Saipem vuole vendere i suoi impianti di perforazione per ridurre i debiti
Si tratta della cessione di impianti di perforazione che adesso lavorano principalmente in Medio Oriente e in America Latina
Saipem vuole ottenere circa 1,5 miliardi di euro dalla vendita di asset e dalla rinegoziazione dei contratti per far fronte alla riduzione del debito e finanziare nuove iniziative per il prosieguo del business. Lo ha detto il management della società di servizi e soluzioni per il settore energia e infrastrutture durante la call con i giornalisti che ha seguito l'approvazione del bilancio 2021 e l'aggiornamento del piano.
Vendita di impianti di perforazione
Una buona fetta è la valorizzazione del drilling onshore, per cui Saipem ha in corso un negoziato su base esclusiva con un primario operatore internazionale. "L'esclusività è fino a fine maggio, alle fine del quale ci aspettiamo un contratto di vendita dell'asset", ha detto Alessandro Puliti, nuovo direttore generale di Saipem, specificando che si tratta della "somma di 83 impianti di perforazione che adesso lavorano principalmente in Medio Oriente e in America Latina. Ci aspettiamo un valore in eccesso al mezzo miliardo di euro". "Per le altre attività di valorizzazione, si tratta di operazioni che consentono di estrarre valore dalla flotta di navi per perforazione e installazioni offshore, che Saipem possiede e costituisce un asset rilevante - ha aggiunto - Diventa importante anticipare questa estrazione di valore. Fondamentalmente, vogliamo entrate in programmi di sale and lease back, dove il mezzo viene venduto e contemporaneamente noleggiato da Saipem per il lungo periodo. Ciò non influenza la capacità esecutiva di progetti, ma ci libera risorse immediatamente per ridurre il debito o acquisire altri mezzi che sono indispensabili al mantenimento della nostra attività. L'obiettivo più importante è dare robustezza al piano finanziario". "Questo richiede del tempo per essere eseguito (tra 2023 e 2024), mentre la valorizzazione del drilling onshore è attesa chiudersi entro il 2022, ha specificato.
Risanamento e aumento di capitale
Un'altra parte di questi 1,5 miliardi di euro viene dagli extra-costi su diversi contratti, per la società si sta muovendo per vedere il riconoscimento almeno parziale. Si tratta di circa 80-100 milioni di euro". Per quanto riguarda la manovra di risanamento, il CFO Antonio Paccioretti ha detto che la società non prevede "di dover far ricorso a cassa integrazione e contratti di solidarietà", mentre alcune persone nelle sedi esteri "potrà rientrare in Italia, ma non perderà posti di lavoro". Per quanto riguarda l'aumento di capitale, "abbiamo già accesi i motori e pensiamo di concluderlo entro fine anno, ma anche accelerare e farlo al più presto, al netto delle autorizzazione e delle condizioni di mercato", ha aggiunto. Puliti ha poi parlato di future "acquisizioni non di compagnie o asset, ma di contratti per perforazione a lungo termine, che sono nelle fase finali di negoziazioni con i clienti e che potremmo annunciare nelle prossime settimane".
La questione eolico offshore
Francesco Caio, amministratore delegato di Saipem, ha affrontato il tema della sottovalutazione dei rischi nell'offshore wind. "Per i contratti che abbiamo nel wind offshore, col senno di poi, l'azienda non ha allineato i rischi tecnologici e d'esecuzione - ha spiegato. Sono contratti non passati dal CdA e gestiti come se fossero progetti ordinari, ma non lo erano. Era la prima volta che ci cementavamo in questa tecnologia con assunzione di rischio molto importante. C'è bisogno di più costi e risorse, e lo stiamo facendo. Non vogliamo abbandonare il vento, ma vogliamo giocare una partita diversa. Vogliamo adeguare i nostri modelli al rischio, al ritorno e alla tecnologie di questo settore. C'è la volontà di fare joint venture per avere i mezzi necessari di fare il nostro mestiere. L'azienda c'è andata senza capire fino in fondo che non si trattava di un cliente storico oil e gas in grado di pagare di più in caso di problemi".