Studio. Con filiere nazionali ed europee benefici economici e ambientali per 640 miliardi
Lo Studio Enel-Ambrosetti analizza la competitività e le opportunità per le filiere industriali in Europa e in Italia nei settori del fotovoltaico, delle batterie e delle pompe di calore, anche alla luce degli obiettivi fissati dal 'Net Zero Industry Act'
Grazie allo sviluppo di filiere nazionali ed europee in settori chiave potrebbero coprire oltre il 50% del proprio fabbisogno di pannelli fotovoltaici, circa il 90% della domanda di batterie e oltre il 60% di quella di pompe di calore al 2030 e garantire benefici economici, sociali e ambientali fino a 640 miliardi di euro al 2030. E' quanto emerge dallo studio "Energy transition strategic supply chains. Industrial roadmap for Europe and Italy", realizzato da Fondazione Enel e The European House - Ambrosetti in collaborazione con Enel, e presentato nell'ambito del Forum Ambrosetti a Cernobbio.
I numeri
Più nel dettaglio, la ricerca sottolinea i benefici socioeconomici in termini di Pil derivanti dalla creazione e dal rafforzamento delle filiere industriali: considerando sia i benefici netti determinati dalla riduzione delle importazioni di prodotti e tecnologie dall'estero, sia quelli diretti, indiretti e indotti derivanti dalla creazione di filiere locali, gli investimenti necessari creerebbero un ritorno economico fino a 640 miliardi di euro totali da qui alla fine del decennio. Per affrontare queste sfide l'Unione Europea ha presentato a marzo 2023 il programma 'Net Zero Industry Act' (NZIA), con l'obiettivo di raggiungere una produzione europea e nazionale di almeno il 40% della domanda annuale di tecnologie verdi entro il 2030: l'Europa dovrebbe raggiungere i 30 GW annui di capacità produttiva per tutte le fasi della filiera fotovoltaica, nonché di almeno 550 GWh di capacità produttiva per la catena del valore delle batterie e 31 GW per le pompe di calore.
Come fare
Per raggiungere questi obiettivi è necessario che l'Unione Europea rimoduli efficacemente i fondi esistenti. Il raggiungimento di un sistema energetico completamente decarbonizzato richiederà lo sviluppo di un'ampia gamma di tecnologie lungo l'intera catena del valore: generazione rinnovabile, stoccaggio, trasmissione e distribuzione dell'energia, usi finali. Lo Studio si concentra su tre settori industriali chiave da qui al 2030: fotovoltaico, batterie e sistemi di accumulo, pompe di calore elettriche.
Fotovoltaico
Per quanto riguarda le tecnologie di produzione di energia, il maggiore incremento della capacità installata in Europa è previsto per il fotovoltaico, la tecnologia di generazione più economica tra quelle disponibili: si prevede che tra il 2021 e il 2030 l'UE registri un aumento di 432 GW per il solare, a fronte dei 323 GW per l'eolico. Nello stesso periodo in Italia è previsto un aumento di 58 GW per il solare rispetto ai 25 GW per l'eolico.
Accumulo
Le batterie e i sistemi di accumulo sono essenziali per facilitare la penetrazione della variabile fonti energetiche rinnovabili, la diffusione dei veicoli elettrici e i cambiamenti nei modelli di domanda di energia elettrica. All'interno dell'Unione Europea la capacità delle batterie dovrebbe crescere di 810 GWh entro il 2030 (oltre 10 volte l'attuale capacità di 76 GWh), mentre in Italia si prevede in crescita di 60-106 GWh (oltre 20-30 volte in più rispetto agli attuali 3,35 GWh). Allo stesso tempo, si prevede che entro il 2030 ci saranno 51 milioni di veicoli elettrici nell'UE (8 volte di più rispetto agli attuali 6,1 milioni) e 6 milioni di veicoli elettrici in Italia (17 volte gli attuali 300.000).
Pompe di calore
Le pompe di calore elettriche alimentate da fonti rinnovabili sono il modo più efficace per decarbonizzare in modo efficiente riscaldamento e raffrescamento degli edifici. Sulla base di stime recenti della European Heat Pump Association (EHPA), 60 milioni di ulteriori pompe di calore dovrebbero essere installate entro il 2030 in Europa, passando da 17 milioni del 2021 ai 77 milioni nel 2030. In Italia si prevedono 10 milioni di pompe di calore in più installate entro il 2030, si passerebbe così dagli 1,6 milioni del 2020 a 11,6 nel 2030.
Produrre fotovoltaico e batterie in Italia e nell'UE è attualmente più costoso che in Cina, a causa dei maggiori costi di investimento, tempi di realizzazione degli impianti produttivi più lunghi, costo dell'energia più elevato, mancanza di specializzazione (competenze e industrie contigue) e integrazione (estrazione e raffinazione delle materie prime) nelle fasi a monte. Si stima che una serie di scelte strategiche potrebbero permettere all’UE e all’Italia di coprire, al 2030 – grazie alla produzione manifatturiera interna - oltre il 50% del proprio fabbisogno di pannelli fotovoltaici, circa il 90% della domanda di batterie e oltre il 60% di quella di pompe di calore.
Le misure da adottare
Oltre a identificare una serie di politiche da implementare a livello italiano ed europeo per favorire lo sviluppo delle filiere industriali della transizione energetica nel vecchio continente, lo Studio suggerisce le principali misure di policy adatte a raggiungere tali obiettivi: l’uso efficace dei fondi pubblici attualmente disponibili attraverso le istituzioni UE, il rafforzamento di processi produttivi sostenibili dal punto di vista sociale e ambientale, l’adozione di politiche ambiziose in termini di riciclo dei materiali ed economia circolare, lo sviluppo di processi cooperativi di innovazione in ambito europeo e infine la definizione di un quadro fiscale e regolatorio trasparente e stabile. Definiti gli scenari di crescita della capacità manufatturiera europea e nazionale previsti dallo NZIA al 2030, lo Studio sottolinea i benefici socioeconomici derivanti dalla creazione e dal rafforzamento delle filiere industriali nei settori presi in considerazione. Considerando sia i benefici netti determinati dalla riduzione delle importazioni di prodotti e tecnologie dall’estero, sia i benefici diretti, indiretti e indotti derivanti dalla creazione di filiere locali, gli investimenti necessari a raggiungere gli obiettivi dello NZIA creerebbero un ritorno economico fino a 640 miliardi di euro totali da qui alla fine del decennio.