L’agrochimica in acqua. Da Cambia la Terra l’allarme per l’atrazina
Chiesti vincoli sulle pratiche di coltivazione più inquinanti, soprattutto nella zona padana
“È necessario che in questa fase di revisione del Piano d'azione nazionale per la riduzione dei pesticidi (Pan) si applichino in maniera vincolante le linee guida per la tutela delle acque e siano definite misure concrete e vincolanti a partire dalle distanze sicurezza rispetto alle aree pubbliche frequentate dalla popolazione, alle abitazioni e alle coltivazioni biologiche, per evitare la contaminazione. Non si tratta di vietare, ma di chiarire che il sistema agroindustriale non può essere l'unico che sfugge alla regola del chi inquina paga", sottolinea Maria Grazia Mammuccini, portavoce della campagna Cambia la Terra, promossa da diverse associazioni.
Il rapporto nazionale pesticidi nelle acque, presentato da Ispra, disegna infatti una mappa dei corsi d'acqua e delle stesse falde sotterranee in cui la contaminazione da pesticidi continua a crescere e in cui - paradossalmente - sostanze come l'atrazina, bandite ormai 26 anni fa dai nostri campi, continuano a girare indisturbate nelle acque che poi ricaricano i nostri acquedotti. L'atrazina supera infatti i limiti di concentrazione consentita nell'8,3% dei punti di analisi delle acque sotterranee.
"La situazione, nonostante una generale tendenza alla diminuzione delle vendite dei pesticidi e diserbanti, è molto grave: nelle nostre acque e quindi in tutto l'ambiente e nella catena alimentare, i residui di sostanze che sono tossiche per la vita anche in concentrazioni infinitesimali stanno aumentando. Il caso dell'atrazina è emblematico: ancora supera i limiti nelle acque sotterranee. Di fatto abbiamo preso una sostanza fortemente dannosa e l'abbiamo messa in cassaforte, nelle falde acquifere".
"Le misure in atto - continua Mammuccini - non bastano: bisogna cambiare modello agricolo. Vediamo dalle mappe Ispra che la situazione più critica per l'inquinamento è in Pianura Padana: certo questo dipende dall'esistenza di una rete maggiore e più efficace che nel resto dell'Italia, ma anche dal fatto che lì si concentra il massimo dell'agricoltura intensiva e industriale del nostro paese. Il punto è prendere atto delle alternative che ci sono soprattutto per eliminare almeno le sostanze che maggiormente sono state individuate nelle acque, i diserbanti".