La guerra chimica. Così Bruxelles si prepara a rinnovare la licenza al glifosate
Entro il 13 ottobre la decisione sull’autorizzazione al popolare diserbante per il quale si cercano sostituti altrettanto efficaci, economici e a basso impatto ambientale
La Commissione europea propone di rinnovare per 10 anni l’autorizzazione all’utilizzo in Europa del glifosate. La discussione del regolamento di esecuzione che la Commissione Ue ha inviato agli Stati membri è cominciata nei giorni scorsi e dovrebbe concludersi con una decisione entro il 13 ottobre, con l’obiettivo di approvare il regolamento entro lo stesso mese. Se la licenza d’uso venisse confermata, il glifosate sarebbe utilizzabile fino al 15 dicembre 2033.
Il glifosate (glyphosate, glifosato) è un diserbante che agisce nei meccanismi vitali delle piante portandole a seccarsi. Viene assorbito dalle foglie; ha una ridotta penetrazione nel terreno, dove viene degradato dai batteri; ha una bassa tossicità per gli animali; costa poco; viene prodotto da molte aziende poiché è scaduto da molti anni il brevetto, che era della statunitense Monsanto (azienda acquisita dalla tedesca Bayer), e quindi non ci sono esclusive alla produzione. Una tossicità più alta viene rilevata sui prodotti commerciali in vendita, i quali per aumentarne l’efficacia contengono composti più pericolosi del glifosate.
La proposta Ue
La proposta della Commissione fissa limiti, tra cui divieto d’uso del glifosate per il disseccamento del raccolto, e propone fasce tampone nei campi di almeno 5-10 metri. La licenza per il mercato Ue è stata rinnovata l’ultima volta nel 2017 per soli 5 anni in attesa che studi accertassero una cancerogenicità finora non dimostrata. L’Efsa (l’agenzia europea sulla sicurezza alimentare) finora non ha individuato alcuna “area critica di preoccupazione” per gli effetti nell’uomo, negli animali e nell’ambiente che possa impedire l’autorizzazione dell’erbicida. Lo scorso luglio il parlamento austriaco ha votato a favore del bando totale del glifosate.
Il ruolo economico
La Bayer, che eredita la posizione commerciale della Monsanto ed è ancora il principale produttore di glifosate, ha rivisto al ribasso le previsioni economiche per il 2023 “soprattutto causa di un ulteriore significativo calo delle vendite di prodotti a base di glifosati”, pari a circa 2,5 miliardi di euro in meno su un fatturato di oltre 50 miliardi. È usato per liberare dagli infestanti le colture, con un’efficacia maggiore rispetto a diserbi meccanici che sono più faticosi, costosi e favoriscono l’erosione del suolo, ma viene utilizzato anche come strumento colturale per disseccare i raccolti al momento giusto. Inoltre il glifosate si può associare a colture modificate geneticamente in modo da resistere al prodotto; da ciò la lotta di diverse organizzazioni ecologiste contro il composto. Il glifosate ha struttura simile alla glicina, un amminoacido, e interrompe la sintesi di tre amminoacidi (triptofano, tirosina e fenilalanina), bloccando un enzima chiamato 5-enolpiruvilshikimato 3-fosfato sintetasi.
Il ruolo politico
Austria, Francia e Germania sono i Paesi che più si oppongono all’uso del glifosate, poiché sentono il peso politico di molti elettori, e la politica si fa sentire a meno di un anno dalle elezioni per il nuovo Parlamento europeo fra gli agricoltori, consumatori, ecologisti, lobby e la neutralità della scienza. Negli Stati Uniti diversi giudici hanno condannato la Monsanto (e la Bayer) a risarcire persone che ritenevano di essersi ammalate a causa del prodotto.