Agricoltura biologica: ipotesi di riforma e programmazione secondo l’Inea
I problemi del settore potrebbero essere superati dall’allargamento del mercato e dal rafforzamento delle imprese. Le prospettive della bioeconomia
Si è tenuta l'audizione informale dei rappresentanti dell'Istituto Nazionale di Economia Agraria (Inea) presso la XIII Commissione permanente (Agricoltura) della Camera dei deputati nell'ambito dell'esame della proposta di legge C. 302 Fiorio, recante la riforma della normativa nazionale sull'agricoltura biologica, della proposta di regolamento dell'Unione europea relativo alla produzione biologica e all'etichettatura dei prodotti biologici (COM(2014) 180 final) e della Comunicazione della Commissione europea - Piano d'azione per il futuro della produzione biologica nell'Unione europea (COM(2014) 179 final), recante disposizioni per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare con metodo biologico.
L'Inea è un ente pubblico istituito nel 1928, che svolge attività di ricerca, di rilevazione, analisi e previsione nel campo strutturale e socio-economico del settore agro-industriale, forestale e della pesca.
La relazione dell'Inea ha sottolineato la necessità di garantire, a livello comunitario, nazionale e regionale, la coerenza interna ed esterna di tutte le politiche rispetto ai numerosi fabbisogni del settore biologico italiano. Ha inoltre evidenziato che la riforma del Reg. CE 834/2007 sarà uno dei principali dossier agricoli del semestre italiano, e che è pertanto opportuno che l'Italia pervenga in tempi rapidi a una posizione condivisa a livello nazionale che la metta nelle condizioni di orientare - e possibilmente chiudere - la riforma sotto la propria presidenza.
Le principali questioni riguardano l'eliminazione delle deroghe, necessarie nella fase iniziale di sviluppo del settore, ma che possono costituire una barriera tecnica e un costo finanziario laddove il comparto dei mezzi tecnici bio è poco o nulla sviluppato e pertanto dovrebbe essere graduale e accompagnata da azioni per favorire lo sviluppo dei mezzi tecnici; la conversione completa delle aziende, che può comportare una contrazione della produzione delle aziende miste e scoraggiare la conversione di nuove aziende; il limite di cinque è troppo basso e quindi poco incisivo per la certificazione di gruppo per le piccole aziende; la problematicità dell'aumento della quota di provenienza regionale dei mangimi, soprattutto nel nostro Paese per la carenza di proteine vegetali biologiche di produzione nazionale. In tutti questi casi è opportuno che la riforma sia accompagnata con opportuni interventi attraverso il Piano nazionale e la politica di sviluppo rurale.
Infine è stato evidenziato come l'eccessivo ricorso agli atti delegati da parte della Commissione renda opaco il quadro normativo e dia incertezza agli operatori.
Per queste ragioni nei giorni scorsi l’Inea ha organizzato un seminario sulla bioeconomia nella nuova programmazione dello sviluppo rurale, incontro al quale ha aderito anche l’Associazione Chimica Verde Bionet. Il seminario è stato un momento di approfondimento, rivolto in primo luogo alle Regioni, sulle opportunità offerte dalla nuova programmazione a supporto della bioeconomia e della diffusione di tecnologie sostenibili, attraverso la presentazione di processi di innovazione lungo la filiera e buone prassi già adottati. Opportunità per incrementare l’innovazione e la competitività del sistema produttivo, la bioeconomia fornisce un utile punto di partenza perché comprende la produzione di risorse biologiche rinnovabili e la trasformazione di tali risorse e dei flussi di residui e sottoprodotti in prodotti a valore aggiunto quali alimenti, mangimi, bioprodotti e bioenergie.
“L’incontro – ha commentato Giovanni Cannata, commissario straordinario dell’Inea – vuole essere un laboratorio propedeutico ad altre iniziative, che sottolineano i diversi risvolti contenuti nelle politiche agricole 2014 -2020 e la pluralità di strumenti e finanziamenti disponibili. In particolare le opportunità offerte dalla bioeconomia, dalla produzione sostenibile di risorse rinnovabili e dalla loro conversione in cibo, biocarburante e bionenergia. Opportunità che possono essere declinate a vari livelli, compresi quelli delle regioni e delle imprese. Bisogna sempre tenere a mente che lo scenario in cui ci muoviamo è Horizon 2020, un contesto cioè in cui i mercati internazionali incoraggiano la competitività, favorendo la creazione di occupazione, crescita e sviluppo del territorio”. Al seminario hanno partecipato Antonio Di Giulio della Commissione Europea e Giuseppe Cacopardi, direttore generale dello Sviluppo rurale del ministero delle Politiche agricole.