L’analisi di Ronchi: “Le Cop sono un momento di confronto utile ma non salvano il clima”
Le Cop non possono risolvere la situazione climatica, perché richiedono ampia partecipazione di Paesi. Ci sono interessi geopolitici ed economici evidenti, le lobby che sono presenti, i paesi produttori di fossili. Possono favorire il confronto, essere una sede interessante di confronto e anche di amplificazione. In occasione delle COP, si parla di più, i media ne parlano e i cittadini indirettamente partecipano
Non è la conference of the parties (Cop) a “stabilire se un processo di transizione energetica-climatica avrà successo” e tantomeno sarà l’unico strumento per “risolvere la situazione climatica”. Le Cop sono però un’occasione di confronto tra i Paesi e un modo per aumentare l’attenzione su un problema che deve riguardare tutti quanti. In altre parole le Cop possono “dare un po’ più di spinta o un po’ meno spinta” al processo di transizione; l’ultima che si è svolta a Baku “ne ha data un po’ di meno”. Lo ha detto il presidente della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile, Edo Ronchi, a margine delle premiazioni alla prima edizione del The Good Farmer Award promosso alcune settimane fa dal gruppo Davines di Parma.
“Dipende dalle aspettative – ha spiegato Ronchi -. Le Cop non possono risolvere la situazione climatica, perché richiedono ampia partecipazione di Paesi. Ci sono interessi geopolitici ed economici evidenti, le lobby che sono presenti, i paesi produttori di fossili. Possono favorire il confronto, essere una sede interessante di confronto e anche di amplificazione. In occasione delle Cop, si parla di più, i media ne parlano e i cittadini indirettamente partecipano”.
Ma “da Parigi la soluzione è affidata agli Ndcs (Nationally determined contributions), cioè gli impegni nazionali: dipende dall’impegno dei paesi e nei paesi e dall’impegno dei vari soggetti – ha proseguito -. Sappiamo che gli impegni attuali non sono sufficienti, non dobbiamo aspettare la Cop che lo scriva, ma sappiamo che dobbiamo accelerare e aumentare gli impegni”.
“Da questa Cop è uscito poco: è uscito che era difficile trovare i soldi, che per l’aiuto dei paesi in via di sviluppo ci sono le difficoltà a raggiungere quelle quote, cosa che già sapevamo in verità perché per raccogliere i 100 miliardi precedenti ci abbiamo messo più di 10 anni ed erano solo una piccola cifra. Questa Cop ha misurato quella difficoltà, ma non è la Cop che stabilisce se il processo di transizione energetica-climatica avrà successo o meno; può dare un po’ più di spinta o un po’ meno spinta, in questo caso ne ha data un po’ di meno”.