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Risorse genetiche. Un capitale da conservare, usare e rendere prezioso

where Padova when Lun, 04/04/2016 who redazione

Un convegno a Padova sulla convenzione di Nagoya sulla biodiversità

Una garanzia, per i Paesi che dispongono di una ricca biodiversità, di vedere equamente distribuiti i benefici derivanti dall'utilizzo delle risorse genetiche e l'appropriato trasferimento delle relative tecnologie, con il conseguente incentivo a preservare con maggiore impegno l'inestimabile patrimonio di biodiversità di cui dispongono: il Protocollo di Nagoya risponde al terzo obiettivo della Convenzione sulla Diversità Biologica e adotta un quadro giuridico internazionale condiviso che regolamenta l'accesso alle risorse genetiche.
Il provvedimento, entrato in vigore nel 2014 e ad oggi sottoscritto da 92 Parti e ratificato da 73 di esse, regola l'accesso alle risorse genetiche e alle conoscenze tradizionali, sostenendo la ripartizione dei vantaggi tra utilizzatori, Paese fornitore e comunità indigene.

convegnoprotocollonagoya.jpgDi tutto questo si è discusso a Padova nel corso del convegno "Il Protocollo di Nagoya e le risorse genetiche: accesso, utilizzo e ripartizione dei benefici", organizzato dal ministero dell'Ambiente con il supporto di Ispra. Ad aprire le due giornate di approfondimento è stata la sottosegretaria all’Ambiente Barbara Degani assieme con la direttrice generale per la Protezione della natura del ministero, Maria Carmela Giarratano, con il rettore dell'Università di Padova Rosario Rizzuto e il responsabile della comunicazione scientifica dell'Università di Padova Dietelmo Pievani.

L'entrata in vigore del Protocollo e del Regolamento UE 511/2014 sulla conformità al Protocollo degli utilizzi dell'Unione apre nuovi scenari per i molteplici soggetti coinvolti in attività di ricerca e sviluppo.
"Il Protocollo di Nagoya è un modello funzionale alla conservazione della biodiversità. La diversità biologica - dichiara la sottosegretaria Degani - diventa elemento fondamentale per lo sviluppo di politiche sostenibili che favoriscano sempre più il benessere delle persone”.
Secondo Degani, bisogna coinvolgere tutti i cittadini, attraverso l'educazione allo sviluppo sostenibile, in un accesso e un uso delle risorse che sia rispettoso e partecipato per garantire un'equa distribuzione dei preziosi benefici che ne scaturiscono per il pianeta.

Il Protocollo stabilisce che gli utilizzatori accedano alle risorse genetiche (o alle conoscenze tradizionali a esse associate) in conformità con le regole di accesso definite dallo Stato fornitore di tali risorse e concordino con esso le modalità di utilizzazione e ripartizione dei benefici derivanti da detta utilizzazione.
Di risorse genetiche (animali, vegetali, microrganismi) sono ricchi soprattutto i Paesi in via di sviluppo, mentre i Paesi utilizzatori coincidono con quelli industrializzati; l'Italia è ricca di biodiversità, in virtù soprattutto di una favorevole posizione geografica e di una grande varietà geomorfologica, microclimatica e vegetazionale, determinata anche da fattori storici e culturali. Grazie a queste caratteristiche, siamo un esempio sia di Paese fornitore che utilizzatore.

Ma chi sono questi "utilizzatori"? Istituti di ricerca, Università, aziende private operanti in settori come la farmaceutica, l'agricoltura, l'orticultura, la cosmetica e le biotecnologie.
Il nuovo Protocollo, che l'Italia ha firmato nel giugno 2011 e che si svilupperà nei prossimi anni, introduce il concetto di biodiversità non solo come bene da preservare, ma anche come elemento con una forte connotazione economica. Grazie ad esso, la possibilità di agire in un regime di maggiore trasparenza rispetto allo scambio di risorse genetiche e la ripartizione di benefici.
 
Per saperne di più www.isprambiente.gov.it

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Logo del convegno sulla Convenzione di Nagoya