Guerre del greggio. La storia: così il Venezuela vuole prendersi con le armi i giacimenti dell’Esequiba
Inviati veicoli corazzati leggeri e navi da guerra nella zona di confine con la Guyana oggetto di una secolare disputa acuita con la scoperta di enormi riserve di petrolio nell’offshore
di Roberto Bonafini
Il Venezuela ora mostra i muscoli e potrebbe aprire presto un nuovo ed inedito fronte di guerra in America Latina, facendo la voce grossa nella disputa intorno alla regione guianese di Essequibo (o Esequiba) che detiene enormi riserve petrolifere. Negli ultimi giorni Caracas ha deciso di inviare veicoli corazzati leggeri e navi da guerra nella zona di confine, giusto per far capire le intenzioni al piccolo paradiso caraibico ma soprattutto agli alleati anglo-americani. L’espansione delle operazioni venezuelane lungo il confine conteso – apprendiamo dalla CNN - è stata segnalata per la prima volta dal Centro per gli studi strategici e internazionali (CSIS) di Washington. Le immagini, raccolte a gennaio, mostrano un avanzamento delle operazioni presso la base militare sull'isola venezuelana di Anacoco, sul fiume Cuyuni. Il rafforzamento militare avviene nonostante che il Venezuela abbia raggiunto un accordo con la Guyana, il 15 dicembre scorso, per evitare un’escalation e cercare di risolvere la controversia tra i due paesi senza l’uso della forza.
La disputa
I due Paesi sono coinvolti in una storica disputa di confine sull'Esequiba, una regione scarsamente popolata, grande quanto la Florida, con vasti giacimenti di petrolio al largo delle sue coste. Il Venezuela sostiene di essere stato vittima di un complotto per il furto di terra nel 1899, quando la Guyana era una colonia britannica e gli arbitri di Gran Bretagna, Russia e Stati Uniti decisero i confini. I funzionari venezuelani sostengono che americani ed europei si siano alleati all’epoca per sottrarre la terra in questione al loro Paese. Sostengono inoltre che un accordo tra il Venezuela, la Gran Bretagna e la colonia della Guyana britannica, firmato più di recente, nel 1966, per risolvere la controversia, ha di fatto annullato l'arbitrato originale.
La Guyana sostiene invece che l'accordo iniziale è legale e vincolante e nel 2018 ha chiesto alla Corte suprema delle Nazioni Unite di dichiararlo tale, ma la decisione è ancora lontana. La secolare disputa si è poi recentemente ancor più riacuita con la scoperta delle riserve di petrolio nel territorio conteso.
Il referendum e la nuova guerra fredda
A infiammare gli animi con una mossa che più populista e nazionalista non poteva essere, a dicembre il Governo guidato dal presidente Nicolas Maduro ha rilanciato la sua storica rivendicazione dell'Esequiba attraverso un referendum in cui ha chiesto agli elettori del Paese se il territorio dovesse essere trasformato in uno Stato venezuelano. E il risultato non poteva essere diverso: il 98% dei votanti ha detto di sì. Così americani e russi sono tornati ad esprimersi sull’area con posizioni diametralmente opposte scrivendo un’inedita pagina della nuova guerra fredda: il segretario di Stato Antony Blinken ha chiamato il presidente guyanese Ali per rassicurarlo del "supporto incondizionato" degli Stati Uniti. Lo stesso giorno, l'addetto alla stampa del Pentagono John Kirby ha dichiarato che gli Stati Uniti continueranno a mostrare il proprio sostegno incrollabile alla sovranità della Guyana. Sull’altro fronte il ministro degli Esteri Lavrov ha incontrato più volte il presidente Maduro confermando il proprio appoggio in chiave anti-Washington.
La nave e l’esercitazioni
Un mese fa poi la guerra è sembrata a un passo per l’annuncio dell’arrivo nell’area di una nave della Marina britannica, di fronte alla quale Maduro ha risposto organizzando esercitazioni militari nei Caraibi. Il presidente ha descritto l'imminente arrivo della nave britannica Hms Trent sulle coste della Guyana come una "minaccia" per il suo Paese e ha sostenuto che il dispiegamento della nave viola un recente accordo tra le nazioni sudamericane, firmato ad Argyle, a Saint Vincent, all'inizio del mese. Ma il Governo di Georgetown ha descritto la visita della Hms Trent - una nave di pattugliamento e salvataggio che è stata recentemente utilizzata per intercettare i trafficanti di droga al largo della costa occidentale dell'Africa, è dotata di cannoni da 30 mm e di una piattaforma di atterraggio per elicotteri e droni - come un'attività pianificata volta a migliorare le capacità di difesa del Paese e hanno affermato che la visita della nave continuerà come previsto. Insomma, un clima non proprio pacifico che potrebbe trasformarsi col tempo in una crisi a poche miglia dalle porte degli Stati Uniti, chiamati in autunno ad elezioni presidenziali.