Petrolio. Eni, nel trimestre ancora rosso da mezzo miliardo. Shell, utile tagliato dell’80%
Per la compagnia italiana la perdita netta da 500 milioni di euro segue il passivo di 4,4 miliardi del secondo trimestre, mentre nei primi nove mesi la perdita netta ammonta a 7,84 miliardi
Ancora un trimestre in rosso per Eni, in un anno funestato dall'emergenza Covid, che ha affossato la domanda di carburanti. Il colosso energetico italiano archivia il periodo luglio-settembre con una perdita netta di 500 milioni di euro, dopo un passivo di 4,4 miliardi nel secondo trimestre, mentre nei primi nove mesi la perdita netta ammonta a 7,84 miliardi. Il risultato netto adjusted è poi negativo per 150 milioni nel trimestre e di 810 milioni nei nove mesi. Per quanto riguarda la produzione di idrocarburi, si contrae nel trimestre del 10% a 1,7 milioni di boe/giorno. Tuttavia gli analisti, come quelli di Ubs, Bernstein e Goldman Sachs, evidenziano nei loro report la "forte performance" di Eni nei settori dell'Exploration&Production, con numeri che si sono rivelati migliori delle stime in una fase di grande difficoltà.
Utile crollato, ma dividendo in aumento
È andata meglio al gruppo petrolifero olandese Royal Dutch Shell, che ha chiuso il terzo trimestre con un utile netto di 489 milioni di dollari, mentre l'utile rettificato si è attestato a 955 milioni di dollari (-80% rispetto al terzo trimestre del 2019). Nello stesso periodo, si legge in una nota della società, il fatturato del gruppo si è attestato a 44,72 miliardi di euro. In virtù dei risultati conseguiti nel trimestre, che sono inferiori a quello dello stesso trimestre del 2019 ma migliori rispetto alle previsioni di mercato, Royal Dutch Shell ha annunciato un aumento del 4% del suo dividendo trimestrale.
Repsol, perdita da 94 milioni
Anche il gruppo petrolifero spagnolo Repsol ha subito una perdita netta di 94 milioni di euro nel terzo trimestre, principalmente a causa degli effetti della pandemia globale. Il risultato è comunque migliore di quello registrato nel secondo trimestre, quando la perdita si era attestata a 1,9 miliardi di euro. L'utile netto rettificato ha raggiunto i 7 milioni di euro nel terzo trimestre. Nei primi nove mesi del 2020 la perdita netta è stata di quasi 2,6 miliardi di euro, per effetto della revisione al ribasso del valore delle rimanenze e di quello delle attività di esplorazione e produzione. Il gruppo ricorda di aver lavorato in un ambiente di estrema difficoltà, con un forte calo dei prezzi del petrolio e del gas e un "calo storico della domanda nel mondo".
Descalzi (Eni): siamo resilienti
"Risultati penalizzati dall'effetto combinato della recessione economica causata dal Covid-19, che ha ridotto la domanda energetica, e dalle condizioni di over supply di petrolio, gas e prodotti", ha spiegato l’azienda nel rendere pubblici i conti, che registrano comunque un utile operativo adjusted di 540 milioni, "in significativo miglioramento rispetto alla perdita del secondo trimestre", ma il confronto anno su anno (-75%) rimane penalizzato "dallo scenario ancora recessivo".
L'amministratore delegato, Claudio Descalzi, sottolinea che "di fronte a una crisi di dimensioni storiche, Eni ha dato prova di grande resilienza e flessibilità", spiegando che nel trimestre, a fronte di un calo di circa il 30% dei prezzi di petrolio e gas, e del 90% dei margini di raffinazione, "abbiamo conseguito ottimi risultati superando nettamente le aspettative del mercato". Per cui "i risultati conseguiti ci fanno guardare con fiducia alla ripresa della domanda, mentre continuiamo a perseguire il programma di transizione energetica". Guardando avanti, il gruppo si definisce quindi "ben posizionata per superare l'attuale downturn del mercato grazie alla resilienza del portafoglio di asset Oil&Gas a contenuto break-even ed alla solida situazione patrimoniale".