La politica e l’ambiente. La riforma della Costituzione secondo Ecco e Asvis
Al Festival dello Sviluppo Sostenibile è stato presentato uno studio secondo cui servono strumenti giuridici e un’autorità indipendente per assicurare un impegno duraturo per il clima
Per mettere in pratica i nuovi principi della Costituzione che tutelano l’ambiente e le future generazioni bisogna colmare le lacune e i ritardi del sistema istituzionale e amministrativo italiano, introducendo nuovi strumenti giuridici e un’autorità scientifica indipendente sulla tutela del clima. Queste sono alcune delle proposte presentate da Ecco, il think tank italiano per il clima, e dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (Asvis), in uno studio sulle implicazioni della recente riforma costituzionale dalla prospettiva del clima, di cui sono stati presentati i primi risultati durante l’evento “Clima in Costituzione: il futuro delle politiche pubbliche” organizzato nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile. L’evento ha coinvolto rappresentanti della società civile e delle istituzioni in una riflessione sulle connessioni tra i nuovi dettami costituzionali e gli strumenti giuridici e legislativi attualmente disponibili.
L’Ambiente nella Costituzione
I partecipanti si sono confrontati sulle implicazioni per la società civile della riforma costituzionale del febbraio 2022 che, sebbene non menzioni direttamente la crisi climatica, influenza significativamente il modo con cui essa dovrebbe essere affrontata dalla politica e dalla magistratura, con evidenti riflessi su ogni dimensione della vita politica, economica, sociale e culturale del Paese. La riforma della Costituzione, approvata con voto unanime del Parlamento, ha modificato per la prima volta i principi costituzionali, introducendo nell’articolo 9 a fianco della tutela del paesaggio (presente fin dall’origine 80 anni fa) anche “la tutela di ambiente, biodiversità ed ecosistemi anche nell’interesse delle future generazioni” e sancisce, nell’articolo 41, che “l'iniziativa economica privata è libera e non può svolgersi in contrasto con l’utilità o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.
Il commento di Giovannini
“La riforma della Costituzione, promossa dall’Asvis con un grande lavoro fin dal 2016, rappresenta un significativo cambio di rotta nell’approccio dell’Italia allo sviluppo sostenibile, che deve ancora essere pienamente integrata nell’ordinamento giuridico e amministrativo, nonché nei processi di definizione, monitoraggio e valutazione delle politiche pubbliche, all’interno del percorso indicato dall’Agenda 2030 dell’Onu – afferma il direttore scientifico dell’Asvis, Enrico Giovannini -. La modifica della Costituzione ha già iniziato a influenzare le decisioni dei magistrati su controversie che riguardano le questioni climatiche e ambientali. Ma non basta: bisogna modificare quanto prima il modo in cui il Parlamento valuta le nuove proposte legislative, anche per evitare continui ricorsi alla Corte Costituzionale e alle altre sedi giurisdizionali. Come indicato nello studio, infatti, occorre identificare chiaramente le modalità attraverso cui i nuovi principi costituzionali dovrebbero ispirare il processo legislativo in ogni ambito della vita delle persone, della società, dell’economia e dei sistemi produttivi, in un’ottica di giustizia tra generazioni”.
Il commento di Leonardi
Matteo Leonardi, direttore e co-fondatore di Ecco, il think tank italiano per il clima, evidenzia che “per poter valorizzare la portata delle modifiche costituzionali è necessario il loro pieno recepimento nella legislazione. Occorre identificare come i nuovi principi costituzionali possano ispirare e accompagnare il processo legislativo nelle dimensioni rilevanti della decarbonizzazione, come il lavoro, l’abitare, la mobilità, l’accesso all’energia e la questione generazionale. Il Parlamento dovrà tradurre le nuove disposizioni costituzionali in politiche e azioni concrete, per riconnettere i bisogni della società agli obiettivi climatici, altrimenti c’è il rischio che vengano percepiti come imposizioni distanti dalla quotidianità”
Il parere di Cavallari e Landini
Lilia Cavallari, presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, ha affermato che “La natura delle politiche per i cambiamenti climatici richiede “uno sguardo lungo” e una capacità di programmazione di medio e lungo termine. Le nuove regole fiscali europee aiutano in questo senso, perché richiedono una programmazione di bilancio effettivamente pluriennale e di considerare le passività potenziali per disastri ed eventi climatici avversi. Per la raccolta di queste informazioni sarà necessario individuare una metodologia e delle fonti, e il resoconto potrebbe confluire nel Rapporto sul benessere equo e sostenibile. È chiaro che diventa fondamentale rafforzare il monitoraggio in corso d’anno della finanza pubblica e la valutazione delle politiche pubbliche in materia green, soprattutto per migliorare l’efficacia delle nuove misure.”
Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, ha evidenziato come “la tutela dell’ambiente sia indispensabile e debba essere socialmente sostenibile per scongiurare pesanti ricadute sul piano occupazionale. Per questo è prioritario avere efficaci politiche industriali che scommettano innanzitutto sulle fonti rinnovabili.”
Lo studio
Durante l’incontro sono stati presentati i primi risultati dello studio “Clima in Costituzione: le implicazioni per la definizione delle politiche pubbliche”, curato da Lorenzo Carrozza, Andrea Ferrazzi e Francesco Tomasone, che affronta il problema dell’inquadramento dottrinario della tutela costituzionale del clima e della sua concreta attuazione.
La ricerca offre così una panoramica completa sulle implicazioni della riforma costituzionale per la definizione delle politiche pubbliche in materia di clima, contribuendo al dibattito accademico, istituzionale e politico rispetto agli assetti di governance necessari per affrontare la sfida del cambiamento climatico.
Il documento https://eccoclimate.org/it/clima-in-...