Raffinerie. Le preoccupazioni di Taranto sul futuro: bioconversione o deposito costiero
L’incontro dei sindacati con l’ad Descalzi non ha portato a novità. Si spera in una conversione a bioraffineria come Livorno, Gela e Marghera. Export di biocarburanti per gli aerei Boeing
Quale sarà il futuro della raffineria Eni di Taranto? Il nuovo incontro con l’amministratore delegato Claudio Descalzi ha messo qualche preoccupazione in più ai sindacati sulle sorti dell’impianto di raffinazione collegato col centro oli della Basilicata, facendo affiorare timori tra i lavoratori in cerca di rassicurazioni sul futuro dell’impianto. Tutti quanti sperano nel processo di riconversione che ha già coinvolto le raffinerie di Gela, Livorno e Marghera, che sono già a buon punto e diverranno raffinerie green, e non fare la fine di Sannazzaro su cui “c’erano investimenti ma sono stati fermati”, ha ricordato Amedeo Guerriero, segretario Uiltec Taranto.
Il rischio di diventare deposito
Aleggia un possibile futuro - per la verità evocato anche in passato - e cioè un ridimensionamento della raffineria di Taranto a deposito costiero. Ma questo, in verità, non è emerso in alcuna discussione. “Il ridimensionamento a deposito costiero non lo vogliamo assolutamente - sostiene un altro sindacalista - chiediamo la bioraffineria come Livorno, ma per Taranto ora non c’è assolutamente nulla. Inoltre, Viggiano tira poco, c’è un rallentamento, e questo giacimento della Basilicata non ha chiuso il 2023 come negli anni precedenti, tuttavia da Tempa Rossa c’è più greggio da trasformare. Adesso l’Eni procede step dopo step. Prima si viaggiava su un orizzonte temporale di cinque anni, adesso siamo a due. Tutti contano sul fatto che le raffinerie vengano trasformate come si è fatto con le altre e a Taranto dicono di avere buone probabilità di essere trasformati, ma probabilmente saranno tra gli ultimi perché il greggio estratto a Viggiano e Tempa Rossa bisogna comunque lavorarlo”. È questa la vera speranza sui “silenzi” del futuro di Taranto.
Carburanti green e idrogeno
Va ricordato che a fine 2021 nella raffineria di Taranto ha debuttato la produzione di carburanti sostenibili alternativi per l’aviazione (in sigla Saf, Sustainable Aviation Fuel) per contribuire alla decarbonizzazione del trasporto aereo. Sono carburanti che hanno utilizzato negli impianti convenzionali una quota dello 0,5 per cento di materiali di scarto, tra cui oli alimentari usati e di frittura. A marzo 2022 sono state spedite circa 3mila tonnellate di prodotto per l’aeroporto di Fiumicino. Una produzione, questa, che a Taranto continua e che in generale sta andando forte. Basti dire che lo scorso mese Boeing ha acquistato 35,6 milioni di litri di carburante per aviazione sostenibile miscelato (Saf) per sostenere le sue operazioni commerciali negli Stati Uniti nel 2024. Per Taranto, inoltre, l’Eni ha altri progetti di decarbonizzazione. La raffineria, insieme a quella di Gela, vedi infatti Eni ed Enel Green Power in campo per un impianto che con l’elettrolizzatore e l’energia fotovoltaica produrrà l’idrogeno verde in sostituzione dell’idrogeno grigio ricavato dal gas. I progetti di Taranto e di Gela sono stati finanziati dal programma europeo Ipcei Hy2Use. «Anche sull’idrogeno verde a Taranto - conclude Guerriero - bisogna fare chiarezza. Se ne parla a Roma e la raffineria non sa niente».