Benzine sporche. Un rapporto della Polizia segnala che in Italia sono calati i furti agli oleodotti
Il documento, prodotto in collaborazione con Carabinieri, GdF e UNEM, segnala che solo un tentativo su sei va a buon fine
I furti negli oleodotti che alimentano il contrabbando di carburanti non salgono agli onori delle cronache e talk show televisivi, eppure sono un fenomeno che va avanti da anni. Nel 2020, però in Italia sono calati: su sei tentativi solo uno è andato a buon fine. Lo rende noto un rapporto della Criminalpol della Polizia in collaborazione con Unione energia per la mobilità (Unem), l'ex Unione petrolifera che riunisce le principali aziende che operano in Italia nell'ambito della raffinazione del petrolio, della logistica e della distribuzione dei prodotti petroliferi. I furti di prodotti petroliferi, sottolinea una nota della Direzione centrale della polizia criminale, sono "attività criminali che possono mettere a rischio la pubblica incolumità, provocare l'interruzione di servizi pubblici e avere serie conseguenze anche su acqua e sottosuolo". La forte riduzione, aggiunge la Criminalpol, "è stata possibile "grazie alla preziosa collaborazione a livello centrale ed al continuo lavoro di monitoraggio, finalizzati a fornire le linee di indirizzo operative alle attività territoriali di prevenzione e contrasto di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza".
Gasolio miscelato con olio, sequestro per distributore
La Guardia di Finanza ha posto sotto sequestro un distributore di carburante situato nel comune di San Nicola la Strada (Caserta), in quanto il gasolio, in seguito a specifiche analisi chimiche, sarebbe risultato non conforme a quello standard, dunque di qualità inferiore. Per il titolare dell'attività, la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere che ha coordinato l'indagine chiedendo e ottenendo dal Gip l'emissione del decreto di sequestro preventivo, ha ipotizzato i reati di frode in commercio e fraudolenta sottrazione al pagamento delle imposte, in particolare delle accise sul carburante. Dalle analisi sarebbe emerso - secondo gli investigatori - che il prodotto venduto come gasolio era in realtà il risultato della "miscelazione tra taglio di idrocarburi differenti, simili al gasolio, e uno con caratteristiche simili all'olio lubrificante".