Relazione Arera. Tutti i numeri 2019 per i servizi pubblici di gas, acqua e rifiuti
Nella Relazione Annuale dell’Autorità viene evidenziato l’aumento della concentrazione nella vendita del gas, la conferma del water service divide tra Nord e Sud e la frammentazione del settore rifiuti
Consumi di gas in crescita e prezzi italiani più alti della media UE per i clienti domestici, alla luce di un processo di concentrazione di pochi operatori che aumenta; quasi 12 miliardi di investimenti nel settore idrico e grande frammentazione in quello dei rifiuti, dove il Metodo tariffario sta cercando di introdurre trasparenza e costi standard, vista la disomogeneità di trattamento ancora presente nel Paese. È solo una sintesi dei dati 2019 per gas, acqua e rifiuti di ARERA, l’Autorità di regolazione per l’energia e l’ambiente, contenuti nella Relazione annuale 2019 sui servizi pubblici nel Paese prima del Covid-19. Andiamo a vedere nel dettaglio le tre voci.
Gas: il 56% delle famiglie è sul mercato libero
Partendo dal gas, Arera segnala che nel settore della vendita, su un totale di 446 imprese attive (+29 rispetto al 2018) soltanto 30 (il 6,7%, era il 7,5% nel 2018) ha venduto oltre 300 milioni di m3. Complessivamente, le 30 società che hanno venduto oltre 300 M (m3) coprono l’82% di tutto il gas acquistato nel mercato al dettaglio. Il 2018 ha visto un leggero aumento di concentrazione sul mercato finale con la quota controllata dai primi 3 gruppi societari salita al 44,3% dal 43,5% del 2018, mentre per i primi cinque gruppi si è passato dal 51,7% al 54,4%. Rispetto al 2018, le quote dei tre gruppi risultano tutte in sostanziale stabilità o in minimo aumento; infatti, la quota del gruppo Eni passa dal 19,2% al 19,4%, quella del gruppo Enel dal 13,2% va al 13,3%, mentre Edison sale dall’11% all’11,7%. In termini di numero di clienti domestici, invece, il 44% si rivolge al mercato tutelato, mentre il 56% acquista nel mercato libero. Nel 2019 i prezzi del gas naturale per i consumatori domestici italiani, comprensivi di oneri e imposte, sono stati più alti della media dei prezzi dell’Area euro per tutte le classi di consumo. Per la prima volta, infatti, anche la prima classe di consumo (meno di 525,36 m3 /a) ha conosciuto un differenziale positivo, passando dal -1% del 2018 al +7%. In passato, questa era sempre risultata più conveniente sia al lordo, sia al netto delle imposte, anche se per differenziali negativi contenuti. Per le altre due classi a maggior consumo i divari con la media dei prezzi lordi dell’Area euro hanno però conosciuto una leggera diminuzione rispetto all’anno precedente: per la classe di consumo 525-5.254 m3/a, che è anche quella che presenta la quota maggiore sul totale dei consumi domestici (72%) il differenziale è stato infatti del +15%, contro il +17% registrato nel 2017; per la classe oltre 5.254 m3 /a (perlopiù riscaldamenti centralizzati) il valore è stato invece del +18%, contro il +22% dell’anno precedente. Anche in termini netti il differenziale con l’Area euro è calato per le classi maggiori consumi, in particolare per l’ultima (dal +10% al +4%). Esso ha tuttavia registrato una forte crescita per la prima classe (+16%, mentre era nullo nel 2018).
Acqua: attivati 12 miliardi di investimenti. Realizzati l’85% degli interventi programmati
Sul fronte idrico, rispetto all’anno precedente, la variazione media delle tariffe approvata è stata del +1,1% nel 2019 (con, in particolare, un incremento medio delle tariffe del 2,1% per circa 24,51 milioni di 7 abitanti e una riduzione del -1,3% per 9,58 milioni di abitanti). Si conferma, dunque, una sostanziale stabilità delle tariffe all’utenza, pur in presenza dell’avviato percorso di miglioramento della qualità del servizio idrico integrato. La spesa per investimenti, in termini assoluti, inclusa la disponibilità di fondi pubblici, ammonta quindi a 11,9 miliardi di euro per il quadriennio (2,2 miliardi nel 2016; 2,8 miliardi nel 2017; 3,5 e 3,4 miliardi di euro, rispettivamente, nelle annualità 2018 e 2019). Nelle 103 gestioni che erogano il servizio a oltre 40 milioni di abitanti, nel 2019 la spesa media annua sostenuta da un’utenza domestica residente tipo (famiglia di 3 persone, con consumo annuo pari a 150 m3 ), ammontava a 312 €/anno a livello nazionale (2,08 €/m3 ), con un valore più contenuto nel Nord-Ovest (244 €/anno; 1,62 €/m3 ) e più elevato nel Centro (389 €/anno; 2,59 €/m3 ), area quest’ultima in cui i soggetti competenti hanno programmato, per il periodo 2016-2019, una maggiore spesa pro capite per investimenti da finanziare attraverso tariffa.
Si conferma ancora l’esistenza, nel Paese, di un water service divide, con valori dei parametri tecnici che tendono generalmente a rappresentare situazioni di maggiore criticità in corrispondenza dell’area Sud e Isole. La distribuzione del fabbisogno di investimenti (al lordo dei contributi) a livello nazionale evidenzia la concentrazione degli sforzi dei gestori al contenimento del livello di perdite idriche, che risulta obiettivo prioritario nelle scelte di pianificazione degli Enti di governo dell’ambito. Complessivamente, le risorse destinate agli interventi per il suo miglioramento costituiscono circa un quarto del fabbisogno totale del campione per il biennio 2018-20193 ), con punte del 32% nel Sud e nelle Isole.
Rifiuti: oltre 6.550 operatori. Governance frammentata in 1334 enti
Dopo che, nell’ottobre 2019, l’Autorità ha approvato il metodo tariffario del servizio integrato di gestione dei rifiuti e gli obblighi di trasparenza verso gli utenti, nel corso dell’anno e dei primi mesi del 2020 è proseguita l’attività di ricognizione e monitoraggio del settore, volta all’acquisizione di dati e informazioni inerenti agli impianti di trattamento dei rifiuti urbani - inceneritori, discariche - il campione di riferimento è composto da 131 gestioni (che erogano il servizio a poco più di 48 milioni di abitanti) per le quali l’Autorità ha già proceduto ad approvare l’aggiornamento delle predisposizioni tariffarie per gli anni 2018 e 2019, In poco meno di un anno dall’avvio dell’Anagrafica Operatori (luglio 2019) risultano iscritti 6.568 soggetti, di cui 6.530 gestori. Più nel dettaglio, nell’88,2% dei casi si tratta di gestori Enti Pubblici (5.767) e nell’11,8% di gestori aventi diversa natura giuridica (763). La maggioranza dei gestori (pari al 72,6%) si sia accreditato per una singola attività (il 92,3% ha dichiarato di svolgere l’attività di gestione tariffe e rapporti con gli utenti), seguono quelli che dichiarano di effettuare due o più attività (pari al 25%), mentre una percentuale molto inferiore (pari al 2,4%) risulta effettuare tutte le attività del ciclo. Relativamente agli impianti di trattamento, la raccolta dati ha consentito di analizzare e monitorare le tariffe applicate dagli impianti di trattamento con riferimento all’anno 2017. Sono stati raccolti i dati di 35 impianti di incenerimento, 74 impianti di smaltimento (discariche), e 80 impianti di trattamento meccanico-biologico. Il prezzo medio di conferimento dichiarato dai gestori del Panel è estremamente variabile da impianto a impianto e viene indicato da un minimo di 66 €/tonnellata a un massimo di 193 €/tonnellata. Il prezzo medio di conferimento della totalità degli impianti del Panel è di 100 €/tonnellata. Con riferimento alle discariche, il prezzo di conferimento dichiarato dai gestori presenta un’estrema variabilità, con un valore minimo di 9 €/tonnellata a un valore massimo di 187 €/tonnellata, con un prezzo medio di conferimento della totalità degli impianti del Panel che si attesta intorno a 85 €/tonnellata (91 €/ton al Nord, 75 €/ton al Centro e 82 €/ton al Sud).