Costretta da Bruxelles e dal Governo, la Sicilia rilascia l’Aia per sei impianti
Dopo anni di paralisi totale, dopo sentenze europee e dopo diffide di Roma, finalmente la Regione completa l’iter per gli stabilimenti bloccati. Soddisfatta l’assessore Mariarita Sgarlata: apprezzamento per i “tempi brevissimi”
Minacciata dalla Ue e da sentenze della Corte europea di giustizia, obbligata dal Governo di Roma, la Regione Sicilia dopo anni di inattività è stata costretta a rilasciare l'Aia (Autorizzazione integrata ambientale) ai sei impianti siciliani per i quali il Consiglio dei Ministri del 13 giugno, su proposta del ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti, aveva diffidato la Regione, richiedendole la definizione dei provvedimenti di conclusione degli iter autorizzativi entro il 24 giugno.
Nel dettaglio, l'assessorato al Territorio e Ambiente della Regione ha rilasciato l'Aia ai sei stabilimenti per i quali era stata contestata all'Italia la mancata attuazione della sentenza della Corte di Giustizia europea del 31 marzo 2011.
Si tratta della Buzzi Unicem spa di Augusta, la Bonifiche di Palermo, la Fiat (impianto Ippc di verniciatura autoveicoli) e Fenice (distribuzione energetica) di Termini Imerese, la Siaz Mangimi La Versa di Piazza Armerina e la LF LaterSiciliana di Collesano.
"Il positivo completamento delle procedure - commenta il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti - arriva in tempo utile a scongiurare i rischi connessi al mancato rilascio dell'Aia per le aziende interessate, che avrebbe comportato la chiusura dei sei impianti produttivi per ritardi dell'amministrazione, nonché il rischio di vedere l'Italia condannata dalla Corte di Giustizia europea al pagamento di ingenti sanzioni pecuniarie".
Da notare il commento dell'assessore regionale al Territorio Mariarita Sgarlata, la quale senza alcun umorismo, esprime apprezzamento per il risultato raggiunto e sottolinea come "in tempi brevissimi" si sia riuscito a recuperare "un ritardo che si era accumulato negli anni e che avrebbe determinato gravissimi danni sia in termini occupazionali, con la chiusura di ben sei impianti, che in termini di gravissime sanzioni da parte dell'Unione europea, che avrebbero causato all'intera Regione siciliana seri danni economici".