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Addio al gas russo, ma da febbraio l’export del petrolio di Putin verso Italia è quadruplicato

where Bruxelles (Belgio) when Lun, 23/05/2022 who roberto

Due terzi di questo flusso arriva in Sicilia, dove giungono le petroliere che riforniscono anche l'impianto di raffinazione dell'Isab di Priolo di proprietà Lukoil: è l’unica opzione possibile, perché le banche internazionali non fanno credito alla società

L'export di petrolio russo versoputin.jpg l'Italia è quadruplicato rispetto allo scorso febbraio. E due terzi di questo flusso arriva nel porto siciliano di Augusta, dove giungono le petroliere che riforniscono anche l'impianto di raffinazione dell'Isab di Priolo, società controllata dalla russa Lukoil. È quanto scrive il Financial Times in un articolo pubblicato sulla base di informazioni della Kpler, società di raccolta dati sulle materie prime.
 
Col bando rischi di chiusura per Priolo
Questo mese, si legge nell'articolo, la Russia ha esportato circa 450mila barili di greggio al giorno verso l'Italia, oltre quattro volte di più rispetto allo scorso febbraio: il quantitativo più alto dal 2013. L'impianto Isab di Priolo e il suo indotto sono la principale fonte di occupazione nell'area e, secondo quanto afferma sul quotidiano finanziario Simone Tagliapietra, esperto del think-tank, se dovesse scattare l'embargo sul petrolio russo la raffineria resterebbe a secco e sarebbe costretta a chiudere. "In questo caso - ha osservato Tagliapietra - in considerazione dell'impatto sulla sicurezza energetica e i posti di lavoro, potrebbe essere necessario procedere a una temporanea nazionalizzazione di questi asset".
 
Gli effetti indesiderati delle sanzioni
I dati ripresi dal Financial Time richiedono una contestualizzazione: l'aumento dell'import è legato agli effetti indesiderati delle sanzioni e alle scelte di raffinerie private di proprietà russa che sono presenti in Italia. La raffineria del polo petroliero siracusano - Isab, di proprietà dell'azienda russa Lukoil - oggi lavora infatti esclusivamente petrolio russo, l'unica opzione possibile perché le banche internazionali non fanno credito alle società che fanno capo a Mosca. Fino a pochi mesi fa, invece, la società si approvvigionava su altri mercati per una quota ben superiore alla metà delle proprie esigenze. L'Italia - che sin dall'inizio del conflitto ha appoggiato le sanzioni contro la Russia e si è detta pronta a implementare le sanzioni decise in ambito europeo nonostante la fragilità della politica energetica degli ultimi anni - importa dalla Russia una quota attorno al 10% del proprio fabbisogno, con una riduzione costante negli anni. L'arrivo del greggio avviene integralmente via nave a differenza di Paesi come la Germania che importa via oleodotto una quantità cinque volte superiore.

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