Quelli del no. Il Piano Mattei non piace a Greenpeace, Kyoto Club, Legambiente e Wwf
Per gli ecologisti “Il Piano Mattei puzza di gas. Al Governo Meloni chiediamo un incontro per presentarle il vero piano energetico di cui ha bisogno l’Italia”. L’analisi del think tank Ecco
L’altra settimana al Vertice Africa il Governo ha illustrato un Piano Mattei di sviluppo economico tra l’Italia e i Paesi africani. Le associazioni ambientaliste Legambiente e Wwf, l’associazione Kyoto Club e l’organizzazione Greenpeace hanno emanato un comunicato congiunto. Dicono: “Anche se la presidente parla d’altro, l’idea sembra essere sempre e solo l’hub energetico del gas. Così si rischia di compromettere gli impegni internazionali. Al Governo Meloni chiediamo un incontro per presentarle il vero piano energetico di cui ha bisogno l’Italia, per diventare l’hub delle rinnovabili”.
La nota congiunta
“Anche se la presidente non lo ha esplicitamente nominato, in realtà è molto chiaro che nel Piano Mattei le rinnovabili non sono protagoniste, protagonista è ancora il gas, insieme ai disegni Eni sui biocarburanti. È una visione miope sul futuro energetico del Paese e sul concetto di transizione ecologica. Il suo unico obiettivo pare essere quello di trasformare l'Italia in un hub energetico del gas attraverso una cooperazione che passa dall’Africa e dalle fonti inquinanti, aumentando la dipendenza energetica del Paese. Una scelta insensata e anacronistica che sa di neocolonialismo, come è stato sottolineato anche in una lettera aperta della società civile africana. Inoltre, il Piano rischia seriamente di compromettere gli impegni esistenti per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C e quelli presi nelle due ultime Cop sul clima. A Dubai, tra l’altro, si è sancito l’impegno ad una “transition away from fossil fuels” cioè la fuoriuscita da gas, petrolio e carbone: l’Italia dovrà dire in che modo intende procedere in tal senso”.
“Il Governo Meloni, inoltre, non sta neanche tenendo conto degli effetti che la crisi climatica sta avendo sulle migrazioni e questa continua “corsa ai fossili” (gas e petrolio) in Africa da parte dell’Italia e di altre nazioni europee non fa che perpetuare l’emergenza climatica, così come la crisi alimentare e quella legata alla sicurezza, crisi che costringono le persone a migrare dall’Africa verso l'Europa. La strada che l’Italia deve seguire – continuano le associazioni - è un’altra: è quella fondata sulle rinnovabili che devono rappresentare l'asse portante della politica di decarbonizzazione dell’Italia e sostituire le fonti fossili. Il Paese ha tutte le carte in regola per diventare l'hub delle energie rinnovabili puntando su fonti pulite, efficienza, reti e accumuli, ma perché ciò avvenga è necessario un approccio di leadership audace, innovativo e inclusivo e che punti anche ad un aggiornamento ambizioso del PNIEC. Per questo chiediamo un incontro all’Esecutivo Meloni per confrontarci sul tema e per presentarle il vero piano energetico green e sostenibile che serve al Paese”.
“Greenpeace, Kyoto Club, Legambiente, e Wwf Italia ricordano che secondo l’International Energy Agency, che ogni anno redige un report su sviluppi e politiche del settore energetico, nel 2025 le energie rinnovabili saranno la prima fonte di elettricità al mondo. Il sorpasso sul carbone è ormai quasi fatto. Le fonti rinnovabili prese in esame dallo studio sono l’energia solare, l’eolica e l’idroelettrica. Nel 2023, se considerate tutte e tre insieme, hanno prodotto il 30% dell’elettricità mondiale e si prevede che la percentuale salirà fino al 37% nel 2026”.
"Dati importanti - continuano le associazioni - su cui il Governo dovrebbe prestare attenzione invece di continuare a sussidiare le fonti fossili, in linea con il precedente esecutivo, e a concentrarsi sulla costruzione di nuove infrastrutture, cosiddette strategiche soprattutto per il gas. Nel 2022 i sussidi alle fonti fossili sono più che raddoppiati arrivando, secondo l’ultimo report Legambiente, a quota 94,8 miliardi con i decreti per l’emergenza bollette causata dalle speculazioni sul gas. Inoltre, si sta cercando di realizzare altri rigassificatori a terra a Gioia Tauro e Porto Empedocle, oltre a quelli galleggianti di Piombino e Ravenna, che sono stati autorizzati incredibilmente in sei mesi, mentre un impianto eolico impiega mediamente 6 anni. Una strada totalmente sbagliata segnata anche dai ritardi che il Paese ha accumulato sul fronte delle politiche climatiche e che sono costati all’Italia il 44esimo posto nella classifica del Germanwatch, perdendo ben 15 posizioni rispetto al 2022”.
Il commento di Ecco
Anche gli esperti di Ecco, il think tank sulla transizione verde, hanno analizzato la proposta del Governo sul Piano Mattei. “Abbiamo analizzato l’intervento di Giorgia Meloni, leggendo nelle sue parole un’opportunità mancata. Il discorso di apertura del Summit della presidente Giorgia Meloni ribadisce la centralità del Continente africano nella politica estera italiana e la chiara volontà di dare un segnale politico forte a livello internazionale, trasformando quella che era una conferenza interministeriale in un Summit ai più alti livelli. Gli interventi della presidente Meloni e del Ministro degli Esteri Tajani non hanno fornito molte informazioni sugli aspetti concreti del Piano Mattei, limitandosi a confermare le indicazioni ampiamente sostenute negli ultimi mesi sull’approccio paritario e non predatorio. Rimane ancora incertezza sull’implementazione del Piano e forte ambiguità su clima ed energia. Un aspetto rilevante del Summit è l’esclusione tra i partecipanti dei rappresentanti della società civile africana. Società civile che si è dimostrata compatta nelle sue richieste nella lettera inviata i giorni scorsi al presidente Sergio Mattarella e al Governo”.
Silvia Francescon, senior expert di politica estera di Ecco ha detto: “La partecipazione dei leader africani è andata oltre le aspettative. Tuttavia, affinché il Piano Mattei sia davvero innovativo e inclusivo ci aspettiamo un’apertura verso la società civile italiana e africana, assente dal summit. Clima ed energia si confermano pilastro centrale del Piano, ma rimangono diverse ambiguità. Manca inoltre un chiaro riferimento agli impegni internazionali sul clima, ribaditi dal Governo italiano anche in occasione dell’ultima Cop28 di Dubai”.
Lorena Stella Martini, analista di politica estera di Ecco, ha detto: “La premier Meloni ha citato una lista di progetti pilota in ciascuna delle aree di lavoro del Piano Mattei. Tuttavia, rimane il rischio che queste iniziative rimangano slegate e singole, e che manchi un quadro strategico in grado di orientare una nuova fase di relazioni tra i Paesi africani, l’Italia e l’Europa. Riemerge l’ambizione di fare dell’Italia un “hub energetico” tra Europa e Africa. Anche questo rimane però al momento un concetto ambiguo: ci si riferisce a fonti rinnovabili, a fonti fossili, o a entrambe? E con quali obiettivi? Se parliamo di fonti fossili, nuovi investimenti in gas africano non servono a garantire la sicurezza energetica per l’Italia e l’Europa, che come emerge da numerosi studi, è stata già raggiunta con l’infrastruttura attuale. Sostenere lo sviluppo del Continente africano attraverso nuovi investimenti nelle fonti fossili non è la strada giusta. Realtà quali Mozambico e Repubblica del Congo mostrano come una crescita sostenibile e di lungo periodo dell’Africa non può basarsi sul fossile. E il clima? Nonostante l’estrema vulnerabilità al cambiamento climatico che caratterizza il continente africano, nessun riferimento è stato fatto alla dimensione climatica nel parlare del partenariato energetico Italia-Africa. All’impatto del clima sulle migrazioni, fattore sempre più centrale, si è accennato soltanto con riferimento alla questione della scarsità idrica, che genera e aggrava conflitti e aumenta i flussi migratori. Il fatto che il Fondo Italiano per il Clima sia stato citato come maggiore veicolo finanziario del Piano fa sperare che le dimensioni della mitigazione e dell’adattamento al cambiamento climatico costituiscano davvero delle aree centrali del Piano Mattei”.
La lettera aperta: https://dont-gas-africa.org/italy-su...