Animalìe. In Trentino pompiere condannato per la macellazione di un porcellino
L’animale sfuggito alla proprietaria era stato trovato dai vigili i quali, invece di restituirlo, l’avevano macellato
Il Tribunale di Trento ha condannato alla pena di 1 anno e 6 mesi di reclusione e alla interdizione dai pubblici uffici uno dei tre pompieri volontari di Gardolo, rinviati a giudizio dalla Procura di Trento su denuncia della Lav. L’accusa era uccisione di animale (544 bis c.p) e peculato (314 cp).
L'uomo è stato condannato per essersi appropriato di un maialino tailandese e per averlo lasciato morire per poi macellarlo.
L’animale era fuggito dalla proprietaria ed era stato trovato dai vigili del fuoco di Gardolo, che l’avevano preso in custodia. Mentre la proprietaria dell’animale vagava nella notte nella foresta impervia alla ricerca del maialino, nella caserma dei Vigili del fuoco l’animale veniva macellato per essere cucinato.
“Una volta catturato l'animale - dice la Lega Antivivisezionista - , disapplicando la normativa in materia di soccorso di animali feriti o vaganti di cui all'art. 11 della Legge Provinciale 28/3/2012 n.4, nonché in quanto eventualmente applicabile, quella inerente il rinvenimento o abbattimento fortuito della fauna selvatica di cui all'art. 26 della legge provinciale 9/12/1991 n.24, uccideva o comunque lasciava morire il maialino, per poi sottoporlo a macellazione, conservandone le carni per il successivo consumo personale; successivamente sviando le ricerche della proprietaria, asserendo di averlo liberato nel bosco, recedendo da tale condotta solo allorquando si apprendeva che la stessa si era recata in quei luoghi di montagna (impervi, in pieno inverno) alla ricerca dell'animale”.
La Lav ha anche osservato le registrazioni delle telefonate fra la caserma dei pompieri e la stazione dei carabinieri intercettate durante l’indagine: si tratta di “inquietanti dichiarazioni emerse dalle intercettazioni telefoniche intercorse tra il personale dei Vigili del Fuoco e dei Carabinieri: per questo sollecitiamo un'indagine interna da parte del ministero degli Interni, al fine di accertare eventuali negligenze o complicità da parte di chi avrebbe dovuto controllare”.