Che clima che fa. Soddisfatti o insoddisfatti, questi i pareri sulla Cop28 di Dubai sul clima
Che cosa sono i “tipping point”. L’allarme del Wwf: “Nel testo presenti trappole e false soluzioni dettate dagli interessi fossili”. Soddisfatta Vannia Gava
Il 12 dicembre si è chiusa a Dubai, con un profluvio di commenti e dichiarazioni, la Cop28 sul clima. Scegliamo alcuni dei pareri e dei temi discussi nell’evento promosso dall’Unfccc dell’Onu.
Italian Climate Network
Commenta Serena Giacomin, presidente dell’Italian Climate Network: “La Cop28 di Dubai introduce per la prima volta nella storia delle Conferenze sul clima sotto l’Unfccc una chiara ed esplicita citazione della necessità di uscire dalle fonti fossili (tutte) a livello globale. Iniziando a lavorare sull’uscita, accelerando gli sforzi transitioning away entro il 2030 (quindi nei prossimi cinque anni), con l’obiettivo di arrivare a emissioni nette zero a livello globale entro il 2050, in linea con la scienza. Il compromesso è arrivato su una formulazione nuova, fuori dal recinto mentale phase-out versus phase-down, come del resto ci aspettavamo. Restano due velocità, un distacco ancora molto evidente tra scienza e politica. Certo, occorrerebbe camminare svelti senza indugio applicando le ampie conoscenze che la scienza ci offre con evidenze esplicite ormai da decenni. Ma, se dal punto di vista scientifico restano insoddisfazione e preoccupazione, dal punto di vista politico la Cop28 compie un passo importantissimo: la menzione esplicita approvata da quasi 200 Paesi del mondo alle fonti fossili e alla necessità impellente di un abbandono del loro utilizzo da parte di tutti. Si sancisce, così, un impegno approvato su carta alla transizione dai grandi Paesi emettitori, oltre che da quelli vulnerabili e in via di sviluppo più determinati ad agire. Come movimento della società civile raccoglieremo questa opportunità per portare avanti con ancora più determinazione e risolutezza l’azione per il clima affinché le due velocità diventino il prima possibile una sola.”
I cinque tipping point
Presentato il 6 dicembre alla Cop28, il Global Tipping Points Report è una valutazione autorevole dei rischi e delle opportunità dei punti di svolta sia negativi che positivi nel sistema Terra e nella società. Secondo il rapporto, cinque importanti punti critici sono già a rischio di essere superati a causa del riscaldamento in questo momento e altri tre sono minacciati nel 2030 mentre il riscaldamento globale supera 1,5 gradi. Il danno totale causato dai punti di non ritorno negativi sarà di gran lunga maggiore del loro impatto iniziale. I punti di non ritorno negativi mostrano che la minaccia posta dalla crisi climatica ed ecologica è molto più grave di quanto comunemente si pensi e ha una portata mai affrontata prima dall’umanità. Se la temperatura globale dovesse superare di 1,5 gradi quella del periodo preindustriale (usata come riferimento negli accordi internazionali come quelli di Parigi) potrebbero verificarsi delle serie criticità: sciogliersi le piattaforme di ghiaccio della Groenlandia e dell'Antartide occidentale, le enormi aree di permafrost nordamericane, cambiare la corrente nel Mare del Labrador e danneggiarsi gran parte delle barriere coralline tropicali. Tra i 2 e 4 gradi di aumento perderemmo altri meccanismi cruciali che regolano il clima, come quelli che generano le piogge torrenziali nel Sahel e in qualche modo limitano la desertificazione a sud del Sahara, mentre oltre i 4 gradi perderemmo definitivamente anche tutti i ghiacci antartici e la corrente Atlantica.
Il Wwf
La conclusione della Cop28 di Dubai rappresenta un momento significativo per l'azione globale per il clima: i Paesi presenti al vertice delle Nazioni Unite sul clima hanno concordato di “transitare fuori dai combustibili fossili”, ma non si sono impegnati per la completa eliminazione di carbone, gas e petrolio. Manuel Pulgar-Vidal, responsabile globale del clima e dell'energia del Wwf e già presidente della Cop20 quando era ministro peruviano dell’Ambiente, ha dichiarato: "La Terra come la conosciamo è in ginocchio ma non è spacciata, dato che i Paesi alla Cop28 hanno concordato di transitare fuori dai combustibili fossili, ma non si chiede ancora la completa eliminazione del carbone, del petrolio e del gas. Tuttavia, la decisione di abbandonare i combustibili fossili rappresenta un momento significativo. Dopo tre decenni di negoziati sul clima delle Nazioni Unite, i Paesi hanno finalmente spostato l'attenzione sui combustibili fossili inquinanti, che causano la crisi climatica. Questo risultato deve segnare l'inizio della fine dell'era dei combustibili fossili”. Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia del Wwf Italia, ha affermato: “Il testo finale rappresenta un miglioramento rispetto all’ultima versione, che era inaccettabile, anche se è ancora molto permeato e influenzato dalle lobby fossili e da quelle delle false soluzioni (nucleare, cattura e stoccaggio del carbonio). Pessima la menzione dei combustibili per la transizione, una transizione che gli interessi del gas tendono a rendere infinita ed enormemente più dispendiosa, proprio perché consistenti fondi tengono in piedi il sistema fossile. Controproducente anche l’inclusione di nucleare e cattura e stoccaggio del carbonio, elencati come tecnologie a zero e a basse emissioni”.
Vannia Gava
“Dopo una intensa notte di trattative, che ho seguito in collegamento con i negoziatori, esprimo grande soddisfazione per l’esito dei lavori della Cop28, che ha raggiunto un accordo storico, difficilissimo sì ma, per la prima volta, serio e realistico, assunto all’unanimità. Ringrazio il presidente, Sultan Al Jaber, per aver saputo guidare i lavori con straordinaria diplomazia e pragmatismo. Siamo ciò che facciamo, è vero. Ed ora tocca a tutti declinare con azioni concrete gli impegni presi”. Lo dichiara la viceministra all’Ambiente Vannia Gava.