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​Acque reflue urbane, la Commissione Ue chiede di aumentare gli investimenti

where Roma when Gio, 18/01/2018 who redazione

Il nono aggiornamento sullo stato di attuazione della direttiva 91 suggerisce di aumentare la qualità e il recupero dei fanghi

È arrivata in Senato la relazione della Commissione Ue sullo stato di attuazione e i programmi per l’attuazione della direttiva 91/271/Cee in materia di trattamento delle acque reflue urbane.
Il documento, il nono previsto dall’art. 17 della direttiva, è stato trasmesso alla commissione Ambiente e, per il parere, alle commissioni Esteri e Politiche Ue che, però, difficilmente verrà esaminata a Parlamento sciolto.

acque-reflue.jpgNei dati contenuti e riferiti al 2014, la commissione solleva alcune questioni sulle sfide da raccogliere, a partire dalla necessità di aumentare gli investimenti nel settore delle acque reflue, al fine di aumentare (o mantenere costante) il livello di attuazione della direttiva (con tutte le conseguenti ricadute in termini ambientali e occupazionali evidenziate nel report). E ancora, la Commissione suggerisce di implementare la qualità e il recupero dei fanghi, di ridurre gli effetti delle tracimazioni causate dalle piogge violente (che inquinano i corpi idrici) promuovendo sistemi naturali di ritenzione ma anche migliorando la gestione delle reti connesse agli impianti di trattamento. Inoltre, prosegue il documento, occorre lavorare per implementare il riutilizzo dei reflui, garantendo un’adeguata qualità dell’acqua, che potrebbe aiutare in situazioni (sempre più frequenti negli ultimi anni) di scarsità idrica e, al contempo, ottimizzare i consumi energetici dei sistemi di depurazione facendo ricorso, ove possibile, alle rinnovabili.

Infine, la Commissione sottolinea l’importanza di garantire l’accessibilità economica dei servizi di raccolta e trattamento delle acque reflue, tenendo in considerazione il fatto che gli investimenti necessari includono anche l’approvvigionamento dell’acqua potabile, la protezione dalle inondazioni e la disponibilità di acqua in talune regioni.
La direttiva oggetto della relazione è quella che vede l’Italia sotto la lente europea già da diversi anni. Sono due, infatti, le condanne già ricevute (Causa C 565/10 e Causa C-85/13) e l’avvio di una nuova procedura di infrazione (2014-2059, ex Pilot 1976/11/Envi).

Sempre in materia di acque reflue urbane, poi, è attesa la decisione della Corte di Giustizia Ue in merito al ricorso presentato dalla Commissione il 12 maggio 2017 con la richiesta, da parte di Bruxelles, di condannare l’Italia al pagamento di una penalità di poco meno di 350mila €, a cui si somma una sanzione forfettaria giornaliera (a decorrere dalla data di pronuncia della sentenza nella causa C-565/10 e sino alla data in cui sarà pronunciata una sentenza nella presente causa o fino alla data di esecuzione della sentenza) pari a circa 40mila €, con un importo minimo di 62,7 milioni di €.

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