Nucleare. Questo il primo passo dell’Italia per tornare (forse) all’energia atomica
La Camera approva due mozioni per riaprire l’opzione nucleare. Quali industrie sono interessate. L’esito dei due referendum. Quali tecnologie
Con due mozioni congiunte approvate dalla Camera, la maggioranza ha riaperto le porte al nucleare in Italia dopo i referendum del 1987 e del 2011, impegnando il governo a valutare tutte le opportunità per reinserire l’energia atomica nel portafoglio energetico.
Il testo, sostenuto tra gli altri da Azione e Italia Viva, dà il via libera anche al finanziamento italiano di centrali all’estero.
La mozione di maggioranza che impegna il governo, tra l'altro, "al fine di accelerare il processo di decarbonizzazione dell'Italia, a valutare l'opportunità di inserire nel mix energetico nazionale anche il nucleare quale fonte alternativa e pulita per la produzione di energia".
L'obiettivo della mozione è iniziare la produzione energetica nucleare già dal 2030. In particolare la Camera dei Deputati ha approvato la mozione presentata da Azione (prima firma Daniela Ruffino) che impegna tra l'altro il governo a "realizzare il deposito nazionale per i rifiuti radioattivi", a "considerare reattori nucleari di piccola taglia modulari e quelli di quarta generazione", a "adottare iniziative per sostenere la ricerca tecnologica sui reattori a fissione nucleare innovativi" e ad "aderire all’Alleanza per il nucleare, già sottoscritta da altri 12 Paesi europei".
L'Italia era già intervenuta come osservatore alla riunione sul nucleare del 28 marzo 2023 svoltasi a Bruxelles su iniziativa della Francia, mentre il 28 febbraio 2023 dodici stati europei hanno sottoscritto l’accordo di cooperazione Alleanza per il nucleare. La Commissione europea ha deciso di includere anche il nucleare nella tassonomia verde europea, cioè l’elenco delle tecnologie che possono essere finanziate con fondi nazionali e comunitari.
La mozione “impegna il governo” a “valutare l’opportunità di inserire nel mix energetico nazionale anche il nucleare quale fonte alternativa e pulita per la produzione di energia”.
“Sarebbe inopportuno” continua il testo “precludersi a priori la possibilità di ricorrere all’energia nucleare per garantire al paese la piena autonomia energetica”.
Viene chiesto al governo di “valutare in quali territori al di fuori dell’Italia, la produzione di energia nucleare possa soddisfare il fabbisogno nazionale” così da “favorire lo sviluppo di accordi e partnership internazionali tra le società nazionali e/o partecipate pubbliche e le società che gestiscono la produzione nucleare”.
Tra gli obiettivi c’è una capacità atomica di circa 35 GW che, ipotizzando una potenza media di 5 GW per ogni centrale, ciascuna con 3-4 reattori di grande taglia, renderebbe necessario costruire 7 centrali di terza generazione evoluta. Da qui al 2050 saranno disponibili reattori di piccola taglia e modulari.
La seconda mozione
È stata inoltre approvata la mozione presentata da Forza Italia a prima firma Alessandro Cattaneo - e firmata anche da deputati di Lega e Fratelli d'Italia - che impegna il governo a confermare l'obiettivo di zero emissioni al 2050; includere la produzione di energia atomica di nuova generazione all'interno della politica energetica europea; intensificare la ricerca inerente gli Smr e Mmr (Small e Micro reattori modulari) in Italia, favorendo l'incontro delle nostre migliori competenze in campo ingegneristico nucleare, tecnico, tecnologico e industriale; adottare ogni iniziativa utile a sostenere le università italiane in questo percorso; a sostenere la ricerca sulla fusione a confinamento magnetico; a valutare in quali territori al di fuori dell'Italia la produzione di energia nucleare possa soddisfare il fabbisogno nazionale di energia.
L'ultimo capoverso inoltre impegna il governo ad "accelerare il processo di decarbonizzazione" e appunto "valutare l'opportunità di inserire nel mix energetico nazionale anche il nucleare quale fonte alternativa e pulita per la produzione di energia".
Perché chiedono il deposito
Da anni la Sogin lavora fra mille ostacoli politici per costruire il progetto del deposito nazionale delle scorie nucleari, dove saranno stoccati 78mila metri cubi di rifiuti radioattivi a bassa e media intensità e parcheggiati in via temporanea quelli ad alta intensità provenienti dalle quattro ex centrali atomiche italiane di Trino Vercellese, Garigliano, Latina e Caorso, e da altri impianti della filiera dell’atomo. Il deposito accoglierà soprattutto rifiuti industriali e ospedalieri, come quelli della medicina nucleare, che si producono di continuo in Italia. La costruzione durerà quattro anni e il costo stimato è di 900 milioni di euro. L’Italia è uno dei pochi paesi in Europa a non avere ancora una struttura di questo tipo.
Le tecnologie
Ciò di cui parlano le due mozioni sono i micro reattori modulari (mmr), sviluppati specificamente per la produzione di energia elettrica e termica direttamente negli stabilimenti industriali energivori. Si tratta di micro reattori, detti anche batterie nucleari in ragione delle dimensioni molto ridotte, 50 metri quadri circa: sviluppati dalla Ultra Safe Nuclear di Seattle sono già operativi in Canada e negli Usa; mentre in Finlandia ed in Polonia entreranno in funzione a partire dal 2026.
Oggi nel mondo, secondo il database dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica, sono presenti 440 reattori nucleari in esercizio che forniscono il 10% dell’energia elettrica mondiale senza emissioni di anidride carbonica.
In Europa il nucleare fornisce il 25% dell’energia elettrica dell’Unione ed è già inserito nei piani di decarbonizzazione di molti Paesi membri, 12 dei quali il 28 febbraio 2023 hanno sottoscritto l’accordo di cooperazione Alleanza per il nucleare.
I commenti dei politici
"Il nucleare di quarta generazione è sicuro quanto pulito" afferma il ministro dell'ambiente Gilberto Pichetto. "Ci confronteremo ora con i partner europei e valuteremo, con la massima attenzione, come inserirlo nel mix energetico nazionale dei prossimi decenni, con l'obiettivo di raggiungere, anche con il contributo dell'energia nucleare, gli obiettivi di decarbonizzazione stabiliti dall'Unione Europea, sino a quello finale della neutralità climatica del 2050".
Il deputato Luca Squeri (FI) parla di “un voto storico, con cui il parlamento restituisce al governo, dopo quasi 40 anni dal referendum del 1987, la possibilità di impegnarsi sul nucleare”.
“A questa mozione così importante si è arrivati con il sostegno di Azione e Italia Viva, che hanno votato insieme alla destra per il ritorno del nucleare in Italia. Questo per noi è un fatto politicamente rilevante e rappresenta uno spartiacque, perché sulla politica energetica e sul clima non si può sostenere la destra”, attaccano il portavoce dei Verdi Angelo Bonelli e il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni.
Il deputato del Pd Diego Di Sanzo dice che il governo sul nucleare procede “in modo approssimativo, confuso, senza una chiara strategia e senza aver fatto i conti con la pesante eredità del passato”.
Patty L'Abbate del Movimento 5 stelle: "A conti fatti, il nucleare di quarta generazione, che questa maggioranza promuove come panacea alla crisi energetica che stiamo vivendo, non è un'opzione sostenibile né economicamente né socialmente. Un conto è che si continui a fare ricerca, altro è darle un ruolo predominante nel mix energetico nazionale".
Il Terzo polo di Azione e Italia viva si è schierato a favore delle misure, e ha visto anche una sua mozione sul nucleare approvata: "A chi ci attacca per la posizione sul nucleare, a chi dice che facciamo disinformazione, ricordo che Carlo Calenda e Azione sono abituati a indicare sempre i costi e le coperture di ogni intervento proposto con grande accuratezza", ha dichiarato Daniela Ruffino, capogruppo del Terzo polo in commissione Ambiente alla Camera. "Noi non urliamo e non diciamo no preconcetti. Sono altri che fanno demagogia e usano la paura per fermare il nucleare, a oggi la tecnologia migliore per raggiungere gli obiettivi climatici fissati dalla Ue garantendo la sicurezza energetica".
Soddisfatta la maggioranza. Riccardo Zucconi, segretario di presidenza della Camera ed esponente di Fratelli d'Italia, ha definito il voto "un punto di rottura con i governi degli ultimi 10 anni che non sono stati in grado di mettere in campo strategie energetiche che avessero come obiettivo l'indipendenza energetica della nostra nazione". Il contesto internazionale è "mutato", così come "le innovazioni tecnologiche che incidono sulla sicurezza e sulle tipologie di produzione del settore nucleare".
"Bene così: in un momento che richiede buonsenso nella transizione ambientale verso fonti alternative di produzione energetica, l'Italia non può più permettersi di essere fermata dai no pregiudiziali. Fondamentale pensare a percorsi rapidi per dire di sì al nucleare di ultima generazione, pulito e sostenibile", ha twittato il ministro dei Trasporti Matteo Salvini.
I due referendum
Il nucleare non è mai stato vietato in Italia; è una tecnologia liberamente adottabile, se vengono rispettate le regole. In particolare, con il referendum dell'8 novembre 1987 nato sull'onda emotiva dell'incidente di Chernobyl, la maggioranza dei quasi 30 milioni di italiani che si recarono alle urne votò per abrogare la facoltà del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) di deliberare sulla localizzazione delle centrali. Il sì vinse con l’80,57%.
Un altro quesito chiese l’abrogazione dei contributi agli enti locali che ospitassero sul proprio territorio centrali nucleari o a carbone. Il sì vinse con il 79,71%.
L'ultimo quesito riguardò l’esclusione dell’Enel, all’epoca ancora ente pubblico, dalla partecipazione alla costruzione di centrali nucleari all’estero. Anche in questo caso il sì vinse, con il 71,86%.
Nel 2011, sull’onda emotiva del maremoto che a Fukushima uccise 20mila persone e mandò in avaria una centrale atomica, il referendum abrogò il piano nucleare del Governo Berlusconi.
Le aziende interessate
Anche se parte delle capacità industriali atomiche italiane sono state disperse dai due referendum, in Italia sono attive nel settore diverse aziende.
La Newcleo, startup per lo sviluppo di sistemi nucleari innovativi di quarta generazione, recentemente ha firmato un'intesa con Enea con l'obiettivo di produrre energia in modo sicuro, affidabile e sostenibile attraverso la realizzazione di Advanced Modular Reactor di piccole dimensioni raffreddati al piombo invece che ad acqua.
L’Ansaldo Nucleare ha commesse per 600 milioni di euro per la fornitura della camera a vuoto per un reattore sperimentale da 500 Megawatt di potenza cui partecipano anche altre aziende come Mangiarotti e Walter Tosto.
Leonardo, attraverso la sua Vitrociset, si è aggiudicata la gara indetta da Iter per lo sviluppo delle infrastrutture diagnostiche del reattore e i relativi servizi di ingegneria.
Eni partecipa a progetti internazionali per la ricerca sulla fusione a confinamento magnetico: il Commonwealth Fusion Systems (CFS), spin-out del MIT 2018; il Plasma Science and Fusion Center (PSFC) del MIT; il Divertor Tokamak Test (DTT), progetto nato da un'intesa per un grande polo scientifico-tecnologico sulla fusione che verrà realizzato nel Centro ricerche Enea di Frascati (Roma) dalla società DTT.
La Asg di Genova e la Simic di Porto Marghera hanno realizzato le bobine superconduttrici che formano il toro principale di Iter.