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Geopolitica del petrolio. Ecco come la Turchia può bloccare le forniture a Israele

where Milano when Lun, 17/06/2024 who roberto

La controversia con il consorzio internazionale dell’oleodotto Baku–Tbilisi–Ceyhan. Gli appigli legali con cui Ankara potrebbe affermare che il greggio trasportato viene utilizzato per le operazioni militari
di Roberto Bonafini

La Turchia ha bloccato tutte le erdogan.jpgesportazioni (e le importazioni) da e verso Israele, sulla scia della condanna della Corte Internazionale di Giustizia e come misura di ritorsione per l’attacco di Gerusalemme a Gaza. Oltre alle merci, c’è in ballo, però, anche lo strategico invio di petrolio che arriva in Israele per il 40% attraverso l’oleodotto Baku–Tbilisi–Ceyhan (Btc), una rotta energetica fondamentale che va dal Mar Caspio attraverso Azerbaigian, Georgia e fino al porto turco di Ceyhan e poi, tramite petroliere, ai porti israeliani. Dietro a tutto questo c’è British Petroleum che gestisce il giacimento per conto di un consorzio di compagnie petrolifere internazionali. Ma la Turchia di Erdogan ha l’autorità per fermare il flusso di petrolio, nonostante gli accordi commerciali firmati? Se lo chiede un interessante articolo di The Cradle a firma di Suat Delgen, che ha fatto un’analisi della controversia legale e del peso geopolitico crescente di questo oleodotto dagli anni ’90.
 
Il peso del tubo

L’oleodotto Baku-Ceyhan trasporta principalmente petrolio dal giacimento Azeri-Chirag-Deepwater Gunashli (Acg) dell’Azerbaigian e condensato dal giacimento di Shah Deniz. British Petroleum gestisce il giacimento Acg per conto dell'Azerbaigian International Operating Company (Aioc), un consorzio di compagnie petrolifere internazionali. Un altro consorzio, che comprende Bp, Socar, Mol, Equinor, Tpao, Eni, TotalEnergies, Itochu, Inpex, ExxonMobil e Ongc Videsh, gestisce l'oleodotto Btc e vende il petrolio in tutto il mondo. Il 10 maggio scorso la Bp ha annunciato il coinvolgimento di questo consorzio nella gestione dell’oleodotto. Nel lontano 1999, tra il consorzio e Turchia, Azerbaigian e Georgia furono firmati un accordo sullo stato di transito e un accordo intergovernativo, ratificato dalla Grande Assemblea Nazionale turca ed entrato ufficialmente in vigore il 10 settembre 2000.
Oggi il gasdotto rappresenta una rotta cruciale verso il Mediterraneo e può spostare 1,2 milioni di barili al giorno. Secondo recenti dati del Comitato statistico statale dell’Azerbaigian, il volume di petrolio trasportato attraverso l’oleodotto Btc è aumentato dell’1,6% nel 2023, raggiungendo 30,2 milioni di tonnellate. Gestito dalla Bp, l’oleodotto Btc è il canale principale per le esportazioni di petrolio dai giacimenti petroliferi Azeri, Chirag e Gunashli. L’anno scorso, il trasporto totale di petrolio dell’Azerbaigian è stato pari a 39,7 milioni di tonnellate, di cui il 76% è stato rappresentato dall’oleodotto.
 
Importanza geopolitica del gasdotto

La fortuna della tubazione nasce con il crollo dell’Unione Sovietica all’inizio degli anni ’90. I nuovi stati indipendenti nella regione del Caspio, in particolare l’Azerbaigian, cercavano di sviluppare le loro vaste riserve di petrolio e gas, per esportare queste risorse verso i mercati occidentali senza fare affidamento sulle rotte di transito russe. Washington ha esplicitamente sostenuto il peso della conduttura per ridurre l’influenza di Mosca e per creare una via di esportazione alternativa per l’energia del Caspio. La Turchia ha visto il progetto Btc come un’opportunità strategica per aumentare la sua importanza come corridoio energetico chiave. Nonostante i dubbi iniziali sulla fattibilità dell’oleodotto, l’impegno politico degli Stati Uniti, della Turchia e degli stati regionali, insieme agli investimenti delle principali compagnie petrolifere internazionali come la Bp, hanno gradualmente fatto avanzare il progetto. Questa collaborazione ha definitivamente segnato un importante cambiamento nelle dinamiche energetiche e geopolitiche della regione.
 
Vincoli legali

Ci si chiedeva in precedenza se Ankara avesse l’autorità per fermare il flusso di petrolio: ebbene l’accordo firmato lo prevede ma solo “in condizioni di forza maggiore”. L’Accordo del governo ospitante e l’Accordo intergovernativo che sono alla base del progetto Btc Pipeline vincolano legalmente Ankara a garantire un flusso ininterrotto di petrolio. Questi accordi contengono disposizioni che impegnano gli stati firmatari, inclusa la Turchia, ad obblighi che vanno oltre il tipico diritto dei trattati internazionali. Nello specifico, gli accordi rendono gli Stati firmatari responsabili incondizionatamente per eventuali ritardi nella costruzione o nel trasporto di petrolio, indipendentemente dalla causa. Ciò conferisce al consorzio internazionale una posizione giuridica privilegiata rispetto agli stati nazionali e richiede agli stati di rinunciare ad alcuni poteri sovrani, come la legislazione e i diritti giudiziari. Pertanto, anche se Ankara volesse sospendere il flusso di petrolio verso Israele per ragioni politiche, le clausole di responsabilità oggettiva e altre disposizioni negli accordi Btc probabilmente lo impedirebbero legalmente.
 
Il peso delle misure provvisorie

Tuttavia, l’articolo di The Cradle fa notare che il procedimento del Sudafrica contro Israele presso la Corte internazionale di giustizia dello scorso dicembre – secondo cui le operazioni israeliane a Gaza costituiscono un genocidio – potrebbe avere un impatto su molteplici accordi legali statali e commerciali ovunque. Ufficialmente conosciuta come “Applicazione della Convenzione sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio nella Striscia di Gaza (Sudafrica contro Israele)”, la Corte internazionale di giustizia ha già emesso diverse misure provvisorie che Israele deve adottare per prevenire ulteriori danni ai civili mentre il caso è in fase di giudizio. Le misure della Corte Internazionale di Giustizia sono giuridicamente vincolanti e finora Israele ha ampiamente ignorato le richieste della Corte. È quindi possibile per la Turchia utilizzi queste misure provvisorie della Corte internazionale di giustizia come giustificazione legale per impedire alle petroliere di trasportare petrolio in Israele fino a quando non verrà raggiunto un cessate il fuoco a Gaza.
Ankara potrebbe sostenere giuridicamente che, in linea con le misure della Corte internazionale di giustizia, il petrolio trasportato da Ceyhan venga utilizzato per continuare le operazioni militari a Gaza e che, cercando di evitare la complicità in un crimine contro l’umanità e contribuendo all’attuazione delle decisioni della Corte internazionale di giustizia, la Turchia non può consentire l'uso dei suoi porti a questo scopo.
Una tale dichiarazione della Turchia potrebbe esercitare una pressione significativa su Israele e mettere in guardia il consorzio petrolifero sul fatto che il genocidio prevale sul business as usual.
Mentre la natura complessa e sfaccettata dei legami diplomatici ed economici tra Ankara e Tel Aviv rende improbabile una rottura completa delle relazioni, la Turchia potrebbe ora avere in mano un’opportunità legale unica per prendere le decisioni sulla fornitura di petrolio ad Israele.

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