Il ciclone del caro-energia. Chiudono le piscine in Toscana, a rischio le latterie ragusane, aumenta lo skipass in Valle d’Aosta e tanto altro…
A Matera il sindaco parla di 120mila aziende a rischio, triplicate le bollette per un hotel di Ascoli Piceno, mentre le lavanderie degli ospedali a Torino hanno deciso di scioperare
Il caro-energia sta impattando in maniera crescente sull’economia nazionale con il rischio di chiusura per aziende, negozi, bar e ristoranti. Non fanno eccezione le amministrazioni locali, così come i Comuni e gli impianti sportivi. Confartigianato parla di vera e propria ecatombe, segnalando "l'impatto sempre più vasto e pesante della folle corsa dei prezzi di gas ed elettricità sulle aziende di 43 settori", rilanciando l'allarme e avviando, in vista del voto, una serie di incontri con i leader politici. La sintesi, di una analisi settore per settore e regione per regione, sono i numeri che spaventano: "Il caro-energia mette a rischio 881.264 micro e piccole imprese con 3.529.000 addetti, pari al 20,6% dell'occupazione del sistema imprenditoriale italiano". Per la federazione dei locali pubblici, la FIPE, almeno il 10% delle imprese della ristorazione è a rischio chiusura. A seguire una piccola panoramica delle tante testimonianze delle enormi difficoltà presenti in tutta Italia.
Pontassieve (Fi) chiude piscina, aumenti insostenibili
Aumenti insostenibili sulle bollette di luce e gas per la piscina comunale di Pontassieve (Firenze), e così il gestore e l'Amministrazione, spiega una nota, "sono stati costretti a sospendere temporaneamente l'attività nella speranza di poter riprendere prima possibile, in attesa di ristori governativi o di significative novità sul fronte del prezzo dell'energia". Nella nota viene specificato che "nel 2019 le utenze energetiche dell'impianto nel periodo settembre-dicembre ammontavano a poco meno di 35.000 euro; lo scorso anno il costo è stato di 60.000; e la previsione per lo stesso periodo del 2022 varia tra i 120.000 e i 160.000 euro, a seconda delle oscillazioni del mercato". L'Amministrazione comunale ricorda che era già intervenuta a sostegno della piscina per far fronte agli aumenti che si erano verificati nei mesi scorsi, e che sarebbe stata pronta a fare altrettanto anche adesso, “ma la situazione attuale è precipitata divenendo non più sostenibile, con un costo complessivo mensile - tra gas ed energia elettrica - che potrebbe arrivare a toccare i 50.000 euro", e che "le cifre necessarie per garantire il funzionamento della piscina e per offrire il servizio agli utenti sono ben oltre la portata dell'Ente e dell'Associazione che gestisce l'impianto”.
Legacoop Sicilia: “Latterie Ragusane rischia di chiudere, boomerang sociale”
"La crisi energetica e il caro bollette rischiano di compromettere la situazione finanziaria di aziende siciliane dalla storia lunga e prestigiosa. È il caso di Latterie Ragusane, la coop di con più di 90 dipendenti, a cui gran parte degli allevatori della Sicilia sud-orientale conferisce il latte prodotto, per la maggior parte, nel territorio ibleo. Centinaia di soci conferitori confidano, quindi, in queste entrate per il sostentamento delle proprie famiglie e per il mantenimento della propria attività. Oggi, proprio a causa del caro-energia (nel giro di un anno gli importi delle bollette sono più che triplicati), “Latterie Ragusane” rischia di chiudere i battenti. "Siamo di fronte a un potenziale boomerang sociale, con un effetto moltiplicatore negativo inquietante perché tante altre famiglie, non avendo altro reddito, avranno difficoltà a sostenersi e a decidere cosa pagare e no per la propria sopravvivenza". È la denuncia di Filippo Parrino, presidente di Legacoop Sicilia. "Con il caro-bollette, la zootecnia siciliana rischia, dunque, il tracollo". "C’è infatti - spiega Christian Maretti, presidente nazionale di Legacoop agroalimentare - un aspetto della vicenda da non dimenticare: un’azienda manifatturiera può sempre ricorrere agli ammortizzatori sociali per i propri dipendenti, la zootecnia no. Le mucche, ricordiamolo, non vanno in cassa integrazione. Non possono smettere di produrre. Ecco perché ‘Latterie Ragusane’ è tra le prime del settore agroalimentare siciliano ad accusare il colpo pesantissimo derivato dai costi dell’energia elettrica arrivati alle stelle”.
Confagri, SOS frutta
A settembre sono in piena stagione mele, pere, pesche, susine, mirtilli e uva da tavola, ma per i produttori la situazione è diventata insostenibile. Oltre ai costi di produzione triplicati, effetti delle calamità naturali e quotazioni all'origine insoddisfacenti, ora si aggiunge la richiesta di alcuni gestori di energia per avere pagamenti in anticipo o garanzie attraverso fideiussioni. È la denuncia del presidente della Federazione nazionale frutticoltura di Confagricoltura, Michele Ponso, nel confermare un mercato che continua ad essere lento e a pagare gli effetti degli eventi eccezionali degli ultimi mesi: dalla guerra alle avversità. Al crollo del potere di acquisto dei consumatori, con la conseguente riduzione delle spese, si aggiungono i costi di produzione della frutta che continuano a crescere, mentre sono completamente annullati i margini di guadagno.
Sindaco di Matera, a rischio 120mila aziende e 370mila posti di lavoro
"Con il caro-energia da qui ai primi sei mesi del 2023 saranno a rischio 120mila aziende e 370mila posti di lavoro in Italia, per non parlare delle difficoltà per le famiglie e i cittadini a causa dei rincari e dell'aumento delle materie prime, effetti direttamente causati dal conflitto in Ucraina e dalle difficoltà di approvvigionamento. Il caro energia riguarda purtroppo anche Comuni e Province: Anci e Upi hanno lanciato l'allarme, chiedendo altri 350 milioni di euro per non mettere a rischio servizi ai cittadini come quelli offerti dagli impianti sportivi e dalle mense scolastiche". È quanto afferma il sindaco di Matera, Domenico Bennardi. "Il Comune di Matera consuma attualmente circa 12.000.000 kWh di energia; di questi 8 milioni sono per la pubblica illuminazione, il resto - 4 milioni - sono i consumi degli immobili comunali, dove oltre al Palazzo municipale c'è da considerare anche le scuole e l'impiantistica sportiva comunale. Attualmente l'indice Pun (Prezzo unico nazionale) che determina il prezzo di riferimento dell'energia elettrica rilevato sulla borsa elettrica italiana è di 0,553960 (€/kWh), così moltiplicando per il totale dei consumi si arriva a cifre mai raggiunte finora che sicuramente Comuni come Matera non possono permettersi".
Aumenteranno del 9% gli skipass stagionale in Valle d'Aosta
L'Associazione valdostana impianti a fune (Avif) ha definito le tariffe dello skipass stagionale valido dall'11 ottobre 2022 al 7 maggio 2023: il costo dell'abbonamento per gli impianti della Valle d'Aosta è salito a 1.286 euro (106 euro in più rispetto alla stagione 2021-2022) mentre quello comprensivo anche di Zermatt (Svizzera) a 1.518 euro (125 in più). In entrambi i casi il “ritocco” è stato dell'8,9%. "Stiamo cercando di mantenere l'aumento il più possibile contenuto", ma oltre all’inflazione - dicono -, “ciò che ci preoccupa di più è l'incremento del costo dell'energia elettrica. Manterremo l'aumento sotto al 10%", aveva anticipato due settimane fa Ferruccio Fournier, presidente dell'Associazione valdostana impianti a fune (Avif).
Nelle Marche bolletta dell’hotel più che triplicata
Costretti a fare i conti con costi dell'energia elettrica in continuo aumento e bollette sempre più salate, gli imprenditori del Piceno lanciano un grido d'allarme. A denunciare una situazione ormai insostenibile è la Cna di Ascoli Piceno. In particolare, a pagare uno dei prezzi più alti della recente crisi energetica sono le imprese attive nel campo della ristorazione e dell'hôtellerie. Una dimostrazione pratica è offerta dall'ultima bolletta recapitata a Fabio Troiani dell'Hotel Villa Pigna, con un conto di ben 24.760,95 euro da saldare a fronte dei 6.964,33 euro dovuti nel mese di luglio 2019, nel periodo di massima operatività pre-pandemia.
Bollette, le lavanderie degli ospedali a Torino verso lo sciopero
Sciopero della biancheria negli ospedali torinesi della Città della Salute. Lo minaccia per i prossimi giorni la Lit, l'azienda piemontese di lavanderie industriali, alle prese con gli aumenti delle bollette dell'energia elettrica, passate da 20 mila a 270 mila euro al mese. "Spero che, a fronte delle nostre richieste, ci sia un incontro con i rappresentanti della Città della Salute di Torino, altrimenti non consegneremo la biancheria bianca dei letti, ma solo il materiale di urgenza delle sale operatorie, le divise verdi o biancheria verde da letto, per non fermare operazioni e pronto soccorso e daremo il minimo indispensabile per il Sant'Anna e il Regina Margherita, per non creare caos negli ospedali dei bambini", spiega l'amministratore delegato Edoardo Cornaglia. Lit conta su circa cento dipendenti e due stabilimenti e nel 2018 si è aggiudicata con Scr, la società di committenza della Regione Piemonte, due lotti di una gara divisa in quattro lotti.