Key, il giorno dopo. Ecco lo studio Althesys che ricorda come i ritardi della politica possano pesare sullo sviluppo delle rinnovabili
Presentati al Key di Rimini due scenari con un’ulteriore simulazione di un ritardo nell'implementazione del regime di sostegno di FER X e MACSE
Un maggiore sviluppo delle rinnovabili rispetto all’ultima versione del PNIEC potrebbe portare risparmi nella bolletta degli italiani fino a 25 miliardi di euro al 2035. Tuttavia un ritardo nello sviluppo delle infrastrutture di rete porterebbe a un taglio fino a 28 TWh, e la mancata introduzione di provvedimenti centrali come il FER X potrebbe far perdere quasi 5 GW di capacità di generazione elettrica rinnovabile al 2030, così come per il MACSE sugli accumuli potrebbe portare al taglio della produzione rinnovabile per 20 TWh, con perdite di 1,5 miliardi. Lo scenario è stato delineato dallo studio realizzato da Althesys per Key, la fiera di Rimini che Alessandro Marangoni ha presentato nell’ambito del summit sulle rinnovabili organizzato nella giornata inaugurale alla presenza del ministro Pichetto e di tutte le associazioni di settore. Il documento analizza l’evoluzione del sistema elettrico italiano in vista degli obiettivi di decarbonizzazione di medio e lungo termine, nell’obiettivo di disegnare una strategia coordinata per rinnovabili, storage e reti in Italia che metta al centro il governo del sistema come chiave per la transizione.
Il costo dei ritardi
Con il modello NET sono stati elaborati due scenari e due analisi di sensitività, che permettono di comprendere la portata degli effetti dell'incertezza: il primo con obiettivo al 65% e 120 GW di FER al 2030 (scenario PNIEC) e un altro con obiettivo che punta a superare 140 GW e obiettivo al 73% (Scenario Sviluppo). All’interno dei due scenari è stata fatta un’ulteriore simulazione di un ritardo nell'implementazione del regime di sostegno del D.M. FER X dal 2024 a dopo il 2030, di mancata attuazione del regime di sostegno per gli accumuli (MACSE) in combinato disposto con il mancato sviluppo della RTN secondo il Piano di Sviluppo di Terna del 2023.
Ebbene è emerso che a livello di extracosti il ritardo D.M. FER X con il ritardato cambio di regime nel disegno di mercato rispetto al 2024 comprometterebbe lo sviluppo delle FER. Al 2030 la perdita di nuova capacità di rinnovabili arriverebbe a oltre 4,5 GW, dati i tempi e l’inerzia nella costruzione degli impianti; al 2035 ogni anno di ritardo comporterebbe una seria perdita di nuova capacità rinnovabile, a causa della perdita di attrattività del mercato spot dovuto all’erosione dei prezzi catturati. Quanto poi al mercato degli stoccaggi nel caso in cui il MACSE non fosse approvata nel 2030 il taglio della produzione FER supererebbe i 20 TWh. Il valore della produzione tagliata tra il 2026 e il 2030 sarebbe di 1,5 miliardi di euro. Il mancato o parziale sviluppo della rete di trasmissione elettrica nazionale comporterebbe al 2030 la riduzione tra 23 e 28 TWh, per un valore della produzione tagliata compreso tra 1,8 e 2,5 miliardi di euro.
Il sistema di governo
I risultati del lavoro evidenziano inoltre la necessità di un sistema di governo unitario in Italia, coordinando i fattori cruciali della transizione energetica nel tempo e nello spazio. Alcuni dei temi centrali includono la prossimità degli impianti di generazione alle aree di consumo, la semplificazione delle procedure autorizzative, i meccanismi di sostegno come le aste e i Power Purchase Agreement (PPA), nonché la sincronizzazione tra lo sviluppo delle reti, degli accumuli e la costruzione di impianti rinnovabili. Sono, infatti, significativi gli extracosti derivanti dal mancato coordinamento tra istituzioni e operatori. La loro valutazione contribuisce a evidenziare l'importanza della governance nel garantire una transizione energetica efficiente e senza ostacoli, assicurando un allineamento tra gli attori chiave del settore. I costi del mancato governo forniscono una visione completa dei rischi associati e sottolineano l'urgenza di una gestione coordinata per ottimizzare gli sforzi e raggiungere gli obiettivi di una società a emissioni zero.
Una visione unica
Secondo la ricerca Althesys, il policy maker italiano si trova di fronte a un quadro complesso e variegato con elementi che, se non gestiti correttamente, potrebbero entrare in conflitto tra loro. Da un lato, si assiste a un grande potenziale di afflusso di capitali nel settore elettrico che emerge, ad esempio, dalla grande mole di richieste di autorizzazione degli ultimi anni. Dall’altro, i sistemi elettrici italiano ed europeo si stanno avviando verso una riforma strutturale del loro market design (passaggio da mercato spot a mercato a termine), che avrà un profondo impatto sul settore. Per governare al meglio tale momento delicato, risulta dunque più che mai necessaria una visione unica e stabile in grado di armonizzare tutti gli elementi in gioco: autorizzazioni, meccanismi di sostegno, aree idonee, sviluppo reti nazionali e locali e altre infrastrutture. Il mancato coordinamento tra le varie misure potrebbe produrre danni economici al sistema e compromettere la transizione energetica.