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Studio del WEF. Svezia prima al mondo in energia, Italia 35ma per i costi

where Milano when Lun, 19/03/2018 who roberto

Il rapporto Fostering Effective Energy Transition prende in considerazione 114 paesi che rappresentano il 98% del Pil e delle emissioni

Svezia, Norvegia e Svizzera sono ai worldeconomicforum.jpgprimi posti al mondo per la performance dei loro sistemi energetici, grazie all'equilibrio che hanno trovato tra la sicurezza e l'accesso all'energia da un lato e la sostenibilità ambientale e il costo dell'energia dall'altro. L'Italia è 35esima, appesantita dagli alti prezzi pagati da famiglie e aziende, ma sostenuta dalla sua prestazione in termini ambientali. È quanto indica il rapporto Fostering Effective Energy Transition del World Economic Forum che prende in considerazione 114 paesi, che rappresentano il 98% del Pil mondiale e anche delle emissioni globali di anidride carbonica, circa il 90% delle popolazione globale, ma anche il 60% della popolazione che non ha accesso all'elettricità.
I criteri di valutazione - I Paesi sono classificati sulla base di due elementi principali: lo stato attuale del sistema energetico nazionale e il grado di preparazione strutturale alle future necessità energetiche, legate anche alla necessità di contrastare il cambiamento climatico con una minore emissione di gas-serra.
Proprio sull'impasse globale che c'è su questo fronte, il rapporto lancia un allarme: "i progressi mondiali verso la sostenibilità ambientale sono a un punto morto".
Intensità carbonica - L'andamento dell'intensità carbonica, che si basa sulla quantità di emissioni di gas-serra rispetto al Pil, ha registrato solo un miglioramento marginale, pari all'1,8% contro il 3% chiesto dall'Accordo di Parigi sul Clima, sottolinea il rapporto. "È urgente accelerare la transizione verso una produzione e un uso di energia più sostenibile, inclusa la riduzione dei gas serra, verso un maggiore accesso all'energia e il miglioramento della qualità dell'aria. Per farlo dobbiamo riunire un'ampia gamma di tecnologie energetiche e rafforzare la collaborazione tra i Governo, l'industria e la società civile", commenta Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Aie-International Energy Agency e co-presidente dell'iniziativa sul futuro dell'energia del World Economic Forum.
Rendimenti in crescita - In un quadro allarmante, non mancano, d'altro canto, evoluzioni incoraggianti, quali il fatto che l'80% dei Paesi hanno registrato un miglioramento dei loro sistemi energetici negli ultimi cinque anni. Nel raffronto internazionale, la “Top 10” dell'Energy Transition Index vede anche la Finlandia (quarta), seguita da Danimarca, Olanda, Regno Unito, Austria Francia e Islanda. La Germania è 16esima, davanti a Belgio, Lussemburgo e Portogallo. La Spagna è 21esima, seguita da Canada e Giappone. Gli Stati Uniti sono 25esimi, dietro al Cile. L'Italia è preceduta anche da Colombia (32esima), Slovenia e Perù. Posizioni decisamente più arretrate per Russia (70esima), Cina (76) e India (78). All'ultimo posto c'è lo Zimbabwe.
I Paesi leader - L'Italia figura nel novero dei 43 “Paesi leader”, che hanno cioè i sistemi energetici con le migliori performance e sono i più preparati alla transizione energetica, ma è in una posizione decisamente arretrata rispetto agli altri big.
Il ruolo dell’Italia - L'Energy Transition Index dell'Italia, che è pari al 60% contro il 76% della primatista Svezia - spiega il rapporto - è di 7 punti percentuali inferiore alla media degli altri Paesi avanzati quanto agli aspetti di crescita e sviluppo economico legati all'energia.
L'Italia figura al 69esimo posto sotto questo profilo, in particolare per gli alti livelli dei prezzi dell'energia per le famiglie (77esima su 95 Paesi) e le aziende (99esima su 114). Per contro, sulla sostenibilità ambientale l'Italia merita un voto che è di 3 punti percentuali sopra la media dei Paesi industrializzati.
Per l'accesso e la sicurezza dell'energia, la Penisola è 30esima, supportata da un lato dall'estensione della sua rete elettrica e dalla qualità della fornitura elettrica, ma frenata dall'import di energia.
Sotto il profilo della normativa, il Paese è penalizzato soprattutto dal sub-indice che misura la stabilità della policy (97esima su 114). La 35esima posizione complessiva quanto a prontezza del suo contesto per la transizione energetica - rileva il rapporto - segnala che "c'è spazio per il miglioramento".
L’Europa - L'Europa, nell'insieme, esce bene dal rapporto: il 75% dei Paesi del Vecchio Continente rientrano tra i “Paesi leader” e 15 tra i primi 20 assoluti sono europei. Tra il 2013 e il 2018, tutti i Paesi europei hanno migliorato la loro performance energetica, con un indice medio per lo sviluppo e la crescita economica pari al 63% (Italia 60%), una voto sulla sostenibilità ambientale del 54% (Italia 56%) e un indice di sicurezza ed accesso dell'84% (come in Italia). Dal 2010, la Ue ha ridotto le emissioni di gas serra del 9% e l'intensità di energia dei Paesi europei membri dell'Ocse è del 27% inferiore alla media Ocse. C'è un maggiore utilizzo di tecnologie a zero emissioni rispetto agli altri Paesi industrializzati. Ciò non toglie - sottolinea il rapporto - che l'Europa nel suo insieme debba fare altri sforzi per la de-carbonizzazione e anche sui prezzi che restano tra i più alti a livello globale.

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