Aumenta il metano. Uil: colpite soprattutto le comunità montane (specie gli anziani)
In montagna utilizzano il riscaldamento per 8 mesi. Spopolamento, chiusure delle attività per i costi gestionali insostenibili e il rischio che i nostri anziani debbano decidere tra spesa e riscaldamento
L’incremento del costo del metano, che passa da 0,30 euro m3 a 0,50 euro m3, prezzo fissato per il mese di gennaio da Arera l’Autorità nazionale di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, colpisce duro le fasce vulnerabili e le comunità montane. È un grido d’allarme quello lanciato in questi giorni dalla Uil Veneto che calcola aumenti del 45% pari a 227 euro in più per le famiglie nel bellunese a esempio. Il segretario generale Roberto Toigo evidenzia come «il caro metano colpisce pesantemente le aziende, soprattutto quelle energivore. Ma l’aumento dei costi del gas per chi vive nelle zone fredde del paese sarà un’altra stangata. Nel nostro Veneto parlo soprattutto di tutta la zona pedemontana, alpina, del Bellunese».
Rischio anziani
A soffrire maggiormente dei soliti rincari di inizio anno, gli anziani over75 circa il 15% delle utenze nel territorio delle Dolomiti, anche le aziende energivore rischiano grosso a causa degli aumenti. Quali i possibili effetti in ambienti climaticamente differenti rispetto alla pianura? Utile ricordare che le comunità montane utilizzano il riscaldamento per 8 mesi mentre in città salvo casi particolari viene acceso da inizio dicembre e chiuso a fine marzo. Spopolamento, chiusure delle attività per i costi gestionali insostenibili e il rischio che i nostri anziani debbano decidere se fare la spesa o riscaldarsi, questi gli effetti negativi dei continui aumenti. La Uil chiede un tetto sul costo gas metano per evitare la desertificazione delle nostre comunità montane.