Gli Stati e il Clima. Biden: è il decennio decisivo. Gli impegni dei leader
Un summit virtuale convocato dagli Stati Uniti. Le critiche di Greta, l’impegno di Bolsonaro, la cautela della Cina
Quaranta leader mondiali si sono riuniti in modo virtuale per un summit sul clima promosso dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. È stato un incontro voluto per dare nuova spinta alla lotta al cambiamento climatico e in vista della Conferenza Onu Cop26 in programma a Glasgow in novembre.
L’iniziativa è stata commentata in modo critico da molti attivisti internazionali del clima, tra i quali Greta Thunberg, per i quali sono insufficienti gli obiettivi definiti "ambiziosi" dai leader. A guidare il summit virtuale, a un tavolo circolare con al centro una piattaforma ricoperta di prato, oltre a Biden sono stati l'inviato per il Clima John Kerry e il segretario di Stato, Antony Blinken. Presenti in collegamento anche i presidenti di Cina e Russia.
"Il costo dell'inazione continua a crescere", "questo è il decennio decisivo per evitare disastrose conseguenze", ha detto Biden aprendo il summit. "I segnali sono chiari e la scienza è innegabile, è un momento di pericolo, ma anche di opportunità. L'impegno degli Usa è tagliare le emissioni fino al 52% entro il 2030, dopo il disimpegno dell'amministrazione Trump. Ciò richiederà il più grande sforzo mai fatto, quasi raddoppiando gli obiettivi presi da Obama a Parigi nel dicembre 2015.
Il ritorno degli Usa nell'Accordo di Parigi è stato elogiato da vari leader, tra i quali la cancelliera Angela Merkel.
Le osservazioni di Greta Thunberg
"Tutto quello che posso fare è esortarvi ad ascoltare e ad agire in base alla scienza e ad usare il vostro buon senso". Così l'attivista per il clima Greta Thunberg durante un'audizione al Congresso americano, specificando di trovare "oltraggioso" che i politici stiano ancora discutendo, nel 2021, se porre fine ai sussidi federali per i combustibili fossili, che ha definito"una disgrazia". La continua esistenza di sussidi ai combustibili fossili è "una prova evidente che non abbiamo compreso affatto l'emergenza climatica", ha ribadito.
L’Italia e l’Europa
Per l'Italia il premier Mario Draghi ha sottolineato: "Dobbiamo invertire la rotta e farlo subito. Vogliamo agire ora, non avere dei rimpianti dopo", "l'Italia quest'anno detiene la Presidenza del G20 e la salvaguardia del nostro pianeta è uno degli obiettivi principali del nostro programma".
Per l'Ue, che ha fissato la riduzione dei gas serra del 55% entro il 2030 rispetto ai '90, sono intervenuti i presidenti di Commissione e Parlamento, Ursula von der Leyen e Charles Michel. "L'America è di nuovo in prima linea nel multilateralismo e la decisione di tornare all'accordo di Parigi manda un forte segnale globale, è una buona notizia per il mondo". Così il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. "Affrontiamo una sfida per la civilizzazione, l'umanità ha mostrato sempre la capacità unica di adattarsi, fino ai combustibili fossili. Oggi sappiamo che questo non è sostenibile e dobbiamo ancora una volta adattarci a economie fossil free, è la terza rivoluzione industriale. Nel dicembre 2019 i leader Ue si sono impegnati alla carbon neutrality entro il 2050 e siamo stati la prima grande economia a prendere questa importante decisione. Solo ieri abbiamo inserito i nostri ambiziosi obiettivi climatici nella nostra legge climatica", ha proseguito.
La presidente della Commissione di Bruxelles, Ursula von der Leyen, ha commentato: "Dobbiamo rafforzare l’unità globale su nuovi obiettivi ambiziosi. Perché questo sarà il decennio decisivo per il clima. L'accordo di Parigi è l'assicurazione sulla vita dell'umanità. Alla COP26 di Glasgow dobbiamo dimostrare di averlo capito tutti e di essere pronti a intensificare la lotta contro i cambiamenti climatici. La scienza dice che non è ancora troppo tardi, ma dobbiamo sbrigarci".
L'Europa mira a ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 e ambisce a essere il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050.
Von der Leyen ha sottolineato anche che "per salvare il clima abbiamo bisogno del mondo. Abbiamo bisogno che tutte le grandi economie si assumano le proprie responsabilità e trasformino la transizione in un'opportunità per tutti. Definiamo insieme un nuovo parametro di riferimento globale per la neutralità climatica. Lavoriamo insieme a un impegno e a un'azione comuni per ridurre le emissioni entro il 2030. Ciò ci pone su un percorso verso l'azzeramento delle emissioni nette entro il 2050. È ciò di cui il nostro pianeta ha bisogno".
La presidente von der Leyen ha inoltre rivolto un messaggio alla conferenza sul nuovo Bauhaus europeo, in cui ha sottolineato che la pandemia non ha messo fine alla sfida più grave del pianeta, i cambiamenti climatici: "Con il nuovo Bauhaus europeo vogliamo rendere il Green Deal europeo tangibile e ‘palpabile’. Vogliamo aggiungere una dimensione culturale alla trasformazione economica e tecnologica." La Presidente ha descritto come il nuovo Bauhaus europeo possa trarre ispirazione dal movimento Bauhaus storico sviluppatosi in Germania, integrando al contempo sostenibilità, materiali a minore intensità di carbonio e interdisciplinarità, e ha sottolineato la sua aspirazione a che il movimento non si limiti all'UE.
Bolsonaro: salvare l’Amazzonia
Il presidente del Brasile Jair Bolsonaro si è impegnato a “mettere fine alla deforestazione illegale entro il 2030” durante il suo intervento al summit virtuale sul clima. “Il Brasile è in prima linea nella lotta al cambiamento climatico”, ha affermato Bolsonaro, annunciando l'impegno a raggiungere “emissioni zero entro il 2050”. “Non possiamo dimenticare che una delle cause del cambiamento climatico è il consumo di combustibili fossili, ma sono orgoglioso che il Brasile sia uno dei Paesi più puliti al mondo dal punto di vista dell'energia”, ha proseguito Bolsonaro, sostenendo che “nel Paese abbiamo sostenuto la rivoluzione verde”.
Cina e Russia più cauti
Non hanno invece preso impegni precisi Cina e Russia. Il cinese Xi Jinping, il cui Paese è il maggior emettitore di gas serra, prima degli Usa, non ha accennato alle dispute che fino all'ultimo hanno messo in dubbio la sua presenza, dicendo che Pechino lavorerà con gli Usa nel taglio delle emissioni. "Proteggere l'ambiente è proteggere la produttività", ha detto. Neanche il russo Vladimir Putin, di recente definito da Biden "assassino" per la repressione degli oppositori, ha accennato alle tensioni. "Siamo genuinamente interessanti a promuovere la collaborazione internazionale e cercare altre soluzioni efficaci al cambiamento climatico", ha detto. La Russia è la quarta emettitrice di gas serra.
I paesi minori
I leader dei Paesi più piccoli e delle isole hanno sollevato l'allarme per l'innalzamento delle acque e gli uragani, chiedendo aiuto e tagli veloci alle emissioni. "Siamo quelli che meno contribuiscono ai gas serra, ma siamo i più colpiti dal cambiamento climatico", ha riassunto Gaston Alfonso Browne, premier di Antigua and Barbuda, accennando ad aiuti di ripresa dai disastri e alleviamento del debito. I Paesi poveri guardano anche agli Usa perché li dicono in debito di 2 miliardi di dollari in aiuti risalenti all'era Obama, che Trump non ha versato. Biden ha promesso di raddoppiare i fondi per gli aiuti climatici ai Paesi poveri entro il 2024 e ha detto che la US International Development Finance Corporation entro due anni avrà un terzo dei nuovi investimenti sul clima.