Il crollo dei prezzi del greggio frena il fracking
Rallentano produzione e investimenti negli Usa, patria della rivoluzione dello shale oil e shale gas, che avevano scatenato la guerra dei prezzi
La continua caduta del greggio, che ha raggiunto il minimo di 60 dollari al barile, frena la produzione e gli investimenti anche negli Usa, patria della rivoluzione dello shale oil e shale gas, il greggio e il gas di scisto che hanno scatenato la guerra dei prezzi.
Le compagnie petrolifere statunitensi, soprattutto quelle di minori dimensioni e indipendenti, hanno avviato significativi tagli della forza lavoro e dei budget. Il numero dei pozzi in attività è in calo in Stati a forte estrazione di greggio quali il Texas e il North Dakota.
Tra le società, l’Eog Resources abbandonerà i giacimenti canadesi, licenziando personale e rifocalizzandosi sugli Usa. La Matador sta considerando di congelare la produzione in Texas. Sono in difficoltà i gruppi specializzati nell’estrazionec on fracking, come Continental Resources o la Chesapeake Energy, che la settimana scorsa hanno perso in Borsa il 7% e il cui valore di mercato è quasi dimezzato dai recenti massimi.
Anche alcune major soffrono: ConocoPhillips ha ridotto del 20% i piani di investimento per il 2015 in nuovi pozzi. Molto dipende dai pozzi: in South Texas sono redditizi anche con il greggio a 30 dollari, ma in North Dakota non ci sono margini se il petrolio scende a 50 dollari.