TuttoVenaria. Ecco quello che è stato deciso al G7 Clima, Energia e Ambiente di Torino
Il phase out del carbone entro il 2035 e l’accelerazione nella presentazione dei nuovi piani nazionali per il clima sulle emissioni da presentare entro il 2024 tra i risultati di un vertice che attende le future elezioni
I governi dei Paesi più industrializzati del mondo vorrebbero chiudere le centrali a carbone entro il 2035 e per il futuro ci sono rinnovabili, accumuli e fusione nucleare: per questo si sono impegnati "a eliminare gradualmente l'attuale produzione di energia da carbone nei nostri sistemi energetici durante la prima metà degli anni 2030, o in una tempistica coerente con il mantenimento di un limite di aumento della temperatura di 1,5°C a portata di mano, in linea con i percorsi net-zero dei paesi". È questo forse l’impegno principale del comunicato finale del G7 dei ministri dell'Energia e dell'ambiente che ha riunito a Venaria Reale nel torinese i ministri di Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d’America, oltre all’Unione Europea, nel quale si sottolinea l'impegno a "perseguire uno sforzo collettivo verso una riduzione del 35% entro il 2035 delle emissioni globali di metano da combustibili fossili, anche riducendo l'intensità delle emissioni di metano delle operazioni di petrolio e gas entro il 2030".
Che cosa si è ottenuto
Se per un esponente del governo italiano si parla addirittura di accordo storico, stando ai detrattori le 35 pagine del comunicato finale affrontano molti temi, senza tuttavia aggiungere molto alle decisioni già prese in sede di Cop28 pochi mesi fa. Si fa esplicito riferimento a quanto emerso a Dubai senza tuttavia portare nuove proposte sui fronti cruciali nella lotta al cambiamento climatico: riduzione delle emissioni climalteranti, investimenti in adattamento, finanza per il clima, compensazioni per perdite e danni.
In verità sul fronte riduzione delle emissioni una novità c’è, ma è davvero molto limitata: è stata decisa un’accelerazione nella presentazione dei nuovi piani nazionali per il clima sotto l’Accordo di Parigi, ora da presentare tra 9 e 12 mesi prima della Cop30, ossia entro dicembre di quest’anno rispetto alla scadenza iniziale di primavera 2025. Accelerazione che potrebbe effettivamente rilanciare l’ambizione nel foro multilaterale, solo però se i Paesi G7 presentassero piani effettivamente innovativi e ambiziosi, cosa poco prevedibile viste le imminenti elezioni europee (giugno 2024) e presidenziali negli Stati Uniti (novembre 2024).
La questione carbone
Il passaggio sull’uscita dal carbone è frutto certamente di un compromesso tra le diverse sensibilità dei Paesi del gruppo. Il testo, volendo lanciare un segnale politico forte in vista della prossima Cop (a Baku, in Azerbaigian) dice che: “I Paesi si impegnano a eliminare i livelli esistenti di generazione di elettricità da carbone non compensato da cattura e stoccaggio durante la prima metà dei prossimi anni ’30, oppure, secondo scadenze compatibili con l’obiettivo di Parigi di mantenere il riscaldamento globale entro +1,5°C entro la fine del secolo”. Si parla, innanzitutto, di emissioni da carbone relative al solo settore elettrico, pur prevalente nell’uso di questo combustibile fossile; aspetto non secondario, si fa riferimento (come del resto nei testi di Dubai) alle emissioni non compensate, ossia relative a quei settori dove è tecnicamente possibile abbattere le emissioni a tecnologie attuali senza ri-assorbire CO2 tramite tecnologie di cattura e stoccaggio, considerate inevitabili per alcuni settori. Quello che però colpisce maggiormente del testo è la voluta ambiguità della data-obiettivo, “la seconda metà degli anni ‘30”. Evidentemente alcuni Paesi non gradivano l’inserimento nel testo di scadenze puntuali, per non legarsi eccessivamente ad una deadline visto il contesto di grande incertezza energetica e geopolitica internazionale. Nel paragrafo successivo, si dice poi che tutto sommato la scadenza indicata potrebbe essere sostituita con una analoga, da identificare, purché si rimanga in linea con gli obiettivi di Parigi. Ci si affida dunque ad un’adesione politica senza scadenze che fa intravvedere un phase-out molto vago nelle tempistiche, non universale e solo parzialmente rispondente a quanto richiesto ormai da anni.
Finanza
Contraddicendo le aspettative di molti, il vertice di Venaria Reale non ha portato novità neanche sulla finanza specifica per perdite e danni, peraltro – casualmente – nello stesso giorno in cui si teneva, in contemporanea ad Abu Dhabi, la prima riunione del nuovo board del Fondo per perdite e danni istituito a Cop29. Ebbene, non sono arrivate nuove promesse di finanziamento del fondo rispetto a quanto raccolto a Baku pochi mesi fa ed in particolare gli Stati Uniti non hanno aggiunto niente ai 17,5 milioni di dollari promessi in quella sede; cifra irrisoria se confrontata alle responsabilità storiche del Paese ed alle promesse di altri, quali Italia, Francia e Germania con 100 milioni di dollari ciascuno.
Commenti
"Abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo dati, il G7 ha fatto un passo avanti, siamo stati un ponte tra la Cop28 di Dubai e la Cop29, manifestando la leadership dei paesi più industrializzati", ha affermato il ministro dell'Ambiente, Gilberto Pichetto, nella conferenza stampa al termine del vertice. Pichetto ha sottolineato "l'impegno forte sull'uscita dal carbone, la fonte di maggiori emissioni, con un obiettivo di uscita indicato nella prima metà del prossimo decennio. È la prima volta che si indica un percorso e un obiettivo". "Per la prima volta nella due giorni di Venaria si è sollevata la questione acqua con la nascita della Coalizione del G7 per l'acqua”.
“Un eccellente lavoro di leadership che ha portato il G7 ad adottare un accordo storico sul carbone. Ambiziosi ma realistici gli impegni sul fronte delle rinnovabili e degli accumuli e per la decarbonizzazione di trasporti e industria. Chiara la road map sul nucleare per accelerare gli investimenti nella fissione di nuova generazione e nella fusione”. Così la viceministra all’Ambiente Vannia Gava.
Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia del Wwf Italia dichiara: “Le conclusioni del G7 Clima, Energia e Ambiente possono aiutare il processo multilaterale sul clima a imboccare con decisione la strada del phase-out dei combustibili fossili. È importante che si sia dedicata attenzione all’attuazione delle decisioni della Cop28 di Dubai, in particolare triplicare le fonti rinnovabili e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030. I molti e giusti richiami a contenere il riscaldamento globale entro 1,5°C vanno resi impegni concreti e fattivi, soprattutto servono tappe e scadenze precise. Qualche segnale rilevante, per esempio sull'uscita dal carbone intorno al 2035. Però, c’è ancora troppo gas nel G7”.
“Se le aspettative rispetto a questo ministeriale G7 erano già abbastanza basse in termini di rilancio dell’ambizione per il clima, il comunicato finale dei ministri ha confermato la posizione attendista di molti attori al tavolo in vista delle prossime elezioni europee e negli Stati Uniti. La vaga promessa di uscita dal carbone nella produzione di elettricità entro una data non meglio precisata del prossimo decennio, pur rappresentando un segnale di vita politico, non basta da sola a salvare il vertice.” Questa la dichiarazione conclusiva di Serena Giacomin, presidente di Italian Climate Network.
Leggi il comunicato finale dei ministri del G7