Federconsumatori: “Sfacciata la richiesta di aumento tariffe di Nuove Acque”
Pietro Ferrari di Federconsumatori ricorda i pasticci del deposito cauzionale e l'aumento già deliberato del 6,5% sulle tariffe
“L'aumento delle tariffe dell'acqua? Una richiesta sfacciata”. Così dalle pagine de La Nazione Pietro Ferrari, presidente di Federconsumatori, definisce la richiesta di Nuove Acque (il gestore idrico dell’Alto Valdarno, che comprende 32 comuni della provincia di Arezzo e 5 della provincia di Siena) di un ulteriore adeguamento delle tariffe. Un adeguamento che non ci sarà, almeno nel breve periodo, ma che resta comunque come previsione.
Ed è proprio questo il meccanismo che Ferrari contesta in maniera più che decisa: “Non so come faccia Nuove Acque a non vergognarsi, dopo i pasticci del deposito cauzionale e delle partite pregresse, dopo l'aumento già deliberato del 6,5% sulle tariffe a pensare soltanto di richiedere un ulteriore adeguamento. Si tratta di un meccanismo perverso in qualche modo deliberato in sede europea, per il quale tutto ciò che fa parte di un preventivo di spesa viene messo a bilancio, perciò se quanto preventivato non corrisponde a quanto poi effettivamente incassato, la parte rimanente si può scaricare sulle tariffe, si chiama full cost recovery.
Noi da tempo andiamo denunciando questa situazione e adesso i nodi vengono al pettine”. “Secondo questo meccanismo, in pratica, se ogni aretino riuscisse a usare al meglio le risorse, ad esempio non usando decine e decine di litri per lavare la verdura o facendo durare la doccia tre minuti invece di dieci, arrivando a risparmiare mettiamo il 30% delle risorse, non ne trarrebbe alcun vantaggio economico; anzi, quei minori consumi si tradurrebbero in un aumento delle tariffe. Ma dove sta la razionalità in questo ragionamento?”.
La partita tra le associazioni di consumatori e Nuove Acque si gioca adesso su più fronti, in primis quello legale. Come già ampiamente annunciato, i consumatori tramite le associazioni di riferimento, Federconsumatori e Adiconsum in particolare, hanno portato davanti al giudice la questione del deposito cauzionale e quella delle partite pregresse. La prima, come ricorderanno in molti, è scoppiata la scorsa estate quando il gestore del servizio idrico ha richiesto agli utenti una quota appunto a titolo di deposito per difendersi da eventuali morosità.