Shale gas. Un focus sulla rivista del Gme
Pubblicato il nuovo numero. Shale gas come principale driver della crescita globale. Il declino produttivo degli asset convenzionali da un lato, dall’altro l'elevato potenziale di risorse non convenzionali in alcune aree
È online, scaricabile dal sito www.mercatoelettrico.org, il nuovo numero della newsletter del Gestore dei Mercati Energetici (Gme).
La newsletter si apre con un intervento di Agata Gugliotta e Chiara Proietti Silvestri del Rie sugli sviluppi nella produzione di shale gas a livello mondiale. "Il crollo dei prezzi energetici ha messo a dura prova le compagnie o&g, costrette ad un taglio degli investimenti che ha interessato anche i progetti unconventional. Negli ultimi due anni, i progressi compiuti sono stati pertanto lenti e non scevri di criticità. Tuttavia, lo sfruttamento dello shale gas resta una priorità per diversi governi, motivata da una serie di ragioni: da una parte, il declino produttivo degli asset convenzionali, dall'altra, l'elevato potenziale di risorse non convenzionali in alcune aree che ne rende lo sviluppo una scelta quasi obbligata".
Nell'ultimo decennio, comunque, la shale revolution ha dimostrato come l'innovazione e la riduzione dei costi "non siano una prerogativa solo delle energie rinnovabili. Fattori tecnologici ed economici sono intervenuti vigorosamente nello sviluppo massiccio delle risorse di gas non convenzionale", ammettono Gugliotta e Proietti Silvestri.
Dall'analisi degli scenari internazionali emerge la prospettiva dello shale gas come principale driver della crescita produttiva globale: "Mentre l'Aie resta più cauta, indicando un apporto atteso nell'intorno del 40%, l'Eia Doe propone uno scenario più ottimista in cui lo shale gas è previsto contribuire per quasi il 60% della crescita produttiva mondiale di gas al 2040".
Da un punto di vista più strettamente regionale, proseguono le due analiste del Rie, "gli Stati Uniti si confermano protagonisti indiscussi della produzione a livello globale, sebbene si prospetti un ridimensionamento del loro ruolo rispetto ad altre aree di produzione". La Cina è considerata il paese "più dinamico" e secondo l'Aie lo shale gas dovrebbe coprire "oltre un quarto della produzione di gas cinese al 2040, percentuale che sale al 40% nel caso dello scenario dell'Eia Doe che eleva il paese a secondo maggiore produttore mondiale dopo gli Stati Uniti".
Per il resto, le stime sull'Argentina "indicano un forte aumento fino a superare i 40 miliardi di metri cubi", in Canada, la produzione "è destinata a crescere e a compensare la quota di gas convenzionale sempre più in declino". Mentre Messico e Algeria "rientrano tra i paesi più promettenti, considerato l'impegno politico dei governi nazionali verso il pieno sfruttamento delle risorse nazionali". Nonostante queste premesse, concludono Gugliotta e Proietti Silvestri "resta l'incertezza sugli effettivi sviluppi delle risorse unconventional nei diversi paesi", soprattutto per "la difficile replicabilità della rivoluzionaria esperienza nordamericana per lo specifico contesto geologico, regolatorio ed economico nel quale è maturata".
La nuova pubblicazione Gme riporta, inoltre, come ormai è consuetudine a gennaio, i dati annuali sulle contrattazioni del mercato elettrico per l'anno 2016.