Gli italiani e il clima. Per i giovani l’ambiente è determinante anche per scegliere il posto di lavoro
L'85% dei ventenni italiani è favorevole all'etichettatura “climatica” dei prodotti alimentari per contribuire a ridurre l’impatto ambientale. Il 64% sarebbe disposto a pagare di più per alimenti amici del clima
I giovani italiani sono attentissimi al tema climatico, al punto da scegliere il posto di lavoro anche sulla base dell’impegno climatico. Emerge da un sondaggio condotto dalla Banca europea degli investimenti, braccio finanziario dell’Unione europea e uno dei maggiori finanziatori multilaterali mondiali di progetti in campo climatico. L'81% dei ventenni italiani considera l'impatto climatico delle attività di un potenziale datore di lavoro un fattore rilevante nella scelta di un impiego, e il 25% addirittura afferma che è una priorità assoluta. L'85% è favorevole all'etichettatura generalizzata dei prodotti alimentari per contribuire a ridurre l’impatto su clima e ambiente. Il 64% sarebbe disposto a pagare di più per alimenti prodotti con criteri di attenzione al clima. Il 64% è favorevole alla creazione di un sistema di bilancio del carbonio per fissare un tetto ai consumi climaticamente più nocivi.
Comportamenti individuali e misure governative più stringenti
La guerra in Ucraina e le sue conseguenze, tra cui l'aumento dei prezzi dell'energia e l'inflazione, hanno accresciuto in modo significativo le preoccupazioni delle persone riguardo al calo del potere d'acquisto. In Italia, tuttavia, i cambiamenti climatici restano una delle maggiori sfide che il paese deve affrontare (il 56% degli italiani colloca il degrado climatico o ambientale tra le tre principali sfide nazionali). Oltre tre quarti degli intervistati (80%) affermano di essere convinti che il loro comportamento possa fare la differenza nell'affrontare l'emergenza climatica, una percentuale di 8 punti percentuali superiore alla media Ue.
Sono in molti a ritenere che il governo abbia un ruolo da svolgere quando si tratta di spingere i singoli a modificare il proprio comportamento.
Tre quarti degli italiani (76%) sono favorevoli a misure governative più stringenti che impongano un comportamento diverso delle persone di fronte ai cambiamenti climatici (l'82% degli intervistati sotto i 30 anni sarebbe favorevole a questo tipo di misure).
La scelta di un nuovo lavoro
Con l’entrata di nuovi soggetti nel mercato del lavoro ogni anno, le considerazioni sulle questioni climatiche tra coloro che affrontano la scelta di un datore di lavoro diventano sempre più diffuse. La maggior parte della popolazione (75%) afferma già che è importante che un potenziale datore consideri la sostenibilità un aspetto prioritario.
Per il 25% dei candidati a un posto di lavoro, la sostenibilità è perfino una priorità assoluta. Questa maggioranza è generalizzata e abbraccia tutti i vari orientamenti politici e livelli di reddito.
Limitare i consumi individuali
Quasi due terzi degli italiani intervistati (64%) vedono di buon grado la creazione di un sistema di bilancio del carbonio che destinerebbe un numero fisso di crediti annuali da spendere nei prodotti con una pesante impronta carbonio (beni che non sono di prima necessità, voli aerei, carne).
Lo stesso parere è condiviso anche dalla maggioranza degli intervistati francesi e tedeschi (nell’ordine il 57% e 56%).
È bene sottolineare come questa misura raccolga il consenso della maggior parte degli italiani, indipendentemente dal livello di reddito (70% dei redditi più bassi, 63% della classe media e oltre il 63% degli intervistati nelle fasce di reddito più elevato).
Etichette e prezzi dei prodotti alimentari
La produzione alimentare contribuisce con una quota significativa alle emissioni di gas a effetto serra. Per aiutare le persone a fare scelte più sostenibili quando riempiono il carrello della spesa, l'85% degli italiani è favorevole all'etichettatura generalizzata dei prodotti alimentari per una chiara individuazione dell’impronta climatica dei vari prodotti. Questa percentuale è prossima a quella francese (83%), sebbene superiore di 5 punti percentuali a quella tedesca (80%).
Inoltre, il 64% degli italiani afferma di essere disposto a pagare un po’ di più per gli alimentari prodotti localmente e in modo più sostenibile (una percentuale che si discosta di poco da quella francese e tedesca, con rispettivamente il 60% e il 61%).
La disponibilità a pagare di più per i prodotti alimentari accomuna le varie fasce di reddito, e va dal 62% dei soggetti con reddito inferiore al 68% di quelli a reddito più elevato).
Ridurre il consumo di carne e prodotti lattiero-caseari sarebbe un altro modo efficace per limitare le emissioni di gas a effetto serra. Più di due terzi degli italiani (68%) sarebbero disposti a contenere la quantità di carne e latticini che le persone possono acquistare (19 punti percentuali sopra i tedeschi (49%), e 11 punti percentuali sopra i francesi (57%)). Questa risposta accomuna i soggetti che appartengono alle varie fasce di età e di reddito.
Il commento
La vicepresidente della Bei Gelsomina Vigliotti si è così espressa: “I risultati dell'Indagine della Bei sul clima mostrano che gli italiani sono più che disposti a contribuire individualmente alla lotta contro i cambiamenti climatici. Come banca per il clima dell'Ue, apprezziamo molto questo impegno. È nostro compito consentire alle persone di agire individualmente per ridurre le emissioni di CO2 e incoraggiare una vita quotidiana più sostenibile. Lo facciamo finanziando servizi green come i trasporti sostenibili, le energie rinnovabili e gli edifici efficienti dal punto di vista energetico, ed anche promuovendo gli investimenti verdi effettuati dalle Pmi. Il nostro sostegno ai progetti green in Italia è stato di quasi 5,5 miliardi di euro nel 2022”.