Vale quasi 18 miliardi la cessione di Snam. Scaroni: “Saremo più solidi”
Il tesoretto comprende la cessione del 30% in Cassa Depositi e Prestiti e 11 miliardi del deconsolidamento del debito. L’ad ha parlato dell’interessi degli stranieri per la compagnia, segnalando che non sono solo i fondi sovrani a essere interessati, ma anche quelli specializzati in infrastrutture
Sei miliardi e mezzo complessivi dalla cessione del 30% di Snam a Cassa Depositi e Prestiti e 11 miliardi circa che alleggeriranno i conti con il deconsolidamento del debito. Ecco il tesoretto da 17-18 miliardi che il cane a sei zampe otterrà in seguito alla sua uscita da Snam stessa, tesoretto che potrebbe venire impiegato nella riduzione del debito, che scenderebbe così dagli attuali 27 a circa 10 miliardi di euro, un valore in linea con quello dei maggiori concorrenti internazionali e che permetterebbe al colosso petrolifero italiano di guadagnare forza e credibilità nei suoi rapporti con i governi dei Paesi in cui si appresta a investire.
A fare i primi calcoli dell'impatto sui conti è stato l'amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, al termine dell'assemblea dei soci che ha sancito il primo passo per l'uscita dal business delle reti attraverso l'annullamento di oltre 370 milioni di azioni proprie, che consente a Cdp di salire dall'attuale 26,37% al 29,06% e al Tesoro dal 3,93% al 4,34%. “Alla chiusura del bilancio 2013 - ha detto - Eni sarà finanziariamente molto più solida”. Scaroni ha anche spiegato che, al momento, ci sono pretendenti di due tipi: quelli “che vogliono solo azioni Snam, o pretendenti di azioni Snam che vogliono un po' di governance. Questo secondo gruppo lo mandiamo alla Cassa mentre con il primo gruppo ci trattiamo. Certo, le notizie, poi smentite, su un possibile blocco delle tariffe non ci hanno molto aiutato. Gli investitori cercano stabilità e i nostri potenziali compratori si raffreddano”.
Tornano forti, invece, le indiscrezioni di stampa su un interesse dei fondi del Qatar, Scaroni si è limitato a ribadire che tra i possibili acquirenti “non ci sono solo fondi sovrani, ma anche fondi specializzati in infrastrutture”, ma con questi dovrà trattare CDP, perché Eni non vuole più avere alcuna voce in capitolo sulla governance di Snam.