Nucleare. Green Cross, stop totale dopo l'incidente di Hanford
Il presidente Elio Pacillo, dopo l'incidente al vecchio reattore, accusa: il nucleare implica rischi non più tollerabili
L'incidente avvenuto nei giorni scorsi nell'impianto nucleare militare di Hanford, nel Nord Ovest degli Stati Uniti, dove è crollato parte del tunnel utilizzato per il trasporto di materiale radioattivo, ha risollevato le polemiche sul nucleare non solo oltreoceano. "Stop al nucleare civile e militare", sollecita in particolare Green Cross Italia, organizzazione ambientalista internazionale fondata da Michail Gorbaciov, perché, afferma il presidente Elio Pacilio, "siamo di fronte all'ennesima prova di come la scelta del nucleare a fini militari e civili implichi costi e incertezze sempre più intollerabili".
Il sito di Hanford - ricorda Green Cross - rappresenta ancora oggi una pesante eredità della Guerra Fredda: costruito negli anni '40 durante il Progetto Manhattan, fu il primo complesso degli Stati Uniti per la produzione di plutonio che servì anche a fabbricare la bomba di Nagasaki. Oggi i 1.518 kmq di terreno sono diventati un paesaggio da incubo, con strutture contaminate e obsolete che, solo per essere mantenute in condizioni di stabilità e di sicurezza, assorbono ogni anno circa 2 miliardi di dollari.