Studio Utilitalia, la raccolta differenziata è oltre il 50%, aumenta il porta a porta
Il servizio domiciliare arriva oggi al 38%, con un aumento del 12% in 10 anni; in testa le regioni del Nord che superano il 65%. Accelera anche il Sud
La raccolta differenziata, nel 2016, ha per la prima volta superato il 50% del totale della produzione rifiuti, con un incremento di quasi 4 milioni di tonnellate negli ultimi 5 anni. A fronte di questo incremento, i costi operativi diretti della raccolta sono passati da 2,6 miliardi di euro del 2007 a 3,4 miliardi di euro nel 2016, per un valore medio unitario per singola tonnellata che oggi ammonta a 126 euro a tonnellata. Il sistema di raccolta con modalità porta a porta rappresenta oggi il 38% del totale dei volumi, rispetto al 62% del sistema di raccolta stradale, con un aumento del 12% dal 2007 ad oggi. Questa la fotografia scattata dallo studio annuale sulla raccolta differenziata in Italia sviluppato da Utilitalia, in collaborazione con Bain & Company Italy, presentato a Roma.
Il rapporto “Analisi dei costi della differenziata in Italia”, giunto alla terza edizione, per la prima volta offre una visione integrata di tutte le tipologie di raccolta. Il campione coinvolto supera i 180 Comuni, rappresentativi del 29% del totale dei rifiuti urbani prodotti e di quasi il 30% del mercato nazionale, con una copertura geografica che va da nord a sud del Paese. Lo studio offre alcuni dati su tutte le principali voci che compongono il costo diretto di raccolta dei rifiuti, ossia i costi del personale operativo, i costi dei veicoli e degli strumenti operativi.
“C’è una doppia Italia – spiega il sottosegretario all’Ambiente Salvatore Micillo – : da una parte c’è il racconto delle ecomafie dall’altra quello delle eccellenze. La direzione che il ministro Costa, e quindi questo ministero, vuole portare avanti è quello dell’economia circolare; proveremo a far sempre meglio su questo. Vi chiedo di aiutarci – continua Micillo, rivolgendosi alle imprese ambientali – a poter parlare sempre di più di raccolta differenziata e sempre meno di ecomafie. I vostri consigli che vanno nella direzione dell’economia circolare saranno ben accolti dal ministero”.
“C’è un crescente impegno delle imprese per il miglioramento qualitativo e quantitativo della raccolta differenziata, per la sostenibilità ambientale - osserva Filippo Brandolini, vicepresidente di Utilitalia -, per la piena attuazione dei principi dell’economia circolare e per la riduzione delle frazioni non utilmente riciclabili. I risultati sono importanti soprattutto proprio nell’ottica del Pacchetto dell’economa circolare, che indica target ambiziosi da raggiungere non soltanto con una buona raccolta differenziata, ma anche grazie a un adeguato sistema di impianti per il riciclo e recupero. è per questo che continua a preoccupare l’insufficiente dotazione di impianti in alcune aree del Paese, in particolare per la frazione organica”.
Dall’analisi si evince come i buoni risultati siano il frutto degli importanti sforzi profusi sul tema da cittadini e imprese. Vanno bene le Regioni del Nord, ormai prossime o già altre l’obiettivo del 65%. Quelle del Sud mostrano accelerazioni importanti che potrebbero, anche nel breve periodo, spingerle ai livelli industriali di quelle più avanzate. Inoltre, l’aumento del porta-a-porta è particolarmente rilevante per comprendere le dinamiche di evoluzione dei costi. Questo sistema di raccolta si conferma infatti molto più oneroso rispetto a quello stradale: il porta-a-porta si attesta a 190 euro a tonnellata contro i 74 euro a tonnellata dello stradale. Il costo medio della raccolta differenziata è di 126 euro per tonnellata. Si tratta di un valore che cambia molto a seconda delle diverse categorie merceologiche: si passa dai 321 euro della plastica ai 191 della carta, dai 148 della frazione organica ai 90 del rifiuto residuo. L’incremento dei costi, in ogni caso, è stato mantenuto a livelli inferiori rispetto ad una loro evoluzione inerziale, con un efficientamento complessivo a livello di sistema superiore ai 400 milioni di euro all’anno.
Lo studio evidenzia poi una significativa variabilità sul territorio rispetto alla media; con differenze che possono arrivare anche al 300% a seconda della diversità del contesto – per esempio raccolte più onerose nei grandi centri urbani rispetto ai piccoli Comuni - e del tipo di modelli organizzativi. Guardando alle filiere del trattamento, invece, emerge che solo il 30% del totale dei flussi sono avviati, come prima destinazione, in impianti di proprietà delle stesse aziende che effettuano la raccolta, con un 70% destinato in impianti di terzi.