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A che punto stanno le emissioni di metano. Ecco dati, tecnologie e risultati ottenuti

where Milano when Mar, 28/01/2025 who roberto

Migliora lo scenario per l’industria del gas nella lotta alla riduzione delle emissioni grazie a nuove tecnologie più precise e ad iniziative internazionali come l'Oil & Gas Methane Partnership 2.0 o il Global Methane Pledge

Il 1° gennaio 2025 è una giornata 04methaneplumes.pngche verrà ricordata: il gas russo che arrivava anche in Italia si è fermato in Ucraina. Una svolta storica: si chiude l’unica via ancora aperta per il passaggio di gas verso l’Europa centrale e occidentale dopo che, nel 2022, erano già stati bloccati i percorsi attraverso Bielorussia e Polonia e del gasdotto Nord Stream, che sotto il Mar Baltico collegava direttamente Russia e Germania. Tutto questo sta cambiando le carte sui tavoli delle strategie energetiche di tutto il mondo, Italia compresa. Gli europei che erano già forti importatori sono stati costretti a cambiare fornitori: il ruolo maggiore è stato assunto da Nord Africa e Norvegia attraverso i gasdotti e dagli Stati Uniti e dal Qatar per il Gnl. Di qui la decisione dei governi che si sono succeduti di promuovere le scelte sui rigassificatori nel Tirreno e nell’Adriatico, capaci di alimentare la rete gas e fungere da hub per i mercati vicini.
C’è una domanda che ancora oggi si pone a tre anni dall’avvio dell’invasione russa, le cui conseguenze hanno drammaticamente inciso sui costi energetici e sulla competitività della nostra industria: il metano è ancora strategico in termini di sicurezza energetica? La risposta è sì, visto che le prospettive di mercato energetico sono completamente cambiate e che le rinnovabili continuano a non offrire le garanzie che l’industria affamata di approvvigionamenti sicuri e costanti richiede, specie quella energivora. In questo contesto, diventa ovviamente necessario riuscire a far convivere il ricorso al gas con la necessità di decarbonizzare e di ridurre le emissioni ad effetto serra. L’industria europea del gas è dunque chiamata a lavorare per far coesistere al meglio la necessità di sicurezza energetica con il percorso di transizione, in cui il gas naturale è stato identificato come vettore di transizione. Sono a disposizione delle aziende tutta una serie di iniziative e strumenti che consentono una rendicontazione, gestione e riduzione più accurata delle emissioni, in modo da poter realizzare interventi e progetti mirati ed efficienti. Progetti internazionali come l'Oil & Gas Methane Partnership 2.0, che promuovono la collaborazione globale, e lo sviluppo di sempre più avanzate innovazioni tecnologiche, se accompagnate dall’impegno concreto delle aziende, possono giocare un ruolo cruciale per la riduzione delle emissioni, di cui parleremo in questo articolo.
 
A che punto sta la decarbonizzazione
Ma una strategia che sostiene il metano come combustibile di transizione (in prospettiva, verso l’idrogeno) come si pone dunque in termini di decarbonizzazione? Da Copenaghen, l’Agenzia europea per l’ambiente, che fornisce i dati a supporto degli obiettivi ambientali e climatici, segnala che nel 2022, dato più recente, le emissioni di metano sono pari al 13% del totale delle emissioni di gas ad effetto serra (Ghg). Ebbene, l’industria del gas contribuisce per circa il 3% delle emissioni di metano, che nel loro insieme equivalgono allo 0,4% del totale delle emissioni Ghg. Occorre dire che dal 1990 l’industria europea del gas sta lavorando sulla riduzione e ha già ottenuto una riduzione delle emissioni di metano del 74%, anche a fronte di un significativo aumento del gas trasportato e distribuito. In Italia, secondo i dati raccolti da Ispra, nel 2022 le emissioni di metano della catena del valore del gas naturale hanno rappresentato, per l’industria oil & gas, solamente lo 0,7% delle emissioni nazionali di gas serra (processi industriali, trasporti e altri segmenti d’attività). I maggiori settori emettitori di metano risultano essere, in base ai dati, quello dell’agricoltura seguito dal settore dei rifiuti.
 
La risposta dai satelliti
Un ruolo strategico e di primaria importanza nel monitoraggio delle emissioni è svolto soprattutto dall’innovazione tecnologica, la quale contribuisce a una raccolta di dati sempre più accurata sul fronte delle emissioni. Quando si parla di futuro c’è sempre Elon Musk di mezzo: a bordo di un suo razzo SpaceX Falcon9 è stato lanciato il MethaneSAT, un satellite innovativo progettato per monitorare le emissioni di metano nel mondo. Sviluppato da una sussidiaria dell'organizzazione no-profit Environmental Defense Fund con il sostegno di partner come il Bezos Earth Fund di Jeff Bezos, il satellite MethaneSAT è capace di individuare e quantificare le emissioni totali di metano su vaste aree. A tal proposito, i dati sulle emissioni di metano rilevate recentemente dalle immagini del satellite mostrano che le principali emissioni di gas sono localizzate negli impianti di produzione upstream del Nord America e dell’Asia centrale con dati più elevati di quanto attualmente riportato nelle rendicontazioni (qui la mappa: Eye on Methane Map).
 
Obiettivi ambiziosi
Il tema delle emissioni è al centro del dibattito internazionale ed è stato affrontato anche alla recente Cop29. Nel corso dell'assemblea plenaria di Baku è stato approvato tra l’altro il nuovo obiettivo di finanza climatica dell'Accordo di Parigi che conferma l'accordo sull'aumento degli aiuti climatici ai paesi in via di sviluppo. Dai 100 miliardi di dollari all'anno attuali si arriverà gradualmente a 300 miliardi all'anno nel 2035. In questo contesto, il 12 novembre scorso la Commissione Europea, in collaborazione con alcuni Paesi partner - tra cui anche l’Italia - organizzazioni internazionali, ong e banche di sviluppo, ha varato la Methane Abatement Partnership Roadmap. L’iniziativa introduce un modello per la cooperazione tra paesi importatori ed esportatori di combustibili fossili, che affiancherà le aziende nel migliorare i loro sistemi di monitoraggio, rendicontazione e verifica per ridurre le emissioni di metano.
Grazie all’impegno dei tanti operatori del settore energetico, è nata inoltre in questi anni anche l'Oil & Gas Methane Partnership 2.0 (Ogmp 2.0), iniziativa di riferimento del Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (Unep) per la rendicontazione e la mitigazione delle emissioni metano a cui hanno aderito oltre 140 aziende con attività in più di 70 Paesi nei cinque continenti. Tra le sue diverse raccomandazioni viene anche auspicata una riduzione delle emissioni di metano del 45% entro il 2025 rispetto al 2015 e del 60-75% al 2030.
 
La filiera del gas in Italia: il trasporto
Tra gli operatori che partecipano all’iniziativa si leggono nomi di importanti player globali del settore, tra cui anche le italiane Eni, Snam e Italgas, aziende che da diversi anni perseguono una serie di best practice per ridurre le emissioni di metano, definendo indicatori di performance e obiettivi di riduzione. Questo protocollo delle Nazioni Unite prevede anche di assegnare un riconoscimento alle aziende che si distinguono per la completezza della rendicontazione e gli obiettivi di riduzione (il cosiddetto Gold Standard). In questo contesto, un esempio nel panorama italiano è rappresentato da Snam, il principale operatore nazionale ed europeo del trasporto gas che nel 2024 ha ottenuto il Gold Standard per il quarto anno consecutivo, vedendosi così riconosciuto l’impegno intrapreso nel contrastare e abbattere le emissioni. La società guidata da Stefano Venier si è posta volontariamente l’obiettivo di ridurre le emissioni di metano del 70% al 2030 rispetto ai valori del 2015, obiettivo anche più ambizioso di quello indicato dal Global Methane Pledge, l’accordo tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea sulla riduzione delle emissioni di metano (-30% al 2030 rispetto ai livelli del 2020) lanciato alla Cop26 a Glasgow, al quale avevano aderito 155 paesi. Proprio la scorsa settimana, nel nuovo piano strategico 2025-2029 (leggi la notizia qui), il gruppo ha ribadito anche gli obiettivi di riduzione delle emissioni, di neutralità carbonica su Scope 1 e 2 al 2040 e il conseguente target Net Zero su tutte le emissioni (quindi anche Scope 3). Oggi le emissioni di metano annue lungo tutta la rete di trasporto gas sono pari solamente allo 0,022% sul totale di gas immesso in rete. Obiettivi ambizioni, dunque, ma i risultati raggiunti fino ad ora sembrano dare ragione al percorso intrapreso: l’azienda ha infatti ridotto del 62% le emissioni di metano rispetto ai livelli del 2015, superando gli obiettivi del Protocollo UNEP, e fissando target intermedi al 2030 di riduzione del 40% delle emissioni Scope 1 e 2 e del 30% delle emissioni Scope 3.
 
La rendicontazione in Europa
Per ridurre efficacemente le emissioni, dunque, emerge che un elemento fondamentale è rappresentato dal loro preciso monitoraggio e rendicontazione, a cui si aggiunge come detto il prezioso contributo delle tecnologie. Il tema della rendicontazione è particolarmente evidente in Europa, dove le pratiche di monitoraggio sono più rigorose rispetto a quelle adottate in Nord America e Asia, dove abbiamo visto che negli impianti di produzione si concentrano la maggior parte delle emissioni. Anche secondo l’IEA, i dati e le rendicontazioni degli operatori in Europa e in Italia, spesso oggetto di critica, risultano invece realistici e coerenti proprio con le stime delle principali associazioni e agenzie internazionali.

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