrogeno. In realtà si tratta di una smaccata operazione di greenwashing perché le tubature per il metano non sono idonee per il trasporto di idrogeno, essendo quest’ultimo un gas più espanso e soprattutto corrosivo”, sostengono i comitati abruzzesi che non vogliono la posa della Linea Adriatica che dalla Puglia arriva in Emilia, rimarcando che “è possibile solo una miscelazione parziale che può arrivare al massimo al 10 per cento di idrogeno e al 90 per cento di metano, come dimostra lo stesso comunicato Snam relativo all’acquisto delle turbine per la centrale di compressione prevista a Case Pente”. Nei giorni in cui sono partiti i lavori della Linea Adriatica e-gazette ha cercato di capire come stanno le cose sulla possibilità di trasportare idrogeno nelle condotte gas.
 
Un progetto
La Linea Adriatica potrà anche essere pronta ma non lo sono le condotte che saranno collegate, sostengono i detrattori. Ma è veramente così? La soluzione idrogeno non è qualcosa di già pronto e fattibile e molte sono le criticità tecniche ed economiche della sua produzione (soprattutto quello verde, che sarà ancora molto limitato nei prossimi anni), distribuzione e utilizzo. Va ricordato che la quota di idrogeno da miscelare con il gas nelle attuali condotte, progettate appunto per il metano, non potrebbe superare il 10% del totale non tanto per motivi tecnici ma soprattutto perché non ci sarà disponibilità di idrogeno sufficiente. Inoltre l’idrogeno è una molecola molto piccola che va a modificare la struttura dei metalli. Occorre dire però che il progetto è ancora nella fase iniziale se si pensa che solo a fine 2022 è stato effettuato un test lungo la rete nella centrale di spinta che Snam gestisce a Istrana, in provincia di Treviso. E l’esito è positivo e ora bisogna verificare la compatibilità su distanze più lunghe lungo la rete.
 
Una strategia in divenire
Stando al rapporto della Aie-Iea “The Future of Hydrogen”, un 3% di idrogeno aggiunto al gas naturale andrebbe a ridurre di circa il 2% l’energia trasportata. Per Stefano Mauro del Politecnico di Torino l’ipotesi di utilizzare le reti di trasporto del gas naturale per il trasporto dell’idrogeno pare comunque vincente. Per questa ragione tutti i principali operatori del settore stanno lavorando per definire quali siano le condizioni in cui sia effettivamente possibile immettere idrogeno nelle tubazioni esistenti, considerando l’impatto sull’intera rete, che è composta anche da impianti di compressione, di riduzione della pressione, di misurazione, di odorizzazione. La strategia condivisa è utilizzare le reti, almeno in una prima fase transitoria, per trasportare l’idrogeno miscelato al gas naturale, con percentuali di idrogeno inizialmente modeste e successivamente in crescita. Occorre infatti porre particolare attenzione a quanto può accadere quando l’idrogeno interagisce con l’acciaio: è noto infatti che l’idrogeno può avere alcuni effetti sul materiale, potendo in alcuni casi alterarne le prestazioni, in particolare la duttilità e la tenacia. L’amministratore delegato del gruppo certificatore Rina, Ugo Salerno, ricorda che esiste uno standard internazionale riconosciuto (ASME B31.12), che definisce i criteri per la compatibilità di tubazioni in acciaio nuove ed esistenti per il trasporto di idrogeno. Vanno quindi analizzate caso per caso le performance delle infrastrutture esistenti, ma anche la produzione di materiali e componenti adeguati per le nuove realizzazioni. “I nuovi vettori di energia come l’idrogeno saranno fondamentali per la decarbonizzazione”, ha affermato Salerno. “Stiamo lavorando, infatti, con Snam per certificare la compatibilità della sua rete (oltre 33mila km) al trasporto dell’idrogeno via tubo. Le attività congiunte includono anche prove in laboratorio, che hanno dato finora esito positivo, e si proseguirà con ulteriori test complessi a pressioni elevate”. Ma c’è chi dice di no. Secondo Nicola Armaroli dirigente di ricerca del Cnr, “è da scartare la proposta di miscelare idrogeno al metano nelle condotte”. Armaroli aggiunge che oltre agli ostacoli tecnici, questo vettore non va usato dove ci sono già soluzioni pulite alternative. Numeri che potrebbero essere interessanti in prospettiva per la decarbonizzazione ma che non basteranno di certo a convincere i comitati locali ad avallare i cantieri nei loro paesi.

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