La crisi delle raffinerie: il sindacato pronto allo sciopero
Le proteste a Gela. L’intervento dei parlamentari Pd
Un migliaio di persone, in auto, in moto, in bicicletta, nei giorni scorsi hanno raggiunto in contrada Bulala, a Gela, il piazzale del più grande gasdotto del Mediterraneo, il GreenStream dell'Eni, che ogni anno porta 10 miliardi di metri cubi di metano destinato all'Europa. Un luogo simbolo in cui i consigli comunali di una decina di città dell'area gelese hanno deciso di riunirsi in seduta straordinaria per lanciare l’appello di non chiudere la raffineria, rivolto al governo nazionale e alla stessa Eni.
“Il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi, prima ancora di ascoltare le opinioni del sindacato, ha già stabilito la validità dei progetti di riconversione industriale di Eni in relazione alla chiusura della raffineria di Gela”: a dirlo è Emilio Miceli, segretario generale della Filctem-Cgil.
“Insomma - prosegue polemico il dirigente sindacale - un modo come un altro per bruciare i tavoli negoziali prima ancora che abbiano avvio. Continuiamo a pensare che Eni abbia improvvisato un piano industriale su Gela e che questo non rappresenti alcuna garanzia non solo per i lavoratori ma per quell'intera area industriale”.
Intanto si sono svolte a Gela manifestazioni di piazza con migliaia di persone, che proseguiranno il prossimo 28 luglio e culmineranno con lo sciopero generale del giorno successivo: martedì 29 luglio prevista a Roma un’imponente manifestazione dei lavoratori Eni davanti Montecitorio.
"Chiediamo l'intervento del governatore Crocetta per sollecitare il governo nazionale ad attivarsi al più presto per affrontare e risolvere il dramma sociale che si sta consumando nel nostro territorio a causa della riorganizzazione delle unità produttive nel settore della raffinazione deciso da Eni". Questo l'appello del segretario provinciale dell'Ugl Chimici di Caltanissetta Andrea Alario.
“Chiediamo di convocare in audizione i vertici dell'Eni e le organizzazioni sindacali per approfondire la delicatissima questione della riorganizzazione delle unità produttive nel settore della raffinazione, a causa un surplus di prodotto raffinato presente in Europa. Riorganizzazione annunciata dall'amministratore delegato dell'Eni, Claudio Descalzi”, chiede un gruppo di deputati del Pd in una lettera al presidente della commissione Attività produttive della Camera, Guglielmo Epifani. “Tale decisione verrebbe tra l'altro assunta in palese contraddizione con il piano industriale del management precedente che invece aveva assicurato una serie di investimenti proprio in alcuni dei siti oggi a rischio chiusura, come ad esempio Gela (700 milioni di investimenti) e Porto Marghera (100 milioni di investimenti), per produrre biocarburanti e realizzare impianti di chimica verde”.