La Basilicata studia delibere “ambientali” (e contro le rinnovabili)
Invece di definire le aree in cui sono vietate le fonti fossili, la Regione definisce le aree in cui sarà vietato adottare fonti pulite d’energia
Tre delibere di giunta che vogliono definire la strategia di contrasto alle fonti pulite d’energia, di tutela dell'ambiente e del territorio della Regione Basilicata sono state presentate a Potenza dall'assessore ad Ambiente, infrastrutture, opere pubbliche e trasporti Aldo Berlinguer. Il primo provvedimento individua “le aree ed i siti non idonei all'installazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili”; il secondo va ad approvare il Piano di gestione per i siti Natura 2000 dell'arco jonico lucano; il terzo concerne il piano di riparto dei 7,5 milioni assegnati dalla Protezione civile per interventi strutturali e di miglioramento sismico nei confronti di edifici strategici come scuole e ospedali e di edifici privati.
Nel corso dell'incontro, Berlinguer ha presentato anche il Catalogo online dei dati ambientali, che consentirà di accedere alle informazioni ambientali su ogni sito in modo chiaro e trasparente, ed i progressi riguardanti l'iter istitutivo del Parco regionale naturale del Vulture, dopo l'approvazione della determina dirigenziale.
“Un primo provvedimento individua i siti non idonei a ospitare impianti di energie rinnovabili. Non siamo di fronte ad un divieto assoluto. Ma dopo il nostro provvedimento, in alcune aree prima di andare ad installare impianti, bisognerà rifletterci bene”.
Quindi invece di vietare l’uso di combustibili fossili nelle aree di pregio o quelle più sensibili, la Regione fa l’esatto contrario e sarà “sconsigliato” adottare tecnologie rinnovabili dove c’è dissesto idrogeologico, dove venga praticata agricoltura intensiva, dove c’è particolare interesse naturalistico o storico, alle aree rurali. “In tutte queste zone, ben individuate, viene sconsigliato installare quel tipo di impianti”.
Per il piano di gestione per la costa ionica, “abbiamo individuato una serie di precetti ma anche di criteri da osservare, ad esempio per quello che riguarda la pesca a strascico o la conservazione della duna. Con il Piano andiamo a regolamentare l'area di protezione verso il mare, ci interessiamo del problema dell'erosione o dello sviluppo turistico sul piano dei lidi. Abbiamo voluto mettere a sistema tutta una serie di prescrizioni, di obblighi e di linee di indirizzo per quella parte di territorio, dopo una lunga concertazione con gli enti locali. Si tratta, tra l'altro di un documento con il quale andiamo a rafforzare il nostro no nella battaglia contro i permessi di ricerca degli idrocarburi nel mare”.