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L’aria che tira. L’inquinamento padano risale, Legambiente accusa agricoltura e allevamenti

where Milano when Lun, 17/10/2022 who roberto

Le proposte dell’associazione: un piano di riduzione delle emissioni agricole, nuovi disincentivi alle auto, più treni e bus, limiti stagionali di velocità in autostrada

Nitrati da allevamenti e da fertilizzazionismog-torino.jpg, umidità naturale, effetto fotochimico del sole, polveri sollevate da preparazioni agricole dei terreni, alta pressione che impedisce ai venti di spazzare l’aria e, in alcune aree delle pianure padana, romagnola e veneta, risalgono i valori di contaminazione dell’aria sebbene gli impianti di riscaldamento non siano ancora attivi e il traffico di veicoli non mostri variazioni. Le fotografie dal cielo dei satelliti mostrano soprattutto un’aria resa opaca dall’umidità, effetto del sommarsi dell’evaporazione dovuto alla stagione ancora calda e soleggiata con l’umidità dei terreni per le prime piogge autunnali, soprattutto nelle zone della pianura a maggiore umidità e intensità agricola. Da qui la proposta della Legambiente e in particolare i comitati regionali del bacino padano, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Tra le idee, ridurre a cento all’ora il limite in autostrada.
Le articolazioni regionali dell’associazione ribadiscono la necessità di un’azione trasversale a scala nazionale e regionale perché l’Accordo per il miglioramento della qualità dell’aria nel bacino padano preveda azioni concrete per mantenere bassi i livelli di sostanze inquinanti nel corso della stagione invernale, a partire dal settore agricolo, il primo responsabile dell’inquinamento da polveri secondo l’ultima analisi effettuata dalle agenzie Arpa, fino al settore trasporti e riscaldamento domestico.
 
I dati 2021

Secondo i dati della Legambiente sullo smog, nel 2021 i livelli urbani di sostanze inquinanti misurati nei capoluoghi del Nord Italia avevano superato decisamente i valori suggeriti dalle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità, esponendo residenti e lavoratori a condizioni ambientali che secondo l’Oms potrebbero essere dannose per la loro salute.
 
Tre procedure Ue
Sono ancora presenti le condizioni che hanno portato l’Unione Europea ad aprire nei confronti dell’Italia tre procedure d’infrazione in materia di qualità dell’aria: la prima infrazione, la 2014/2147, si è “concretizzata” nel 2020 attraverso la sentenza di condanna da parte della Corte europea di giustizia (causa 644/18); per la seconda infrazione (2015/2043), relativa ai superamenti da NO2, la Commissione ha aperto un contenzioso facendo ricorso alla Corte europea di giustizia (causa 573/19) che, nel maggio 2022, le ha dato ragione e ci ha dunque condannato anche per questa seconda procedura. La terza, la 2020/2299 relativa ai superamenti per il PM2,5, è ancora agli inizi del procedimento.
L’Unione Europea sta per aggiornare la direttiva aria con la quale verosimilmente verranno adottati limiti più stringenti rispetto agli attuali.
 
Investire sul treno
“È fondamentale che le risorse pubbliche a disposizione vengano indirizzate verso le azioni più efficaci per ridurre l’inquinamento atmosferico, che devono riguardare traffico, riscaldamento e settore agricolo, che gli studi confermato essere molto impattante sulla qualità dell’aria”, sottolinea Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia congiuntamente ai presidenti dei comitati regionali di Legambiente dell'area padana. “Anche i fondi destinati al comparto delle infrastrutture di collegamento non possono essere sprecati per finanziare progetti vecchi e nuovi di autostrade, che sono causa di aumento delle emissioni: trasporto pubblico e infrastrutture ferroviarie devono essere al centro della strategia di investimenti delle Regioni sul trasporto”.
 
No a deroghe europee
“L’aggiornamento delle linee guida da parte dell’Oms e la prossima emanazione di una nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria devono essere uno sprone per i decisori politici italiani – ha dichiarato Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – : non si dovranno chiedere deroghe all’Unione Europea, ma occorrerà dimostrare di saper spendere in modo saggio le risorse europee per favorire una vera transizione ecologica. Oltre alle proposte che riguardano la mobilità su scala urbana che chiediamo da tempo, riteniamo infatti necessaria un’azione trasversale e coordinata, per consentire all’accordo per la qualità dell’aria del bacino padano di arrivare a risultati concreti riducendo il più presto possibile il livello di inquinamento atmosferico”.
 
Le proposte della Legambiente
Partendo dal settore agricolo, che ha una responsabilità di primo piano per quanto riguarda l’emergenza smog invernale, occorre innanzitutto rafforzare il sistema dei controlli, parallelamente al sostegno all’applicazione delle soluzioni tecnologiche più avanzate per ridurre le emissioni. Per questo, le Regioni dovranno definire una programmazione dedicata del Piano Strategico della Pac (Politica Agricola Comunitaria) che allochi risorse per investimenti finalizzati alla riduzione delle emissioni di ammoniaca, inquinante responsabile della formazione delle polveri sottili, per il quale ad oggi non sono state ancora adottate politiche incisive.
Serve inoltre che le Regioni, insieme alle associazioni di categoria, definiscano un programma per la riduzione del carico zootecnico, portandolo a livelli compatibili con i limiti posti dalla direttiva Nitrati per ridurre complessivamente i quantitativi di composti dell’azoto che oggi impattano sull’aria e sui corpi idrici.
È necessario, sempre per limitare le emissioni di ammoniaca, che il recente decreto interministeriale sull'utilizzo del digestato ottenuto da liquami ne imponga l'impiego in campo esclusivamente attraverso tecniche che ne assicurino l'immediato interramento.
Per quanto riguarda il settore dei trasporti occorrono risorse per rendere il Trasporto Pubblico Locale competitivo rispetto alla mobilità automobilistica, sia da quello dei mezzi disponibili, sia dal punto di vista del personale soprattutto in alcuni capoluoghi.
 
La richiesta: in autostrada a cento all’ora

È importante, in parallelo, un intervento del Governo sui limiti di velocità in autostrada per limitare le emissioni provenienti dal traffico su lunga distanza: ad esempio si può agire riducendo a 100 chilometri l’ora la velocità massima nel corso dei mesi invernali (ottobre-marzo), velocità che si dimostra essere adeguata a garantire una sostanziale riduzione nelle emissioni, come ha sottolineato l’Agenzia Europea per l’Ambiente.
E ancora, un sostegno alla riconversione degli impianti di riscaldamento: a fronte dell’innalzamento del prezzo dei combustibili fossili, in particolare del metano, è atteso un incremento dell’utilizzo degli impianti di riscaldamento a biomassa (stufe e camini), che tuttavia già negli anni passati hanno contribuito negativamente alla qualità dell’aria. Tra le proposte della Legambiente ci sono anche la messa a punto di azioni di informazione e sensibilizzazione dei cittadini e forme di incentivazione che promuovano, insieme al processo di transizione degli impianti di riscaldamento verso i sistemi elettrici (pompe di calore) e all’efficientamento degli edifici, la sostituzione degli impianti a biomassa obsoleti con quelli moderni a basse emissioni.

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