Gasdotti. Tap: iniziato processo su realizzazione opere, 19 imputati
A giudizio i vertici di Tap, per i presunti reati ambientali commessi nella realizzazione del tratto terminale del gasdotto
Si è aperto a Lecce, dopo lo slittamento imposto dall'emergenza Covid, il processo sull'iter di alcune opere del gasdotto della Trans Adriatic pipeline (Tap) nel quale sono a giudizio la stessa società e 18 persone tra cui i vertici di Tap, per i presunti reati ambientali commessi nella realizzazione del tratto terminale del gasdotto che porterà metano dall'Albania all'Italia, approdando sulla marina di Melendugno (Lecce).
L'udienza è stata aggiornata al prossimo 20 novembre ed è stato disposto il trasferimento nell'aula bunker dove, sempre questa mattina, a distanza di qualche ora, si è aperto il processo a carico di oltre 90 attivisti del Movimento No Tap, accusati a vario titolo di violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento, violazione dei provvedimenti dell'autorità, nell'ambito delle proteste nelle aree dei cantieri, tra il 2017 e il 2018, nel tentativo di bloccare i lavori. Nei confronti degli imputati nel processo a Tap le accuse riguardano una serie di reati ambientali, tra i quali l'aver realizzato il tratto finale del gasdotto su aree sottoposte a vincolo paesaggistico senza autorizzazioni, e lo sversamento di acque reflue industriali che avrebbero contaminato con sostanze pericolose la falda acquifera.
Il giudice della seconda sezione penale Silvia Saracino ha acquisito le richiesta di costituzione di parte civile, tra cui quella del Comune di Lecce, del Comune di Melendugno e della Regione Puglia. Per quanto riguarda i No Tap, gli attivisti a processo sono complessivamente 127, proventi da tutta Italia: la loro posizione compare in tre fascicoli differenti il cui corso processuale resterà distinto. Il processo è stato aggiornato al prossimo 26 settembre. Tap si è costituita parte civile con l'avvocato Andrea Sambati.