Rapporto Nimby Forum: tornano a crescere i comitati del no
Nel 2104 sono in aumento le contestazioni territoriali alle opere infrastrutturali in Italia (+5%)
È nuovamente in crescita il numero degli impianti contestati: 355 i casi censiti nel 2014 contro i 336 del 2013 (+5%). Nel 62,5% delle rilevazioni è il comparto energetico il macrosettore più contestato. In particolare, significativo è l'incremento delle opposizioni che investono gli idrocarburi: sui 91 impianti che per la prima volta hanno fatto la propria comparsa nel monitoraggio Nimby, ben 22 afferiscono a questo settore.
A fotografare questa situazione è l'Osservatorio Media Permanente Nimby Forum, che ha presentato la sua Decima edizione. Promosso da Aris - Agenzia di ricerca informazione e società - , l'Osservatorio rappresenta l'unico database nazionale che dal 2004 monitora in maniera puntuale la situazione delle contestazioni contro opere di pubblica utilità e insediamenti industriali in costruzione o ancora in progetto.
Questa edizione introduce un ulteriore e nuovo elemento di analisi, approfondendo le dinamiche di comunicazione Social dei movimenti No Tav e No Triv con dati aggiornati a ottobre 2015.
"A dieci anni dalla nascita del nostro Osservatorio, il suffisso 2.0 è entrato in misura dirompente nel lessico di politica, economia, informazione. Anche il fenomeno Nimby è diventato 2.0, non solo perché, sempre più, viaggia in rete ma anche perché ha ampliato il proprio raggio di influenza: non solo No Tav, ma anche No Expo, No Vaccini, No immigrazione" commenta Alessandro Beulcke, Presidente di Aris, l'associazione che promuove l'Osservatorio Nimby Forum. "In questo contesto, in cui vacilla anche la capacità della scienza di creare fiducia attorno a conoscenze condivise, è fondamentale non retrocedere sul terreno dell'informazione, della partecipazione e della semplificazione".
L'oggetto delle contestazioni
Nel 2014 è il comparto energetico a catalizzare maggiori contestazioni, con 222 impianti e un incremento del 4,2% rispetto al 2013. Da segnalare, come effetto collaterale dello Sblocca Italia, l'aumento dei focolai di protesta contro impianti/progetti di ricerca ed estrazione di idrocarburi: dai 10 del 2013 ai 32 di quest'anno, il settore scala la classifica degli impianti più contestati in ambito energetico, posizionandosi per la prima volta al secondo posto (9,3% del totale).
In linea con la precedente edizione e con l'ormai consolidato trend di proteste contro le fonti rinnovabili, troviamo le centrali a biomasse (101 impianti, pari al 28,4% del totale). Sempre nel macrosettore energetico, crescono di 1 punto percentuale le centrali idroelettriche che, dal 5,1% del 2013, passano al 6,2% del 2014.
In linea con i dati 2013, rifiuti (25,9%) e infrastrutture (8,7%) si attestano al secondo e terzo posto tra i macrosettori più contestati, dopo quello energetico.
Soggetti coinvolti e dislocazione geografica
Nel 2014 la sindrome Nimby si diffonde prevalentemente attraverso comitati e movimenti di iniziativa popolare. Promotori della protesta nel 32,5% dei casi, questi soggetti trovano spesso il sostegno dei rappresentanti della politica nazionale (24,8%) e degli enti pubblici (21,1%).
Il rinnovato slancio delle opposizioni contro il settore idrocarburi si riflette in un accresciuto attivismo delle associazioni ambientaliste, le cui iniziative Nimby passano dal 13,9% del 2013 al 15,6% del 2014.
Per quanto riguarda la dislocazione geografica, l'Italia continua a presentarsi come un paese diviso tra Nord e Sud. Le sole regioni Lombardia e Veneto ospitano ben il 29% delle contestazioni, contro il 21,6% delle Regioni del Sud.
Motivazioni e iniziative di comunicazione
L'impatto sull'ambiente si colloca al primo posto tra le ragioni di protesta (38,97% sul totale), evidenziando un significativo +89% rispetto al 2013. Un dato certamente coerente con l'aumento dei casi di contestazione dei progetti di prospezione e ricerca di idrocarburi.
Meno sentite, rispetto agli anni passati, le preoccupazioni per la salute e la qualità della vita, che calano rispettivamente al 13,6% e all'11,7% (-8% e -44% sul 2013).
Le iniziative di comunicazione rimangono prerogativa degli oppositori (83,4%), i quali ricorrono in misura crescente a siti internet e social network (+6%). Diminuiscono gli incontri pubblici e le manifestazioni o sit-in (rispettivamente 21,8% e 17% sul totale).
Social Nimby
Il fenomeno Nimby è sempre più un fenomeno social. A questo nuovo veicolo della protesta contro le grandi opere, l'Osservatorio Nimby Forum ha dedicato un focus particolare, concentrando l'analisi sui movimenti No Tav e No Triv, rilevanti anche in funzione dell'incremento registrato sul fronte del No agli idrocarburi.
Presenti su Facebook dal 2008, i No Tav comunicano prevalentemente attraverso la pagina "No Tav. Organizzazione comunitaria", che conta 56.860 like, con decine di pagine e gruppi collegati: No Tav Valle di Susa, No Tav Venaus, No Tav LA Maddalena, e così via, rappresentano declinazioni geograficamente più mirate e in grado di coinvolgere fino a ulteriori 70.000 utenti.
Più recente la pagina Facebook "Coordinamento Nazionale-No Triv" che ha all'attivo 5.856 like circa, circa 20 pagine collegate (Coordinamento No Triv-Terre di Bari, No Trivelle Capo di Leuca, etc), un totale di sostenitori pari a 10.000 e aggiornamenti di pagina quotidiani.
Dal punto di vista qualitativo dell'utilizzo delle piattaforme social, risulta evidente la maggiore capacità del movimento No Triv di governare e condurre in maniera organica l'engagement online con la propria base, che ha introiettato una forte identificazione con la causa. Diverso l'approccio dei No Tav, per i quali la ragione iniziale di contestazione è in parte diluita in un contesto di comunicazione antagonista, anche rispetto a tematiche differenti e di natura politica, ideologica, economica e internazionalista.
Il convegno di presentazione dei dati 2015 ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Roberto Arditti (direttore affari istituzionali Expo 2015), Ernesto Carbone (Pd), Stefano Cetti (MM Spa), Paolo Esposito (Cba), Luciano Floridi (Oxford University), Vinicio Peluffo (Pd), Mario Virano (Telt), Giuseppe Zollino (Sogin) e i giornalisti Antonio Polito e Gianni Riotta.
Secondo Graziano Delrio, ministro delle Infrastrutture, la nostra repubblica si è trasformata nei decenni in un mostro burocratico. La chiarificazione di competenze tra Stato e Regioni, l'abolizione delle Province come amministrazioni politiche, i 90 giorni di silenzio assenso, la velocizzazione della Conferenza dei servizi, vanno esattamente nella direzione degli interessi legittimi dei territori, delle loro esigenze di coesione, di benessere e di crescita.
A parere di Zygmunt Bauman, sociologo, l'attuale crisi della governance e il conseguente calo della fiducia nelle istituzioni democratiche deriva dalla loro assenza e debolezza. Occorre quindi lavorare alacremente alla revisione degli strumenti per un'efficace azione collettiva, alla ricostruzione di un nesso tra la volontà popolare e la capacità di attuare tale volontà. Le nuove tecnologie informatiche non ci faranno rinsavire. Finora sono state usate per irrigidire i confini invece che per costruire ponti.