Arriva la barca “acchiappa-plastica” per salvare il Mediterraneo
Il progetto italiano “Plastic buster” è stato illustrato – insieme ad altre invenzioni verdi – alla First Siena solutions conference. Una tartaruga marina nel corso della vita ingoia 143 diversi tipi di plastiche
Che cosa mangia una tartaruga del Mediterraneo durante la sua vita? E una balena? Plastica, molta plastica, come testimoniano i ricercatori dell’università di Siena da tempo impegnati nel monitoraggio della salute degli animali e delle acque marine.
Nello stomaco di una tartaruga sono stati trovati, per esempio, fino a 143 frammenti di plastiche di tutti i tipi. Dei tre miliardi di rifiuti che invadono il mare nostrum, tra il 70 e l’80% è infatti costituito da plastiche che contaminano la fauna marina e la catena alimentare fino al pesce che arriva sulle nostre tavole. Quali soluzioni possono essere applicate per meglio conoscere e quindi mitigare questo fenomeno? Una proposta pratica e subito applicabile arriva dal progetto “Plastic buster”, una soluzione presentata, insieme ad altre cinque selezionate nel mondo, la scorsa settimana (3-5 luglio) alla certosa di Pontignano, nel senese, nella giornata conclusiva della conferenza internazionale First Siena solutions conference sustainable development for the mediterranean region.
L’evento, dedicato alla sostenibilità, è promosso nell’ambito della rete Onu Sustainable development solutions network.
Dalla Toscana alla Tunisia – Un’imbarcazione ecologica con ricercatori e strumenti scientifici farà il giro del Mediterraneo, dalla Toscana a Gibilterra fino alla Tunisia, per “acchiappare” le plastiche, mappandone la diffusione, studiandone gli effetti sugli animali marini, per progettare come ridurre la presenza di questi rifiuti. “Plastic buster” è un progetto presentato dal dipartimento di Scienze fisiche dell’ateneo di Siena e ha già ottenuto l’adesione di trenta enti di ricerca e istituzioni internazionali.
L’obiettivo è fare una fotografia completa delle macro e microplastiche riversate nel Mediterraneo.
Tetti che rimangono freddi – Ma non sono solo pensate per il mare le “solution” presentate alla conferenza. Pannelli solari nelle aree rurali palestinesi, tetti che rimangono freddi e combattono il riscaldamento globale, eco-materiali che preservano il fondale marino: sono alcune delle proposte – concrete e immediatamente realizzabili, hanno spiegato gli studiosi – per migliorare la sostenibilità dello sviluppo nei paesi del Mediterraneo.
In tutto sono state 38 le proposte giunte attraverso una call internazionale da atenei, studenti universitari e singoli studiosi.
Clini: coinvolgere la società civile – La conferenza è stata organizzata dal Med Solutions di Siena (medsolutions.unisi.it), che fa parte della rete Onu Sustainable development solutions network guidata dall’economista Jeffrey Sachs e lanciata a settembre 2012 dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon. “Iniziative come questa rappresentano un prezioso e valido contributo al difficile dibattito in corso sullo sviluppo sostenibile. Le sfide che ci troviamo ad affrontare come comunità internazionale non possono essere risolte senza il pieno coinvolgimento della società civile”, ha commentato il direttore generale del ministero dell’Ambiente, Corrado Clini.
Guarda subito tutti i contributi dalla conferenza!