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Che cosa emerge dallo studio sulla decarbonizzazione del trasporto marittimo

where Roma when Lun, 07/04/2025 who roberto

L’analisi, realizzata con il sostegno di Bain & Company, offre per la prima volta una panoramica globale su opzioni, impatti e investimenti necessari per un trasporto marittimo più sostenibile. Un accordo è stato firmato da Eni, Fincantieri e Rina.

Che cosa fare per accelerareeni-fincantieri-rina.jpg il percorso di decarbonizzazione del settore del trasporto marittimo al 2050: è questo il tema al centro di uno  studio sul comparto realizzato con il supporto tecnico di Bain & Company Italia. Per l’occasione è stato firmato un accordo siglato dai committenti Eni, Fincantieri e Rina per sviluppare un osservatorio in scala globale di soluzioni di sostenibili per il settore nel medio-lungo periodo.
 
Lo studio
Attualmente, il settore marittimo dipende prevalentemente dai combustibili tradizionali che costituiscono il 93% del consumo complessivo. L’obiettivo di azzerare le emissioni entro il 2050 sta generando un cambiamento significativo nell’industria, con una crescente adozione di diverse fonti di propulsione. Nel 2023 circa il 50% degli ordini di nuove navi è stato indirizzato verso combustibili alternativi, con una tendenza verso una maggiore sostenibilità. L’outlook presentato analizza tre scenari futuri basati su diversi livelli di ambizione di decarbonizzazione, progressi tecnologici e disponibilità di combustibili e infrastrutture. Le previsioni indicano una decarbonizzazione più rapida nell'Ue e negli Stati Uniti, mentre in Asia-Pacifico e nel resto del mondo l’uso di combustibili fossili e gnl continuerà a predominare, rappresentando circa il 70% del mix energetico entro il 2050. Nel periodo 2030-2040, Europa e Nord America vedranno un significativo passaggio dai combustibili fossili ai biocarburanti HVO - che costituiranno il primo pilastro della transizione - e al gnl, anche in forma bio. Per quanto riguarda i primi, essi sono già disponibili nei porti chiave e offrono una certa resilienza ai costi; la seconda opzione rimane economicamente competitiva per il prossimo decennio, pur dovendo affrontare le crescenti penalità previste a partire dal 2040.
 
I carburanti alternativi
Per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050, sarà necessario esplorare anche nuovi combustibili alternativi, come i carburanti sintetici prodotti da idrogeno verde, che diventeranno tuttavia competitivi rispetto ai combustibili fossili solo dal 2040. Nel lungo termine, i biocarburanti prodotti da materie prime rinnovabili e i carburanti sintetici saranno cruciali per la decarbonizzazione delle navi mercantili di medio e lungo raggio, mentre le bioenergie saranno sufficienti per le navi a corto raggio. Per quanto riguarda le crociere, oltre ai biocombustibili HVO si prevede l’utilizzo di combustibili sintetici per le navi del segmento di medio-piccola taglia (luxury e exploration), mentre per le navi di grande e media taglia (upper premium e contemporary) si prevede una maggiore dipendenza dalle bioenergie, come biocarburanti HVO, biognl e biometanolo.
La transizione richiederà, nel lungo termine, investimenti significativi nei porti per adeguare le infrastrutture necessarie al rifornimento di combustibili alternativi: solo nell'Unione Europea si stima che saranno necessari fino a 24 miliardi di euro. In termini di risorse necessarie, i biocarburanti HVO e il gnl avranno un impatto contenuto (circa 15%) grazie alla possibilità di sfruttare le infrastrutture già esistenti. I carburanti sintetici avranno invece una significativa incidenza (circa 85%), poiché le relative infrastrutture sono ancora da sviluppare.
 
Il commento
Pierluigi Serlenga, Managing Partner Italia di Bain & Company, ha detto «con questa prima edizione dell’Osservatorio, abbiamo fornito uno strumento utile per interpretare l’evoluzione del fuel mix nel breve e nel lungo termine. A partire dal 2040, entreranno progressivamente in uso nuove soluzioni - su rotte e casi d’uso specifici - che si affiancheranno a biocarburanti e LNG, il quale però dovrà derivare da fonti bio. È quindi fondamentale sviluppare una roadmap per adeguare il sistema portuale italiano, così da mantenerlo competitivo e centrale nelle future rotte marittime a basse emissioni. Stimiamo che, entro il 2050, saranno necessari circa 24 miliardi di euro di investimenti per l’intero sistema portuale europeo: una parte significativa di questa spesa rappresenta una concreta opportunità di business per la filiera italiana».

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