torna alla home
Visitaci anche su:

Notiziario ambiente energia on-line dal 1999

Studio Ambrosetti per A2A. Servono 270 miliardi per decarbonizzare le città italiane

where Cernobbio (Co) when Lun, 09/09/2024 who roberto

In occasione della 50esima edizione del Forum di The European House Ambrosetti, Roberto Tasca presidente di A2A e Renato Mazzoncini amministratore delegato, insieme a Lorenzo Tavazzi, hanno presentato i risultati della ricerca “Sostenibilità urbana. Decarbonizzazione, elettrificazione e innovazione: opportunità e soluzioni per città future-fit”

Un pacchetto d’investimenti da a2acernobbiocomm.jpeg270 miliardi di euro per rendere possibile il processo di decarbonizzazione e il miglioramento dell’efficienza e della qualità della vita nelle città italiane entro il 2050, attivando una serie di leve tecnologiche e di servizio già disponibili e riducendo le emissioni delle città di oltre il 50%. È quanto emerge dal Position Paper “Sostenibilità urbana. Decarbonizzazione, elettrificazione e innovazione: opportunità e soluzioni per città future-fit” realizzato da The European House Ambrosetti (Teha) in collaborazione con A2A e il contributo scientifico di ASviS, nell’ambito della 50° edizione del Forum di Cernobbio.

 
I punti dello studio

È uno studio completo e dettagliato sul ruolo di catalizzatore economico e sociale delle città italiane e sulla loro rilevanza nel promuovere il processo di decarbonizzazione dell’intero sistema-Paese. I centri urbani si caratterizzano per un’efficienza intrinseca che porta con sé anche un’efficienza complessiva: i 112 comuni capoluogo oggetto dell’analisi consumano il 29% del totale energetico nazionale, di fronte a circa il 60% del pil generato.  Il rapporto ha identificato una serie di leve tecnologiche e di servizio che possono accrescere l’efficienza delle città, migliorando al tempo stesso la sostenibilità urbana e la qualità della vita dei cittadini. Sono stati inoltre approfonditi i casi di 7 città italiane in cui si stanno implementando progettualità dirette a coniugare e accrescere il benessere dei cittadini e la sostenibilità nei territori (Milano, Brescia, Messina, Bergamo, Varese, Cremona e Cosenza).
La sfida per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 si gioca e si vince nelle città. Grazie alla loro densità e alla loro efficienza intrinseca, nei centri urbani si generano economie di scala che li rendono ecosistemi ottimali alla lotta contro il riscaldamento climatico: qui avviene il maggior consumo di energia e risorse, ma qui si concentra maggiormente anche l'opportunità di intervenire in modo efficace.
Le emissioni di CO2 nei capoluoghi italiani possono essere più che dimezzate attivando su vasta scala alcune leve già disponibili, come la mobilità elettrica, le pompe di calore, il fotovoltaico su tetto, il teleriscaldamento, il relamping, l’uso circolare dei rifiuti e il verde urbano. Un pacchetto di investimenti da 10 miliardi l’anno (270 miliardi al 2050) per ridurre l’uso di combustibili fossili.
Nel 2007, per la prima volta, la popolazione mondiale che vive in aree urbane ha superato quella che vive in aree rurali. Dal 1950, la quota di popolazione urbana è raddoppiata passando da 29,6% a 58,3% del totale con previsione di arrivare fino al 70% al 2050. In Italia i residenti nelle aree urbane sono già il 72,6% e si stima che questa percentuale possa salire fino all’81,1% nel 2050, con un conseguente aumento delle emissioni specifiche di CO2 del 18%.
I trend di urbanizzazione si legano al ruolo di “catalizzatore” economico e sociale delle città. In Italia, nei soli 112 comuni capoluogo oggetto di analisi dello Studio – che coprono il 7% della superficie nazionale e rappresentano il 29% dei consumi energetici italiani – si concentra il 60% del pil generato nel Paese.
Le città si caratterizzano per un’efficienza intrinseca; richiedono minor consumo termico (-21% per unità di superficie), generano economie di densità per le reti idriche, elettriche e gas (le utenze allacciate alla rete elettrica e del gas per km sono circa 5 e 3 volte superiori a quelle del resto del Paese) e favoriscono un minor ricorso ai mezzi individuali per gli spostamenti (+54% di TPL e di modalità sostenibili in città vs. resto d’Italia).
La sfida epocale della decarbonizzazione può essere vinta solo con l’impegno congiunto di enti pubblici, operatori privati e cittadini, per vivere in città sempre più sostenibili.
 
I commenti
“Le città hanno assunto un ruolo centrale nello sviluppo sociale ed economico, diventando catalizzatori di innovazione e sostenibilità. I dati indicano che, entro il 2050, il processo di urbanizzazione in atto potrebbe portare il 70% della popolazione mondiale a vivere in aree urbane; una percentuale che sale oltre l’80% in Italia e che avrà un conseguente impatto sulle emissioni, in aumento del 18%, e sul consumo energetico. La densità rende però al tempo stesso le città particolarmente efficienti: a livello nazionale, consumano il 29% dell’energia ma producono il 60% del Pil” ha commentato Roberto Tasca, presidente di A2A. “I sindaci europei indicano come priorità la necessità di coniugare sviluppo e sostenibilità; per farlo è essenziale implementare strategie di decarbonizzazione e investire in nuove tecnologie. Con un tale approccio non solo si potrà contribuire a migliorare la qualità della vita dei cittadini, ma anche stimolare una crescita economica sostenibile rendendo i centri urbani attrattivi e capaci di innalzare la qualità della vita di chi ci vive”.
“Grazie alle leve tecnologiche già disponibili, è possibile ridurre le emissioni delle città di oltre il 50%: in valori assoluti, si tratta di 32 milioni di tonnellate di CO2, pari all’anidride carbonica assorbita da 210 milioni di alberi. Un contributo sostanziale al percorso verso la neutralità climatica e per il benessere delle persone” ha dichiarato Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A. “Ne beneficerebbe anche l’attuale mix di consumi, con un aumento del peso di rinnovabili, elettricità e calore derivato di 20 punti percentuali sul totale, riducendo l’uso di combustibili fossili. Le azioni individuate richiedono investimenti annuali per circa 10 miliardi di euro per un totale di 270 miliardi fino al 2050; risorse attivabili anche grazie alla presenza e alla capacità economico-finanziaria di operatori industriali, tra cui A2A, che possono ricoprire un ruolo di abilitatore e partner contribuendo così ad accelerare il percorso verso la sostenibilità”.
“Il 21° secolo è il secolo delle città. Con l’accelerazione dell’urbanizzazione che riguarda tutte le aree del mondo, le città sono sempre più i luoghi in cui l’economia e la società di un Paese crescono e si sviluppano” - ha commentato Lorenzo Tavazzi, senior partner e board member di Teha. “È necessario fare sì che le città continuino a svolgere il loro ruolo di acceleratori dello sviluppo e coniugare a questo la sostenibilità richiesta dai target europei e la qualità della vita. La quota di cittadini italiani che si dichiara soddisfatta della vita nella città è inferiore di 8,1 punti percentuali alla media europea. Nello Studio presentato abbiamo identificato 7 leve d’azione immediatamente attuabili per la decarbonizzazione, l’elettrificazione e l’innovazione urbana (impianti fotovoltaici, installazione di pompe di calore elettriche, teleriscaldamento, water e waste management, elettrificazione del trasporto pubblico locale, illuminazione a LED e verde urbano), con importanti benefici in termini di CO2 ed efficientamento del mix energetico dei consumi”.
“Uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, da conseguire entro la fine di questa decade, è costruire città sostenibili e resilienti – ha commentato Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) – il che richiede una piena coerenza delle politiche pubbliche economiche, sociali e ambientali. Per raggiungere questo obiettivo è indispensabile un approccio integrato sia tra le diverse parti dell’amministrazione locale, sia tra i diversi livelli di governo. In questa prospettiva, è indispensabile rendere operativo il Comitato interministeriale per le politiche urbane (CIPU)”, ricostituito dal Governo Draghi, ma mai convocato, con l’obiettivo di coordinare le azioni che impattano sullo stato delle città, specialmente di quelle metropolitane. Lo studio presentato dimostra le opportunità che un investimento ben coordinato sulla trasformazione delle città italiane produrrebbe un effetto importante sul benessere attuale e futuro di milioni di cittadini.
 
Lo scenario di riferimento
Nel 2007, per la prima volta nella storia, la popolazione mondiale residente nelle aree urbane ha superato quella nelle aree rurali (50,1% contro 49,9%). Dal 2007 al 2024, i residenti in aree urbane sono saliti raggiungendo il 58,3% e la previsione è che tale quota possa arrivare a circa il 70% entro il 2050. Da questi dati risulta evidente che il futuro della popolazione mondiale sia “urbano”, e dunque il panorama globale sarà caratterizzato da una trasformazione sostanziale non solo della distribuzione spaziale, ma anche della struttura demografica e occupazionale delle persone.
L’Italia presenta la minore percentuale di residenti nelle aree urbane tra i Big-5 Paesi europei (oltre a Italia, si considerano Inghilterra, Francia, Spagna e Germania), pari al 72,6%, contro il 78 della Germania, l’82,1% della Spagna, l’82,3% della Francia e l’85,1% del Regno Unito.
I trend di urbanizzazione si legano al ruolo “catalizzatore” economico e sociale delle città stesse. In Italia, nei 112 comuni capoluogo oggetto dello Studio – che coprono il 7% della superficie nazionale – si genera il 60% del pil del Paese. Inoltre, le aree urbane si caratterizzano già per un’efficienza intrinseca, che lo Studio ha valutato su 3 livelli: termica degli edifici, di servizi a rete e di mobilità. Queste richiedono minor consumo termico (-21% per unità di superficie), generano economie di densità per le reti idriche, elettriche e gas (le utenze allacciate alla rete elettrica e del gas per km sono circa 5 e 3 volte superiori a quelle nel resto del Paese) e sostengono un minor utilizzo dei mezzi individuali per gli spostamenti (+54% di TPL e di modalità sostenibili in città rispetto al resto d’Italia).
Nonostante l’efficienza che caratterizza questi luoghi, la concentrazione di attività nelle aree urbane rende necessario nei prossimi anni combinare tale efficienza con una crescente sostenibilità e qualità della vita: nel 2050, con l’attuale trend di urbanizzazione, le emissioni delle città italiane potrebbero crescere del 18%. Non stupisce, dunque, che 6 priorità su 10 riportate dai sindaci europei siano riconducibili ad attività e progetti che coniughino benessere dei cittadini e sviluppo sostenibile.
Per valorizzare questa necessità, la Commissione europea ha lanciato una iniziativa che vede 100 città europee (il 12% della popolazione europea) impegnate in un percorso di decarbonizzazione e miglioramento della qualità della vita. Ognuna di queste città (di cui 9 italiane: Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino) deve sviluppare il Climate City Contract (CCC), includendo un piano generale per la neutralità climatica per gli edifici, i trasporti, la gestione dei rifiuti, ecc. e i relativi piani di investimento.
Il tema della qualità della vita risulta particolarmente pressante da affrontare per i sindaci italiani. Nonostante nel sondaggio «Quality of life in European cities» (condotto nel 2023 dalla Commissione europea con il contributo dell’Istat in una selezione di città europee) il 79,5% dei cittadini italiani si dichiari soddisfatto di vivere nella città, tale valore posiziona l’Italia al terzultimo posto in Ue 27 (dove la media è dell’87,6%), precedendo solo Ungheria (78,4%) e Grecia (72,7%).
 A tal fine, nello studio sono stati identificati alcuni capoluoghi in cui si stanno portando avanti progettualità dirette a coniugare e accrescere qualità della vita e sostenibilità nei territori. Nel dettaglio, TEHA ne ha individuati 7 esemplificativi in tal senso (Milano, Brescia, Messina, Bergamo, Varese, Cremona e Cosenza), trasversali rispetto all’area geografica di appartenenza e alla classe dimensionale.
Ciascuna delle città identificate riporta un diverso ricorso e mix di leve sul territorio:
– l’installazione di impianti fotovoltaici (di grande taglia come nel caso di quelli installati sui tetti di Rho Fiera a Milano o piccola taglia come nel caso di Varese);
– il ricorso al teleriscaldamento sia per ridurre il conferimento in discarica sia per ridurre il ricorso ai combustibili fossili nella generazione di energia;
– l’adozione di modelli virtuosi di waste management, che possono anche riguardare l’elettrificazione del parco automezzi per la raccolta di rifiuti e l’installazione di pannelli fotovoltaici sui cestoni;
– l’elettrificazione della flotta TPL e l’adozione di modelli sostenibili per incentivare il ricorso al trasporto pubblico;
– l’abilitazione di un’illuminazione pubblica più sostenibile grazie alla tecnologia LED con conseguenti minori consumi e maggiore sicurezza nelle strade;
– la creazione di isole di verde urbano e la piantumazione di alberi.
 
Le tecnologie
Sono disponibili una serie di leve tecnologiche e di servizio, all’interno del paradigma della Smart City, che possono accrescere l’efficienza delle città, migliorando al tempo stesso la sostenibilità urbana e la qualità della vita.
Per stimare la diffusione delle leve tecnologiche e di servizio individuate è stato preso in considerazione come orizzonte temporale il 2050 o, dove possibile, è stato ipotizzato un pieno dispiegamento del relativo potenziale sulla base della tecnologia attuale.
Nel dettaglio, quelle identificate nello Studio riguardano l’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici residenziali, l’elettrificazione dei trasporti, l’installazione di pompe di calore elettriche, la diffusione del teleriscaldamento, l’ottimizzazione dei servizi di water e waste management, la sostituzione dei punti luce con illuminazione a LED (relamping) e lo sviluppo di verde urbano.
Per ciascuna di tali leve è stata individuata una specifica metodologia per stimarne la potenziale adozione e diffusione nelle città italiane e i relativi benefici in termini di riduzione delle emissioni di CO2 e di shi% dai combustibili fossili (petrolio e gas naturale) verso vettori e fonti energetiche come l’elettricità, le rinnovabili e il calore derivato.
L’attivazione di tali leve tecnologiche e di servizio richiede un investimento complessivo di circa 270 miliardi di euro, ovvero circa 10 miliardi di euro annui fino al 2050. Queste azioni rappresentano le soluzioni più efficienti, in termini di costo-beneficio, per la riduzione delle emissioni e potranno essere attivate anche grazie al coinvolgimento e all’impegno di tutti gli stakeholder: cittadini, operatori privati ed enti pubblici.

immagini
Position Paper “Sostenibilità urbana. Decarbonizzazione, elettrificazione e inno