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L’esplosione al deposito carburanti di Calenzano. Ecco le prime ipotesi

where Prato when Lun, 16/12/2024 who roberto

Dalle testimonianze sembra che si sia verificato un problema tecnico durante le operazioni di manutenzione sulla linea 5 della pensilina di carico, adiacente a quella in cui è avvenuto lo scoppio. Sotto esame anche il piano di sicurezza Eni con le fasce di rischio previste che appaiono oggi sottostimate

A una settimana dal gravissimocalenzano.jpg incidente avvenuto al deposito carburanti Eni di Calenzano (Firenze) i magistrati della Procura di Prato stanno guardando i video delle telecamere interne in grado di far luce sull’esplosione di una delle autobotti presenti presso la pensilina di carico e che ha portato alla morte di  cinque persone. È già stato effettuato anche un primo sopralluogo dei tre consulenti (esperti in incendi, esplosivi e in chimica) che dovrebbe confluire in una maxi perizia che si annuncia decisiva per l'accertamento delle responsabilità, come ha anticipato La Repubblica.
 
Le prime ricostruzioni
Secondo le prime ricostruzioni, le responsabilità dell'accaduto sembrano essere molteplici - spiega Adnkronos. A partire dal problema tecnico che si sarebbe verificato durante le operazioni di manutenzione sulla linea 5 della pensilina di carico, adiacente a quella in cui è avvenuto lo scoppio. Accertamenti sono in corso anche sulla compatibilità tra le stesse operazioni di manutenzione e quelle di carico e scarico del carburante: le due manovre non sarebbero infatti consentite in contemporanea, come denunciato in questi giorni anche dai sindacati. Da chiarire, dunque, se gli autotrasportatori avessero avuto comunicazione dei lavori in corso, e se questi siano stati fatti seguendo i protocolli stabiliti.
Riguardo la dinamica, particolari utili sono arrivati dal racconto di alcuni lavoratori: uno, in particolare, ha raccontato di aver visto una nube pochi istanti prima dello scoppio, circostanza che lascia ipotizzare che l'esplosione sia stata innescata dal mancato scarico dei vapori. Altre verifiche considerate cruciali riguardano poi il piano di emergenza esterna dell'impianto. Il documento, di cui la Repubblica ha anticipato i punti salienti, è stato acquisito dalla Procura ed è già al vaglio degli investigatori: si tratta di 39 pagine depositate in Prefettura e redatte dall’Eni, in cui si fissava la fascia di pericolo massima - definita zona rossa - entro gli 80 metri dal cosiddetto punto di rilascio dell'eventuale incidente, quella moderata (arancione) entro 130 metri e una terza, gialla, con una soglia di attenzione di 200 metri, oltre la quale non veniva ravvisato nessun rischio per le persone, le cose o l’ambiente. Numeri smentiti da quelli registrati dopo lo scoppio, con danni fino a diverse centinaia di metri di distanza. "Abbiamo verificato con una prova concreta che la valutazione del pericolo contenuta in quel documento è davvero molto sottostimata - ha commentato sul punto il sindaco di Calenzano, Giuseppe Carovani - si deve aprire una riflessione sull’opportunità dello spostamento del deposito ma che anche quel piano non è evidentemente adeguato".

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