Animalìe. Così si fa: ora anche la Toscana vieta di tenere alla catena i cani
La giunta regionale modifica il regolamento che permetteva questa pratica in via eccezionale. Giani e Bezzini: “Così salvaguardiamo il benessere degli animali”. Carne da selvaggina, oltre 2.200 chili donati al Banco alimentare
Due notizie sugli animali dalla Toscana. La prima riguarda i cani: la Regione vieta di tenerli alla catena anche in via eccezionale. L’altra notizia riguarda gli ungulati e gli altri animali abbattuti per motivi di controllo ambientale o sanitario: le loro carni verranno donate alle famiglie povere.
Cani e catene
In Toscana non ci saranno mai più cani tenuti legati alla catena. Un divieto che varrà tutto l’anno e non solo d’estate come è stato anche pochi mesi fa, proibito con ordinanza dal presidente Giani in quel caso perché con il caldo e il pericolo di incendi i cani rischiavano di morire (come a volte è purtroppo successo). La giunta regionale ha messo mano al regolamento del 2011 che ancora, sia pur in via eccezionale e per un massimo di sei ore al giorno e catene lunghe almeno sei metri, prevedeva la possibilità di tenere un cane legato. La proposta di modifica è stata ora inviata in Consiglio regionale per acquisire il parere, obbligatorio, della commissione competente. Il fenomeno di tenere i cani legati alla catena è più diffuso di quanto si possa credere, ancora oggi e anche in Toscana; e il regolamento del 2011 non definiva in maniera precisa in quali casi eccezionali un cane potesse essere tenuto in questa condizione, lasciando di fatto il tutto alla discrezionalità dei singoli. Da qui la scelta di cancellarne la possibilità. La Toscana segue la strada già imboccata da Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Abruzzo, Puglia e provincia di Trento. Nei mesi scorsi il Consiglio regionale aveva votato, all’unanimità, una mozione in tal senso.
“Ho presentato la proposta in difesa dei nostri amici a quattro zampe” commenta il presidente della Toscana, Eugenio Giani. “Tenere un cane alla catena – aggiunge - può avere conseguenze assai negative sulla sua psiche e sviluppo fisico”. “Vietare questa pratica aiuterà ad accrescere il benessere degli animali” commenta l’assessore al diritto alla salute, Simone Bezzini. In Italia non esiste alcuna legge nazionale applicabile su tutto il territorio che vieti questa pratica. Con la modifica del regolamento, la Toscana vieta “la custodia del cane alla catena o con mezzi di contenimento similari”. Unica eccezione nel caso di “comprovate ragioni sanitarie o per urgenti misure di sicurezza”.
Selvaggina per i poveri
Sono 2.263 i chili di carne pregiata di selvaggina - per un valore commerciale di circa 45.000 euro - donati al Banco alimentare in beneficenza dai Cls-Centri di lavorazione selvaggina dal luglio 2021 ad oggi. È attualmente attivo il nuovo avviso pubblico, aperto a inizio novembre, che porterà ad una nuova fase di questo progetto, incrementando ulteriormente questo risultato. Al nuovo avviso hanno aderito sette Centri di lavorazione. I risultati ottenuti e il nuovo bando sono stati illustrati dalla vicepresidente della Regione Toscana ed assessora regionale all’agricoltura Stefania Saccardi, dall'assessore regionale alla salute Simone Bezzini, da Piero Ranfagni in rappresentanza del Banco alimentare e da Roberto Vivarelli presidente dell'Ambito territoriale di caccia di Siena in rappresentanza di tutti gli Atc toscani.
"Siamo lieti - ha detto Saccardi - di aver avviato un circolo virtuoso che, a fronte di un investimento regionale di circa 8000 euro, ha portato al Banco alimentare, e dunque sulle tavole delle famiglie meno abbienti, carne nobile per un valore oltre 5 volte superiore. Con il nuovo bando questo investimento sarà molto potenziato, dato che dalla fase sperimentale, che tra l’altro è venuta a coincidere con la gestione della pandemia, si passa ad una fase più strutturata e meglio organizzata”. Il controllo della carne degli ungulati abbattuti per fini di controllo numerico permette di capire come stanno gli animali selvatici e di monitorare l’eventuale presenza di patogeni. Le carni, infatti, prima di essere distribuite vengono ispezionate nei Centri di lavorazione selvaggina dai veterinari delle Asl, chiamati a condurre un’azione diretta di prevenzione e rilevamento precoce di eventuali malattie che possono colpire la fauna selvatica, e così garantendo al fruitore un prodotto di qualità che rispetti gli standard in materia di sicurezza alimentare. L’avviso pubblico per la distribuzione al Banco alimentare delle carni di ungulati è stato pubblicato sui siti istituzionali delle Asl toscane e sono in via di definizione gli elenchi dei soggetti idonei per la piena operatività dell’iniziativa. La Regione ha previsto con la delibera 961/2023 l’erogazione ai Cls dei rimborsi dei costi sostenuti attraverso le Asl, destinatarie per l’annata venatoria 2023/2024 (fino al 31 maggio) di un finanziamento complessivo di 40mila euro: 18.000 alla Asl Sud Est; 11.000 alla Nord Ovest; e altrettanti 11.000 alla Centro. Potranno essere destinati al Banco alimentare anche i capi provenienti dall’attività venatoria e di controllo regolamentata di soggetti terzi come Enti parco regionali, squadre di caccia al cinghiale, distretti di gestione degli ungulati, Afv (Aziende faunistico venatorie) e Aav (Aziende agrituristico venatorie). Le carcasse lavorate verranno affidate per la distribuzione al Banco Alimentare della Toscana, che è dotato di un’organizzazione e di una rete territoriale specifica e peculiare che consente la conservazione delle carni garantendo il rispetto degli obiettivi di sicurezza alimentare e la loro distribuzione.