TuttoTap – I lavori del gasdotto nel 2016
Nel progetto entra l’Enagas e Fluxys incrementa la partecipazione al 19%. Il pollaio delle contestazioni
La società spagnola Enagas è entrata a far parte di Trans adriatic pipeline (Tap), con una quota del 16%. Lo rende noto la stessa società Tap. Contemporaneamente Fluxys ha incrementato la sua quota azionaria dal 16% al 19%. Questo nuovo assetto è la conseguenza dell'acquisto da parte di Enagas e Fluxys del 19% di azioni precedentemente nel portafoglio di E.ON (9%) e Total (10%). Tap è la società che intende realizzare il gasdotto dall'Azerbaigian all'Italia, con approdo previsto sulla costa salentina di Melendugno (Lecce); progetto osteggiato dalle popolazioni locali e dagli ambientalisti.
L'azionariato di Tap è oggi composto da Bp (20%), Socar (20%), Statoil (20%), Fluxys (19%), Enagas (16%) e Axpo (5%).
"Tap è sempre stata una azienda aperta a nuove partnership strategiche - sottolinea in una nota Kjetil Tungland, managing director di Tap - e sono davvero felice di accogliere Enagas in Tap. Si tratta di una conferma per il nostro modello di joint venture che mette insieme produttori, operatori di rete e acquirenti del gas per sviluppare questo importante progetto".
Il presidente del board of directors di Tap Ag, Andy Lane, ringrazia E.On e Total per il contributo allo sviluppo di Tap, e nel dare il benvenuto quale azionista ad Enagas sottolinea che ciò avviene "nel momento in cui ci prepariamo al prossimo decisivo passo del progetto, l'inizio della costruzione di strade e ponti in Albania nei primi mesi del 2015".
I lavori di costruzione partiranno a breve. “All'inizio del 2016”, per un investimento di 5 miliardi di dollari sui 45 dell’intero progetto, e sarà completato nel giugno 2019 con avvio operativo dal gennaio 2020. Lo dice l’amministratore delegato del Tap, Giampaolo Russo. “Nessuno legge i documenti, ci sono 50 pagine dedicate alle alternative. Il parere di Via dato dal ministero dell'Ambiente è stato dato in maniera severissima. E le preoccupazioni che sono state espresse dai Beni culturali riguardavano solo un aspetto, quello della paesaggistica e non quello archeologico. C'è chi parla di cicatrice insanabile - sottolinea ancora Russo - ma in realtà non si vedrà nulla, è tutto sotto la sabbia. E questo proprio perché c'é da rispettare un vincolo che riguarda la presenza, sul fondale, di poseidonia. Per questo facciamo un microtunnel che parte dalla spiaggia, a 10 metri sotto la sabbia e si estende per 800 metri dalla costa. Proprio per superare la poseidonia”.
Dal fronte della contestazione contro il progetto, il presidente del Consiglio regionale della Puglia, Onofrio Introna, ha detto: "Approvo l'iniziativa del presidente della Regione Nichi Vendola, apprezzo la tempestività e gli obiettivi". Questo il commento alla convocazione dei sindaci di Melendugno e Vernole (che si è svolto il 30 settembre a Bari) per cominciare a definire un approdo della Tap (Trans adriatic pipeline) sulla costa pugliese, alternativo a quello di San Foca. "Ho sempre sostenuto - aggiunge - l'esigenza di una localizzazione pugliese meno impattante dello sbarco del gasdotto su una delle spiagge più belle del Mezzogiorno e ripongo molte aspettative sul confronto coi territori, per trovare un'intesa con il Governo e la società azera utile ad allontanare il passante dal ‘salotto’ di San Foca". Coinvolgere le Amministrazioni locali in un percorso propositivo "è la scelta giusta, Vendola ha colto il centro del problema", afferma Introna.
Un movimento anti-Tap è promosso dal comitato elettorale di un candidato alle regionali. Si chiama “Sì Democrazia” e aumenta il pollaio: sì al Tap a patto che non arrivi a Brindisi. Ecco il comunicato: “Rappresentare gli interessi economici e turistici delle popolazioni che si amministra, è legittimo e doveroso, ma è ancora più doveroso rispettare il desiderio, la volontà e la necessità per altri territori di decidere finalmente del proprio destino. Ovviamente ci riferiamo al territorio brindisino, indicato da più parti come soluzione ottimale per l'approdo del gasdotto. Brindisi, in conclusione, ricettacolo di tutto ciò che non è gradito agli altri. Questa ipotesi è inaccettabile e moralmente discutibile! Brindisi ha grossissimi e irrisolti problemi ambientali ed è irricevibile qualsiasi cosa possa aggravarli ed aumentarli. Sì Democrazia fa appello al senso di responsabilità del Presidente Vendola e alla serietà e senso del dovere istituzionale dei Sindaci del territorio leccese, affinché sappiano trovare una soluzione che non penalizzi altri territori e popolazioni già duramente provate. Brindisi ha già dimostrato di saper lottare con determinazione, sarebbe grave costringere nuovamente i Brindisini a difendere questa città e il territorio dall'ennesima ingiustizia”.