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Rapporto Mal’aria di Legambiente. Nel 2014 l’aria migliora, pessima Padania

where Roma when Lun, 02/02/2015 who redazione

In gennaio fuori controllo polveri e ozono, responsabili di patologie e morti premature. Situazione critica soprattutto nell’area padana e nelle grandi città del Centro Sud. Trasporto su strada tra le principali fonti inquinanti nelle città. Tutti i dati nel dossier Mal’aria 2015 di Legambiente

Siamo solo ai primi di febbraio, ma la situazione dell’inquinamento atmosferico del 2015 appare già fuori controllo, soprattutto nella pianura padano-veneta, ma non solo lì. Magra consolazione, il trend appare in leggerissimo costante miglioramento.
Nel primo mese dell’anno 32 capoluoghi hanno registrato oltre 10 giorni di superamento della soglia massima giornaliera consentita di PM10 e in 14 si è registrato un superamento un giorno su due.
Tra queste città troviamo tutti i principali centri urbani dell’area padana e alcune grandi città del centro sud, come Roma (12 giorni di superamento) e Napoli (11). Ad aprire la classifica delle città più colpite dalle polveri sottili del 2015 ci sono Frosinone e Parma, con 20 giorni di superamento del limite.
E’ interessante notare come Frosinone superi il limite addirittura di tre volte, Alessandria di due volte e mezza, Benevento Vicenza Torino Lodi e Cremona sono oltre il doppio dei giorni consentiti mentre Avellino, Milano, Venezia e Asti non lo doppiano per poco.
Tra le situazioni più preoccupanti relativamente al PM10, va segnalato come in Veneto il 92% delle centraline urbane monitorate abbiano superato il limite dei 35 giorni consentiti (solo a Belluno non ci sono stati superamenti); in Lombardia il 68% delle centraline urbane ha superato il limite e tutte le centraline urbane presenti a Milano, Brescia, Lodi, Mantova, Monza e Pavia hanno superato il limite dei 35 giorni; Como, Lecco, Sondrio e Varese non hanno registrato superamenti.
In Piemonte il 50% delle centraline ha superato il limite; particolarmente difficile la situazione ad Alessandria e Torino, che presentano tutte le centraline ampiamente oltre il limite.
In Campania il 44% delle centraline urbane è fuori dai limiti, con Benevento e Avellino, dove tutte le centraline hanno superato il limite dei 35 giorni, mentre nel Lazio ed in Emilia Romagna, si è avuta la stessa situazione rispettivamente per il 33% e 30% delle centraline.
 
I dati del 2014 - Quello di gennaio è un dato in linea con l’anno appena concluso, come dimostrano i dati relativi al 2014 sull’inquinamento atmosferico derivante dalle polveri sottili, dall’ozono troposferico e dagli ossidi di azoto nelle nostre città. L’aria peggiore del 2014 è in tutta l’area delle pianure del Nord, cioè il piano padano e la pianura veneta, sebbene i dati siano in lento miglioramento nel tempo.
Dal monitoraggio fatto dalla campagna di Legambiente “PM10 ti tengo d’occhio” infatti, nel 2014 sono risultati ben 33 su 88 i capoluoghi (il 37% di quelli monitorati) in cui almeno una centralina di monitoraggio urbana ha superato il limite di 35 giorni oltre la soglia massima ammissibile per il PM10. Anche qui, al primo posto Frosinone con 110 giorni di superamento, seguito da Alessandria (86) e al terzo posto a pari merito Torino, Vicenza e Benevento (77).
Per gli altri inquinanti il bilancio è relativo al 2013, ultimo anno per cui è stato possibile reperire i dati a livello nazionale: sono 11 su 63 (il 21%) le città in cui sono stati superati i limiti previsti per il PM2,5 (26mg/mc come media annuale); situazione critica anche per il biossido di azoto dove il 18% (15 capoluoghi) sono risultati fuori dal limite medio annuo e decisamente più critica la situazione relativa all’ozono troposferico (O3) in cui il 59% delle città monitorate (50 su 86) ha superato i 25 giorni previsti dalla legge.
Anche se si registra un miglioramento dell’inquinamento atmosferico nelle città e una riduzione nelle emissioni di alcuni inquinanti negli ultimi anni, i livelli di esposizione dei cittadini rimangono elevati e spesso ancora ben oltre le soglie consentite dalla normativa. La cattiva qualità dell’aria nelle aree urbane inoltre è alla base di una procedura d’infrazione relativa alla mancata applicazione della direttiva 2008/50/CE aperta nel luglio scorso. Eppure l’Italia era stata già stata condannata tre anni fa relativamente ai superamenti di PM10 per il periodo 2006-2007 in 55 diverse zone ed agglomerati italiani. Nonostante ciò, 13 delle 55 aree già condannate hanno continuato a superare costantemente i limiti per il PM10 anche nel periodo 2008-2012 e si ritrovano di nuovo sotto indagine insieme ad altre sei nuove zone.
Nel 2014 sono stati monitorati 88 capoluoghi di provincia, raccogliendo i dati dai siti delle Arpa, delle Regioni o delle Province, laddove disponibili (per tutti i capoluoghi della Calabria, della Sicilia ad eccezione di Catania e Palermo e per le città dell’Aquila, Chieti ed Imperia infatti non è stato possibile risalire ai dati aggiornati a fine 2014). Degli 88 capoluoghi monitorati quelli che hanno registrato superamenti del limite in almeno una delle centraline urbane sono stati 33, il 37%.
 
Il commento della Legambiente - “È quanto mai evidente la necessità di un urgente e decisivo piano di intervento che vada finalmente ad incidere sulle politiche relative alle fonti di inquinamento - ha dichiarato il responsabile scientifico di Legambiente Giorgio Zampetti - più volte annunciato ma ancora mai attivato a livello nazionale. Le cause si conoscono e le soluzioni ci sono, occorrono la volontà politica e gli strumenti per metterle in campo. Per ridurre le emissioni industriali occorre avviare la rapida approvazione delle Autorizzazione Integrate Ambientali per gli impianti nuovi ed esistenti e promuovere l’applicazione delle migliori tecnologie disponibili per ridurne gli impatti. Bisogna poi uscire dalla dipendenza dai combustibili fossili, puntando su fonti energetiche rinnovabili; investire nella riqualificazione energetica degli edifici per ridurne i consumi e migliorarne l’efficienza e l’isolamento termico, garantendo così una riduzione nelle emissioni dagli impianti di riscaldamento domestici e affrontare uno dei nodi principali: il trasporto a livello urbano ed extra urbano. Oggi l’Italia continua ad avere il record per numero di auto per abitante, 65 ogni 100 contro una media europea di 48 circa, con un tasso di motorizzazione addirittura in crescita negli ultimi anni, e il trasporto privato continua ad essere la modalità più diffusa per muoversi verso le città e al loro interno. Solo invertendo questa tendenza e garantendo un trasporto pubblico efficace e competitivo si possono restituire ai cittadini una migliore qualità dell’aria e della vita.”
Ma non è il solo tipo di inquinamento che preoccupa i Paesi europei, come evidenziano le stime del recente rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, “Noise in Europe 2014” infatti, quasi il 20% della popolazione dell’Unione europea (oltre 125 milioni di persone) è sottoposta a livelli di inquinamento acustico considerati inaccettabili, per lo più derivanti dal traffico. L’Italia su questo fronte è ancora in grande ritardo, come dimostra anche in questo caso l’apertura di una procedura di infrazione specifica avviata nell’aprile del 2013 ed in fase di messa in mora: l’inadempienza riguarda l’incompletezza dei dati forniti sulla mappatura del territorio, dei piani di azione per la riduzione dell'inquinamento da rumore e l’inadeguatezza della comunicazione ai cittadini, previsti dalla normativa.
 
Il dossier completo al seguente link: www.legambiente.it

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