Dissesto – Arriva il modello Enea sulla pianificazione sostenibile
I dati del rischio idrogeologico diventano uno strumento per progettare il territorio
Negli ultimi mesi il territorio italiano è stato messo a dura prova da una serie di eventi meteorologici eccezionali, che hanno determinato l’esondazione di diversi corsi d’acqua e l’innesco di numerosi fenomeni franosi, soprattutto in Sardegna, Liguria, Toscana e Lazio. In un paese geologicamente giovane come l’Italia, e di conseguenza fortemente soggetto a fenomeni franosi, il dissesto idrogeologico è amplificato da diverse tipologie d’intervento umano, come l’abbandono delle aree montane, la canalizzazione e la cementificazione dei corsi d’acqua, la impermeabilizzazione delle superfici naturali che determina l’aumento del deflusso superficiale delle acque piovane a discapito dei processi di infiltrazione e la crescente urbanizzazione di aree soggette a frane e inondazioni.
Per contribuire a definire le mappe delle aree più pericolose, propedeutiche a una migliore opera di prevenzione, negli ultimi quindici anni l’Enea ha condotto campagne di studio in aree colpite da eventi franosi registrati in territori particolarmente vulnerabili come la Versilia e i comuni di Cervinara (Avellino), Giampilieri (Messina), Scaletta Zanclea (Messina), San Fratello (Messina) i bacini dei Torrenti Virginio (Firenze) e Fiumicino (Roma). Gli studi hanno permesso di evidenziare le criticità geomorfologiche che sono all’origine di tali eventi. Nello specifico, è emerso che tra i fattori di attivazione dei movimenti franosi ci sono lo stato di abbandono dei sistemi di terrazzamento dei versanti e dei relativi circuiti di drenaggio superficiale, il sovraccarico dei versanti causato dallo sviluppo di vegetazione boschiva in aree precedentemente coltivate e l’incuria dei versanti sovrastanti i percorsi stradali e i tagli stradali stessi.
In seguito a tali studi L'Enea ha sviluppato una metodologia innovativa volta alla quantificazione della pericolosità da frana che può rappresentare uno strumento chiave nella messa a punto di politiche di pianificazione territoriale sostenibile, nella redazione di piani di protezione civile e nella definizione di interventi strutturali diretti alla mitigazione del rischio.
In particolare, la metodologia Enea si concentra sull’analisi dei fattori di carattere naturale e antropico, responsabili del livello di pericolosità di un territorio, consentendo di stimare l’intensità sia riguardo a eventi franosi occorsi in passato sia riguardo a eventi futuri. Inoltre fornisce un contributo alla definizione di soglie pluviometriche di innesco indispensabili per la predisposizione di sistemi di allerta rapida.